Baglietto: La dinastia della nautica italiana
di Francesco Fiorentino
Spesso alcune delle più grandi realtà imprenditoriali del mondo sono state legate ad un solo uomo illuminato che le fonda, ne tesse la trama e con il tempo ed una grande abilità le consegna alla storia come leggenda. Spesso queste realtà si legano indissolubilmente alla storia ed alle sorti delle nazioni di origine.
Il successo di un’azienda viene costruito molto gradatamente e in molti casi si protrae per decenni passando, quasi come fosse un trono, di padre in figlio, basti pensare alla storia del Gruppo Fiat indissolubilmente legata all’Italia ed alla famiglia che l’ha fondata.
Dai remi al motore ed oltre
Come per il settore dell’automobile anche nella nautica l’Italia ha la sua dinastia vincente il cui nome, Baglietto, è da più di 160 anni legato alla marineria militare, alla nautica da diporto e a quella da competizione indistintamente a vela e a motore.
Nel 1854 Pietro Baglietto, il capostipite di questa famiglia di costruttori navali, fonda un piccolo cantiere nell’allora modesto paesino di Varazze sulla costa ligure tra Genova e Savona.
Agli inizi il cantiere, nato nel retro della casa di Pietro Baglietto, si occupa della costruzione di piccole imbarcazioni a remi ed a vela e scialuppe di salvataggio. La grande svolta si ha con l’avvento della propulsione navale a motore, innovazione che stimola l’intelletto di Pietro Baglietto e lo affascina a tal punto da spingerlo ad abbracciare completamente questa nuova visione della nautica e ad indirizzare la sua produzione verso questa nuova tecnologia con risultati che ben presto posero all’attenzione della clientela più esigente il piccolo cantiere ligure.
La prima grande soddisfazione si ebbe quando nel 1888 una schiera di notabili genovesi commissionò uno skiff che venne in seguito regalato a Papa Leone XIII a dimostrazione della grande qualità e della grandissima cura nei dettagli che già da allora era nel DNA delle costruzioni Baglietto.
Per il grande pregio delle realizzazioni nel corso degli anni le commesse aumentarono e crebbero di dimensioni e di importanza attirando clienti come il compositore Giacomo Puccini che nel 1911 commissionò un 44’ che per l’epoca rappresentava già un’imbarcazione di grande importanza. Ma la fervida curiosità e l’animo innovatore di Pietro Baglietto non si fermarono alle sole costruzioni da diporto: la sua passione per la motonautica lo
vide cimentarsi in prima persona in competizioni motonautiche di altissimo livello nelle quali le carene Baglietto si imponevano per velocità ed affidabilità su qualsiasi campo di gara nel continente ed oltreoceano.
Questa passione lo portò a salire più volte sul podio di queste competizioni ma soprattutto lo condusse a stabilire una serie di record mondiali di velocità i quali per lungo tempo rimasero imbattuti.
Come accadde per le realizzazioni per il diporto, anche tra i motonauti dell’epoca la fama delle costruzioni liguri spinse una nutrita schiera di facoltosi appassionati ad acquistare le barche di Baglietto per gareggiare nelle competizioni dell’epoca.
Tutto ciò oltre che a dare lustro al nome del cantiere permise di acquisire un notevole know-how tecnico che di lì a poco, con l’avvento del primo conflitto mondiale, avrebbe fruttato al cantiere ligure una grande quantità di commesse militari.
La grande guerra
Nella prima metà del ‘900 la guida del cantiere passò dal capostipite Pietro ai figli Bernardo e Giovanni Battista e la produzione per il diporto del ebbe una brusca contrazione per lo scoppio della grande guerra.
Il cantiere aveva già alle spalle oltre cinquant’anni di storia e di grandi innovazioni soprattutto nel campo della motonautica e delle carene veloci con numerose sperimentazioni vincenti le quali non passarono inosservate alla Regia Marina che commissionò al cantiere Baglietto una serie di unità destinate all’utilizzo militare, un campo in cui i risultati in termini di qualità, robustezza, affidabilità e prestazioni sono d’obbligo.
La rinomata esperienza unita agli studi accademici presso l’università di Glasgow da parte di Vincenzo Vittorio Baglietto, uno dei quattro figli di Pietro e fratello di Bernardo e Giovanni Battista, permisero al cantiere di rinnovare ancora una volta la propria produzione. In questo periodo la sua attenzione si rivolse a sviluppare nuove linee d’acqua per imbarcazioni sempre più veloci e ad organizzare la linea produttiva con logiche di produzione di serie in grado di garantire un grado di precisione e di rapidità nella costruzione al top della produzione mondiale di imbarcazioni ad alte prestazioni dell’epoca.
