Renato “Sonny” Levi e la Navaltecnica di Anzio
(notizie – testi – foto estratti da alcune scansioni dell’albo d’oro “Premio Nazionale MERCURIO D’ORO 1965” per gentile concessione di Martin Levi, figlio di Sonny )
NAVALTECNICA ANZIO
Tra le migliaia di cantieri che in tutto il mondo si dedicano alla costruzione di imbarcazioni veloci da media crociera, ce n’è uno – ITALIANISSIMO – più unico che raro, famoso per le vittorie conquistate dagli scafi dotati del suo logo – un ippocampo con l’ombrello – in alcune tra le più celebri e dure competizioni, inglesi, francesi ed italiane.
E’ il Cantiere Navaltecnica di Anzio
Il Cantiere Navaltecnica è sorto da un casuale e singolare incontro avvenuto nel lontano 1944 a Bombay tra due valorosi ufficiali della nostra Marina, il Comandante di sommergibili Attilio Petroni ed il Tenente di Vascello fiumano Mario Levi.
Fu sul ponte di comando della “Peter Plancius”, nave di appoggio dei sommergibili (Brin) e (Giada) dove lo stesso Tenente Levi si era recato per dare le consegne di alcune motolance di servizio costruite in un suo cantiere.
La guerra volgeva al termine ed il desiderio di dedicarsi ad una attività civile ma sempre marinara, (attività cantieristica già iniziata dal Levi) unì i due ufficiali nei programmi futuri con il successo che tutti oggi sappiamo.
C’era inoltre già avviato ad una luminosa carriera di progettista, il giovane Renato Levi figlio di Mario, navigava in lunghe crociere nell’Oceano Indiano, studiando ed elaborando nella sua mente fervida, le genialissime, ardite, incomparabili, sagome e carene, che adottate oggi da tutte le creazioni della Navaltecnica, lo distinguono tra i più ammirati ingegneri di costruzioni nautiche.
La sua prima imbarcazione si chiamava Speranza e non c’è alcun dubbio che tutte le sue successive realizzazioni abbiano valicato il significato di quel nome che è rimasto però come una felice e splendida insegna, per tutta la serie degli scafi piccoli e grandi, da diporto e militari allestiti successivamente ad Anzio dalla CANAV.
Un binomio, quindi, o meglio, un connubio, quello CANAV – LEVI, via, via, sempre più affermatosi, che fa veramente onore all’industria cantieristica nazionale.
Gli inglesi, gli americani, i francesi, tutti da tempo memorabile, più attenti di noi italiani, anche per tradizione, ai progressi della nautica da diporto, non nascondono la loro incondizionata ammirazione per i progetti dell’ ingegnere Levi e per le imbarcazioni allestite dalla Canav, considerando il connubio, come un esempio e spesso arrivando ad imitare le barche italiane a tal punto da rasentare il plagio.
Vittorie degli scafi CANAV
D’altronde le vittorie degli scafi CANAV sono di quelle che fanno epoca. La prima la colse il Comandante Petroni nel 1962 alla prima edizione della gara italiana d’altomare, Viareggio – Bastia – Viareggio.
Nel 1963 lo stesso Speranziella alla guida di Renato Levi conquistò trionfalmente il “Beaverbrook Trophy” vincendo nella Manica la Cowes – Torquay; Il mare agitato nel tratto terminale gli permise di accumulare l’eccezionale distacco dal secondo di ben 12 minuti primi.
Nella stessa stagione due Speranziella ed un Settimo Velo si distinsero vincendo con Pietrafaccia la gara di motonautica Viareggio – Bastia e con il Comandate Petroni la Bastia – Viareggio, mentre il miglior tempo totale della stessa gara, malgrado una inadatta motorizzazione costringesse i concorrenti a molte fermate e riparazioni sommarie, fu ottenuto da Pietrafaccia con 7 ore e 25′. Il Settimo Velo alla guida dello specialista di gare d’altura Wynne, con due motori da 110 HP si classificò quarto, dinanzi alle altre imbarcazioni dotate di motori molto più potenti.
Un’altra prestigiosa vittoria è stata ottenuta nell’edizione del 1964 dall’Avvocato Vincenzo Balestrieri Cosimelli, che ha conquistato il trofeo Elica d’Oro, della 3° Viareggio – Bastia – Viareggio, con la Speranzella di serie. Mentre l’avv. Cesare Pepe con il prototipo Settimo Velo ha vinto la sua categoria ed è giunto terzo assoluto e Wynne con un altro Settimo Velo di serie e con soli 220 HP si è classificato 5° assoluto e primo nella sua categoria.
A questi successi più robusti, si devono aggiungere altre vittorie non meno interessanti conquistate in Inghilterra dai Tridents, che sono scafi progettati pure da Levi e allestiti dal Cantiere Clark di Cowes, su licenza CANAV e le più recenti affermazioni colte nella “Sei Ore” di Parigi per runabouts fuoribordo.
Infatti mentre la vittoria della (Sei Ore) 1964 è stata ottenuta dai piloti inglesi Melly-Merryfield con un Levi 16′ (fuoribordo) anche il giro più veloce è stato compiuto da uno scafo Levi di 17 piedi runabout, pilotato da Don Shead.
E veniamo alle caratteristiche ed ai sistemi che pongono il Cantiere Navaltecnica su un autentico inattaccabile piedistallo. Gli scafi sono tutti di mogano. Quattro fasciami continui corrono dalla chiglia alla cinta, diagonalmente incrociati e stabilizzati con resine resorciniche; un procedimento che rende il legno resistente ed elastico come l’acciaio.
Le carene sono poi ormai note a (V) profonda; con cinque pattini longitudinali per fiancata con spigoli e lati inferiori orientati parallelamente alla linea di galleggiamento, che consentono allo scalino di planare con l’aumento della velocità , fino a raggiungere un sostentamento pressoché esente da beccheggio, con punto minimo di contatto con l’acqua a poppa.
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