Pirata Barbanera, un vero terrore dei mari di Tealdo Tealdi
Più che essere stato il più famoso pirata al mondo, Barbanera è una vera e propria leggenda, che si basa su un libro del 1724 dal titolo “A General History of the Robberies and Murders of the Most Notorious Pyrates”. Così famoso da aver ispirato la fortunata serie della Disney I Pirati dei Caraibi, dove nel quarto episodio compare appunto anche lui.
In realtà nemmeno il suo nome è sicuro, forse Edward Teach or Thatch, tra le poche cose certe è che morì il 22 novembre 1718, durante una sanguinosa battaglia contro la Royal Navy e il Lt. Robert Maynard vicino a Ocracoke, dopo che la sua nave: Queen Anne’s Revenge, era stata fatta arenare di proposito, vicino a Beaufort, nel giugno 1718. Lo scontro fu veramente feroce, dato che il pirata era in ottima forma fisica e pare sia cominciato col tentativo di abbordare la nave nemica.
Cadde solo dopo aver ricevuto 25 ferite, di cui 5 da arma da fuoco, morendo con la pistola in mano, dopo averla scaricata più volte. La testa mozzata fu poi riportata in Virginia, come trofeo appeso alla prua della nave ammiraglia inglese.
L’ultima parte della sua carriera si svolse essenzialmente utilizzando la nave negriera Concorde, battente bandiera francese, catturata nel 1711 molto facilmente, poiché gran parte della ciurma era ammalata o morta per malattia, ribattezzata poi Queen Anne’s Revenge.
Le sue scorrerie con questa nave durarono per un anno, in quanto nel 1718 si arenò e non fu più utilizzata. Col tempo il relitto andò in rovina per poi scivolare progressivamente sul fondo dell’Atlantico, al largo delle coste del Nord Carolina, dove si trova tuttora. Da quella tomba sottomarina stanno ora riemergendo molte componenti, anche se sarà difficile poterla riportare tutta in superficie.
Il progetto di recupero è affidato al Queen Anne’s Revenge Project, che dal 1996 è al lavoro per portare a galla, se non tutta l’imbarcazione, almeno molte parti di essa, tra cui i cannoni e le ancore, di cui una pesante oltre una tonnellata e molti oggetti estremamente interessanti, come gli strumenti medici a bordo.
Dopo quasi 300 anni, la nave è completamente ricoperta dai coralli e dalle alghe, ma gli studiosi e i subacquei sono già riusciti a mettere al sicuro buona parte dei manufatti che si trovavano a bordo.
Proprio dall’analisi dei reperti, tra cui anche 25 cannoni (che secondo gli esperti erano in numero superiore alla dotazione delle normali imbarcazioni di quell’epoca), deriverebbe la certezza che la nave che giace sui fondali davanti ad Atlantic Beach sia proprio quella del temuto Barbanera.
Una parte del materiale già affiorato è esposto al Museo Marittimo del Nord Carolina, a Beaufort, e al museo marittimo di Parigi, visto da oltre 2 milioni di persone provenienti da tutto il mondo.
Nel sito dedicato al recupero è possibile consultare un’ampia sezione storica che racconta tra l’altro dell’avventurosa vita di Barbanera: un’esistenza intensa e avventurosa tant’è si dice abbia avuto 14 mogli, di cui l’ultima solo sedicenne e assaltato 150 navi.
Si dice anche che per aumentare il terrore che ispirava, inserisse dei pezzi di miccia accesi sotto il cappello, così da essere avvolto in una nuvola di fumo, una visione veramente spaventosa.
La sua figura è stata comunque molto romanzata e non figurano lamentele da parte dei suoi uomini o dei suoi prigionieri, anche se nell’immaginario collettivo rappresenta lo stereotipo del crudele pirata, depositario di un grande tesoro e così cattivo da apparire come fantasma.