Fu in questo periodo che nacquero i leggendari MAS. MAS altro non è che l’acronimo di Motovedette Anti Sommergibile o Motoscafo Armato Silurante, le cui imprese belliche durante i due conflitti mondiali sono tutt’oggi oggetto di grande ammirazione.
I MAS erano delle imbarcazioni plananti di circa 20-30 tonnellate di dislocamento dotate di siluri, bombe di profondità e cannoncini mitragliatori in grado di seguire e distruggere navi e sommergibili e di sfuggire ai contrattacchi nemici grazie alla loro velocità ed agilità.
I MAS hanno rappresentato per lungo tempo lo stato dell’arte della tecnica navale nei mezzi militari veloci invidiati in tutto il mondo!
Spentosi il conflitto mondiale la domanda di mezzi militari si affievolì e lentamente il cantiere dovette riprendere i ritmi della produzione da diporto; un altro grande cambiamento, tuttavia, era alle porte ed anche questa volta il cantiere era pronto ad adattarsi ed a sostenere la sfida forte del grande bagaglio in termini di tecnica progettuale e costruttiva nonché di organizzazione acquisito con la produzione militare.
Nel dopoguerra anche le attività legate alle competizioni motonautiche ripresero ed il cantiere Baglietto tenne a battesimo un’invenzione che di lì a breve avrebbe stravolto il mondo della propulsione a motore. Il cantiere ligure diede la possibilità all’ingegner Guido Cattaneo di provare sulle proprie imbarcazioni da competizione un innovativo sistema di trasmissione poppiera che fu la base da cui verrà sviluppato negli anni ‘60 il piede poppiero. I rapporti con la Regia Marina andarono avanti anche durante il periodo fascista e nel corso del secondo conflitto mondiale vedendo tra gli estimatori del cantiere anche Gabriele D’Annunzio.
Come già accaduto all’inizio del primo conflitto mondiale, anche nel corso della seconda guerra mondiale Baglietto fu fornitore per la Regia Marina dei leggendari MAS e di altre unità militari e, come avvenne dopo la prima guerra mondiale, anche al termine del secondo conflitto il cantiere si dovette riconvertire ancora una volta alla produzione per il diporto ma questa volta con una situazione di mercato molto più difficile da affrontare.
La rivoluzione del mercato e gli anni d’oro
Era necessaria una profonda rivoluzione nel tipo di produzione e soprattutto nei materiali. Già dalla fine degli anni ‘50, al fiorire del boom economico, la domanda di imbarcazioni con le consuete caratteristiche di qualità, solidità e prestazioni che ormai da un secolo distinguevano le costruzioni di Baglietto, iniziò ad assumere proporzioni che il cantiere, avendo una filosofia ancora non adatta ad una produzione da diporto di grande serie basata sul legno, non poteva più sopportare.
Si introdusse l’utilizzo di un nuovo materiale proveniente dagli USA che potesse rendere possibile ottenere costruzioni leggere, in modo da garantire prestazioni elevate ma che consentisse di ridurre sensibilmente i tempi di costruzione: il compensato marino.
Ancora una volta il cantiere si trovò a doversi confrontare con una nuova tecnologia da acquisire ma soprattutto con una nuova clientela di armatori che da committenti diretti ora provenivano dal mercato di massa con esigenze differenti ma un comune denominatore: l’andare per mare per divertimento senza rinunciare alle comodità della vita sulla terraferma.
Dal 1958 il cantiere ligure propose al mercato del diporto una serie di cruiser i cui nomi rievocavano le isole del Mediterraneo, cosa all’epoca abbastanza comune per tutti i
cantieri: nel 1958 fu la volta di Elba, un 37’ seguito l’anno successivo dall’Ischia 52’ e poi dal Minorca 62’ e dal Maiorca che rappresentava l’ammiraglia del cantiere con i suoi 72’.
Tra i quattro il modello che ebbe più successo fu Ischia, prodotto in tre versioni differenti: Ischia, Ischia super e 16M per un totale di 84 unità, molte delle quali vendute ad armatori di oltreoceano che preferirono il prodotto made in Italy al già leggendario marchio statunitense Chris Craft.
