Rivista Marittima – Marzo 2013
Nave GARIBALDI in navigazione con aeromobili <AV8 Plus> schierati sul ponte di volo (Foto Marina Militare Italiana)
EDITORIALE
IL RUOLO DUAL USE DELLA PORTAEREI ITALIANA
I molteplici impegni operativi di questi anni hanno chiarito che le conflittualità presenti in ogni parte del mondo assumono connotati sempre più ampi e non soltanto a livello regionale. Un ‘eventuale crisi in Estremo Oriente, quindi in un ‘area un tempo considerata remota, ha immediate ripercussioni sul nostro Sistema Paese.
La crescente importanza dell’ambiente marittimo sia sotto il profilo commerciale, sia sotto quello della stabilità globale impongono un ruolo di maggiore presenza e prontezza di tutte Marine più importanti, non soltanto quale strumento tradizionale della politica estera dei singoli Stati, ma come garanzia di pace, progresso, sicurezza e stabilità ovunque sia necessario senza limiti geografici definiti..
Quale Paese appartenente al G8, membro fondatore dell’Alleanza Atlantica e dell’ Unione Europea, l’Italia è chiamata ad assumere responsabilità maggiori di altri e non solo per le operazioni di pace in aree di crisi. La presenza immediata delle nostre Forze Armate può essere richiesta anche per intervenire a seguito di disastri naturali non prevedibili come terremoti, alluvioni e tsunami.
L’unico modo per proiettare “capacità” ove necessario, con immediatezza a basso costo è quello di potere contare su una piattaforma DUAL USE. Con 27.000 tonnellate di dislocamento, una lunghezza di 244 metri, la possibilità di imbarcare una linea di volo di 20-22 aeromobili, (aerei a decollo corto e atterraggio verticale ed elicotteri), mezzi ruotati e cingolati da sbarco, capacità di difesa aerea di ultima generazione con lanciatori verticali ASTER 15, propulsione in grado di sviluppare 28 nodi, capacità di manovra senza ausilio di rimorchiatori, un equipaggio di soli 451 uomini e donne ma con posti letto per altri 203 della componente volo, 140 di un comando complesso, 325 nuclei della Brigata «San Marco» e ulteriori 91 posti per qualsiasi necessità, il Cavour rappresenta la concretizzazione del concetto.
La portaerei italiana può essere impiegata sia per svolgere missioni di Pace Keeping/Enforcing previste dal Capitolo VII della carta dell’ONU, sia per missioni umanitarie. In sostanza il Cavour è un’altra dimostrazione del concetto citato da Benedetto Brin nel corso della rivoluzione tecnologica che determinò la realizzazione nel 1873 delle prime corazzate a sola propulsione a vapore classe “Duilio”, per cui «chi spende di più alla fine spende meno». Infatti, la versatilità dello strumento si è subito vista durante l ‘operazione di soccorso della popolazione di Haiti vittima del terremoto del 12 gennaio 2010 (operazione White Crane).
Pochi giorni dopo il disastro la portaerei italiana era già nelle acque di Haiti con il ponte di volo gremito di mezzi dell’Esercito, della Croce Rossa e di elicotteri della Marina. L’ospedale di bordo dotato delle più moderne apparecchiature, laboratori di analisi, sale operatorie, possibilità di effettuare terapia intensiva, trattamenti ustionati e di ricoverare pazienti per un totale di 32 posti letto è stata la prima componente della nave ad avere ricevuto il battesimo del «fuoco» in un ‘operazione di missioni assistenza umanitaria.
Oggi il Cavour, pienamente operativo, può svolgere tutte le missioni che fanno della nave la più preziosa componente strategica del Paese in termini di “proiezione di capacità” con a bordo una linea di volo che il «debutto» lo ha già ricevuto da tempo a bordo del Garibaldi in missioni di Peace Enforcing sotto l’egida delle Nazioni Unite. Al contempo, l’incrociatore tutto ponte Garibaldi, frutto della lungimiranza di chi ha voluto la legge Navale del 1975, unità navale polivalente per eccellenza, protagonista della rivoluzione dell’impiego della nostra Marina in campo aeronavale, dopo avere mietuto ogni record di permanenza in mare può passare il testimone al più moderno Cavour nel ruolo di prima vera portaerei italiana.