Numerosi sono i libri in cui ha ruoli primari, come nel libro Mari Stregati di Tim Powers, o in molti film, tra cui, oltre a quello citato all’inizio, anche “Il pirata Barbanera” del 1952, “Il fantasma del pirata Barbanera” del 1968, la serie televisiva “Black Sails” dal 2014 al 2016 o nel film “Pan- Viaggio sull’isola che non c’è” del 2015. La consacrazione, almeno per noi italiani, nella parodia Franco, Ciccio e il pirata Barbanera del 1969, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Proprio per l’insegnamento che aveva ricevuto alla base della cattura della Concorde, Barbanera ci teneva molto alla salute della sua ciurma, tant’è che quando la catturò, rilasciò la maggior parte dei marinai francesi che aveva catturato, ma forzò i tre chirurghi a restare, insieme a pochi altri lavoratori specializzati come falegnami e il cuoco.
“Trattare gli ammalati e i feriti in una comunità in mezzo al mare era impegnativo nel migliore del casi”, ha scritto Linda Carnes-McNaughton, archeologa e curatrice con il Dipartimento della Difesa, in uno studio presentato alla Society for Historical Archaeology.
Non per niente già nel 1707 “Il vademecum dell’uomo di mare” conteneva le regole che i marinai dovevano seguire, come quella che i chirurghi non potevano lasciare la loro nave fino a quando il viaggio non era stato completato.
Le persone su una nave come quella di Barbanera avrebbero dovuto affrontare molte problematiche legate alla salute, tra le quali “ malattie croniche e periodiche, ferite, amputazioni, mal di denti, ustioni e altre indescrivibili”, dice Carnes-McNaughton.
Equipaggiamento medico
Le ricerche della Queen Anne’s Revenge hanno portato alla luce una serie di strumenti medici, alcuni con marchi francesi, segno che probabilmente Barbanera se ne impadronì quando catturò i tre chirurghi.
Tra questi vi sono una siringa uretrale che secondo le analisi chimiche conteneva in origine del mercurio, probabilmente usata per curare la sifilide, una malattia sessualmente trasmessa.
Gli archeologi hanno anche recuperato i resti di due clisteri a pompa, anche se non è chiaro che tipo di fluido contenessero.
È stato poi trovato uno strumento a forma di scodellina con manici, forse usato per i salassi. Nel XVIII secolo infatti, le persone credevano che i salassi di sangue potessero curare alcune malattie, probabilmente questi hanno invece contribuito più delle stesse ferite alla loro morte.
Gli archeologi hanno recuperato un pestello e un mortaio di ottone e arnesi per preparare le medicine, mentre i resti della cucina di bordo sarebbero stati impiegati per conservare balsami e altre pozioni.
Altri oggetti avrebbero potuto avere una funzione medica, come un ago d’argento e i resti di una forbice, magari utilizzati durante le operazioni chirurgiche. Dei set di viti in ottone potrebbero aver fatto parte di una sorta di laccio emostatico, un dispositivo medico che serve a limitare il sanguinamento durante le amputazioni.
Nonostante i chirurghi catturati avessero l’equipaggiamento medico, Barbanera avrebbe avuto comunque bisogno di scorte di medicine per trattare la sua ciurma. Ne ottenne alcune nel 1718, dopo una settimana di blocco del porto di Charleston, nella Carolina del Sud. Barbanera catturò delle navi che provavano a oltrepassare il blocco, prendendo come ostaggi le ciurme.
Quando andò a trattare col governatore della Carolina del Sud, venne richiesta una cassa di medicine. Barbanera minacciò di “assassinare tutti i prigionieri, mandare le teste al governatore, e bruciare le navi catturate”, se il governatore non avesse consegnato una cassa di medicine, scrisse il capitano Charles Johnson in un resoconto su Barbanera nel 1724. Il governatore comunque soddisfò subito le richieste, e i prigionieri furono rilasciati.
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