Oltre alla rinomata qualità Baglietto, il vero punto di forza di questi modelli, soprattutto di quelli più grandi, era la velocità di punta che poteva raggiungere a seconda delle motorizzazioni anche i 35 nodi a dimostrazione dell’elevato standard tecnico raggiunto dal cantiere e difficilmente eguagliato dai concorrenti.
Con la seconda metà gli anni ‘60 Baglietto conosce uno dei suoi migliori momenti sia per la quantità delle barche prodotte che per la qualità e la ricercatezza delle soluzioni tecniche e stilistiche adottate. In questo periodo al cantiere ligure approda un giovane Paolo Caliari che ne rivoluziona totalmente la
filosofia progettuale e costruttiva riuscendo a proporre delle soluzioni di design assolutamente inedite per l’epoca ma soprattutto riuscendo a coniugare questa esigenza con la praticità di costruzione.
Furono gli anni dei successi delle serie 16M50, 18M e 20M, evoluzioni dei modelli di punta che avevano conquistato un pubblico di armatori esigente tra cui figuravano nomi di spicco come l’Aga Khan e che avrebbero portato al cantiere clienti del calibro di Gianni Agnelli.
Il periodo d’oro della nautica italiana fu tale anche per il cantiere Baglietto che nonostante la grande mole di lavoro per il mercato del diporto mantenne una divisione militare producendo in particolare motovedette per la Guardia di Finanza derivate dal 20M, per la precisione la classe Meattini, molte delle quali sono tutt’ora in uso!
L’avvento dell’alluminio
Gli anni 70’ furono gli anni in cui in tutto il panorama della nautica italiana si diffuse l’utilizzo del composito, più conveniente, più semplice e più adatto alla grande produzione di serie del legno o del compensato marino.
In questo periodo gli allora proprietari del cantiere Baglietto si trovarono a dover prendere una decisione molto difficile da cui sarebbe dipeso tutto il futuro del cantiere, ovvero scegliere di seguire il trend del composito oppure trovare una valida alternativa al compensato marino; il cantiere scelse la via dell’alluminio.
Questa scelta controcorrente dovuta in gran parte all’ing. Alcide Sculati fece del cantiere un pioniere di una tecnologia di costruzione che di lì a breve avrebbe conquistato numerosi altri produttori di imbarcazioni ponendosi come validissima alternativa al composito.
La produzione, già organizzata in linee di montaggio sul modello americano derivato dal comparto dell’automotive, si adattò alla perfezione a questo nuovo materiale sostituendo i pannelli di compensato con le lamiere e le giunzioni meccaniche con le saldature.
Nel 1981 Pietro Baglietto, omonimo pronipote del fondatore del cantiere, lasciò lo stesso nelle mani del Gruppo Rodriquez che durante gli anni ‘80 e ‘90 porterà il brand ad essere uno dei fiori all’occhiello del mercato mondiale dei megayacht costruendo imbarcazioni in alluminio di dimensione sempre maggiore fino a toccare i 150’.
Dal 2001 in poi il cantiere ha cambiato gestione più volte fino all’attuale proprietà del gruppo Gavio senza però mai perdere di importanza o di qualità anzi, acquisendo ogni volta nuova forza e nuovi contenuti.
Nella storia di questa grandiosa realtà traspare palesemente la passione di tanti uomini e di una famiglia che hanno profuso tutto il loro impegno per costruire una leggenda vivente che attraversa da più di un secolo e mezzo la storia di una nazione, che ha saputo attrarre a sé personalità illustri, che ha collaborato e collabora tutt’ora con i nomi più importanti della storia dello yacht design ma che soprattutto ha avuto la forza di sapersi sempre adattare di fronte ai cambiamenti storici, tecnologici e di mercato guardando sempre un po’ più avanti degli altri senza la paura di innovare e soprattutto rinnovare.
Gentile Paolo Ferrarese,
La ringraziamo molto per la segnalazione e troviamo interessante l’iniziativa storica del Vs sito ricco di tante significative immagini che rappresentano la storia e le tradizioni del Comune di Varazze, reso noto anche dallo storico ed importante Cantiere Baglietto che purtroppo non esiste più.
Guai a perdere la memoria storica di queste meravigliose realtà e porgiamo le sincere congratulazioni all’iniziativa ed a tutti coloro che l’hanno intelligentemente voluta!
Giacomo Vitale,
AltoMareBlu
Nel 1955 il cantiere Baglietto realizza per la Marina Militare i dragamine M5534 Gaggia e M5535 Gelsomino, finanziati con i fondi M.D.A.P. (Mutual Defense Assistance Program).
Alcune immagini: Baglietto