L’esperienza acquisita in oltre ventenni di operazioni sul Garibaldi unite alle nuove capacità tecnico-operative del Cavour, con possibilità di imbarcare staff multinazionali e interforze per la gestione di missioni complesse, non soltanto a carattere militare, ma anche in ambiti in cui è necessario avere capacità di interfacciarsi con ONG e organizzazioni multi agenzia, forniscono al nostro Paese delle potenzialità mai avute fino ad ora. Il Paese ha oggi una marcia in più che ci viene ampiamente riconosciuta e richiesta dai nostri alleati.
Nei prossimi numeri della Rivista Marittima verrà approfondito il concetto di DUAL USE entrando nei dettagli che contribuiscono a chiarire che la via intrapresa, in AVANTI E IN ANTICIPO, renderà la nostra Marina più snella, affidabile ed efficace in linea con il processo di revisione in corso per tutte le Forze Armate, inteso a realizzare uno strumento militare coerente sia con il ruolo che l’Italia intende assumere nel contesto internazionale, sia con le risorse finanziarie disponibili.
Patrizio Repalino
SOMMARIO
PRIMO PIANO
- Il secondo mandato di Obama
Alessandro Corneli - Riflessioni sul potere aeronavale
Diego Bolchini - La guerra umanitaria
PANORAMICA TECNICO-PROFESSIONALE
- Nuova linfa alle Forze navali dal naviglio della Guardia Costiera
Fabio Caffio - La Marina delle Filippine
Giuliano Da Frè - Contenimento delle emissioni inquinanti sulle unità navali
Andrea Mauro
SAGGISTICA E DOCUMENTAZIONE
- HMS Naiad versus RT Sagittario
Enrico Cernuschi - La Marina da guerra degli Asburgo
Mario Veronesi
STORIA E CULTURA MILITARE
- Lanzarotto Malocello e la strategia ubiquitaria di Genova
Alfonso Licata – Fernando Acitelli
RUBRICHE
- Lettere al Direttore
- Osservatorio Internazionale
- Marine militari
- Nautica da Diporto
- Scienza e tecnica
- Diario di guerra
- Che cosa scrivono gli altri
CARO LETTORE
CAMBIO DEL FORMATO DELLA RIVISTA MARITTIMA
Sempre più di frequente i vari esperti di marketing e comunicazione mi consigliano di cambiare il formato «ottocentesco» della Rivista Marittima passando al foglio A4 (comunque di più grandi dimensioni) che hanno adottato la quasi totalità di tutte le riviste presenti in edicola.
Una copertina più grande dovrebbe permettere una maggiore visibilità grazie alla possibilità di catturare l’attenzione con fotografie più a effetto e titoli già evidenziati in copertina in modo da essere più attraente sia in edicola elettronica sia in un’ eventuale edicola di tipo tradizionale, dove, nel formato di oggi la Rivista Marittima sarebbe destinata a scomparire tra riviste molto colorate su fiori, casolari, piscine, pubblicità di viaggi esotici, fucili da caccia, yacht, treni e velivoli sfreccianti. Tra l’altro anche riviste come Procedings da molto tempo hanno abbandonato il vecchio formato ottocentesco.
Nonostante i consigli, conservatore come sono, non mi sento di effettuare un cambiamento così epocale senza prima essermi consultato con i lettori. Cambierei la divisa storica dell’ Accademia Navale con il suo spadino? NO. Personalmente ancora amo indossare uno dei capi più scomodi e superati che sia mai stato inventato: la «mantella».
Tuttavia, a parità di costo (sondaggio in corso), ‘se l’ammodernamento del formato insieme a un rinnovamento dei contenuti, fosse vincente per fare ritornare la Rivista Marittima agli antichi fasti «ottocenteschi», sarei il primo a farmi paladino del cambiamento. In ogni caso attendo, come sempre, le vostre apprezzate valutazioni via e mail.
Grazie per la collaborazione.
Patrizio Rapalino
RIVISTA MARITTIMA – Mensile della Marina dal 1868
DIRETTORE RESPONSABILE:
Capitano di Vascello Patrizio Rapalino
REDAZIONE
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