Libri di cultura del mare – Rubrica a cura di Antonio Soccol
di Antonio Soccol
“Nicola mi ha insegnato il mare senza dire: si fa così. Faceva il così e il così era giusto, non solo preciso ma bello da vedere, mai di fretta. Il così di Nicola aveva l’andatura delle onde…”
Queste righe sono di un grande scrittore italiano, Erri De Luca. Si trovano in quello che io considero il suo capolavoro “Tu, mio” (Feltrinelli Editore), un breve romanzo di straordinaria intensità ambientato al mare. Sentite che meraviglia questo bozzetto:
La barca di zio aveva un diesel lento che scoppiettava sulla bonaccia dell’alba e faceva vibrare l’aria intorno e a me dava il solletico al naso per la durata del viaggio. Ci si sedeva sul bordo un po’ buttati in fuori, anche se il mare si metteva contro e sbatteva di prua. Nicola si metteva in piedi sulla poppa e governava la barra del timone con le caviglie. Era il suo mestiere, aveva piede, nessun’onda gli impacciava l’equilibrio. Chi sapeva stare dritto su una piccola barca che andava contro mare aveva piede. Io l’avevo…”.
Mai letto una definizione più poetica di quella comune espressione del “nostro” gergo che dice “avere piede marino”. Molti dei naviganti del web che approdano a questo blog hanno “piede marino”, vanno per mare. E lo amano. Davvero.
E così, come della persona amata, ogni essere umano vorrebbe sapere tutto, ogni dettaglio, ogni anche minimo particolare altrettanto, è inevitabile, succede con il mare. Più ne sappiamo e più ne vorremmo sapere. Più lo frequentiamo e più vorremmo frequentarlo.
Da questa considerazione nasce questa nuova sezione del “nostro” blog “Libri per chi ama il mare“: per il desiderio, per altro espresso anche da alcuni lettori/navigatori, di dar da bere agli assetati, di fornire una ulteriore visione del mare-amante. La visione della cultura. Quella che può venire dalle parole di un poeta oppure da quelle di un progettista, da un libro tecnico oppure da un romanzo, da un diario di bordo di un navigatore solitario che nel mare ricerca la sua anima oppure dalla ricerca storico-scientifica di una appassionata che al mare (gelato) del Polo Sud ha consacrato anni e anni della propria vita. Libri scritti da autori che amano intensamente il mare, i suoi segreti, i suoi orizzonti, il suo futuro. Che poi è il futuro di tutti noi.
Libri come questi, l’editoria italiana ne pubblica un certo numero. In alcuni casi si tratta magari di ristampe di testi spariti da anni dalla circolazione ma non per questo meno importanti, meno appassionati, meno determinanti. In altri casi si hanno titoli forse già noti ma la cui lettura (o ri-lettura) può dare nuove emozioni, nuovi attimi di gioia. Rinnovare turbamenti e commozioni.
Questo “angolo” del blog vuol segnalare queste opportunità, vuol essere il punto di aggiornamento piacevole e dolce che ci parla di quell’infinito blu, di quell’oceano mare che tanto ci turba e che tanto ci attrae. Irresistibilmente.
Del mare, più ne leggiamo e più ne dovremmo leggere.
Buona lettura.
Altomareblu – Tutti i diritti riservati. Note Legali
Tra qualche giorno sarò lì. Ve lo farò avere senz’altro.
Roberta
Grazie per l’informazione.
Possiamo averne, per i lettori del blog, le coordinate (nome esatto e indirizzo)?
Con i migliori saluti,
Antonio Soccol
Mi permetto di segnalare che a Pescara esiste una splendida, fornitissima libreria per chi ama il mare, specializzata in libri esaustivi non solo nel settore puramente “tecnico”.
Roberta
Già! Il “Damien”, di Gérard Janichon.
Lo avevo letto nel 1980, quando Mursia lo aveva appena edito. Ho visto poi che c’erano state altre ristampe alla fine degli anni Novanta.
Un stupenda avventura di mare ottimamente descritta (e, stranamente, anche ben tradotta).
Brava Lucilla ad averla riportata alla luce. Grazie.
Gli amanti della montagna sostengono che i “monti” siano meglio del mare perché il loro panorama cambia ad ogni passo che si fa. Che il panorama cambi è assolutamente vero. Quello che non è vero è che il mare sia monotono nella sua infinita realtà.
Quello che Alex ha visto, sentito e per il quale si è emozionato in Portogallo, io l’ho visto, sentito e me ne sono emozionato… in Portogallo, a Cascais, diciotto anni or sono, quando Alex andava (credo) ancora alle elementari…
Stesso mare, stesse farfalle ma quanta storia/storie in mezzo…
W il mare!
Antonio
Mi permetto di segnalare anch’io un libro meraviglioso dedicato al mare: Damien, di Gérard Janichon.
“Il Damien corre, corre senza freno e senza ansimare, il Damien corre a perdifiato verso una sete insaziabile di miglia d’oceano, sotto un cielo cupo la cui caligine riesce a squarciarsi penosamente all’ora del crepuscolo, miglia e miglia d’acqua grigiastra, occasionalmente azzurra per un raggio di sole o verdastra quando l’onda ruggisce piu’ forte. Giorno, notte, acqua che canta contro il taglia-mare la medesima canzone del vento nell’attrezzatura.
Il Damien vive nel suo insieme.
I grandi albatri vagabondi sono diventati dei fedeli e col loro volo superbo e sdegnoso controllano assiduamente la nostra navigazione. A tratti si lasciano distanziare ma un istante dopo li si rivede nella stessa posizione, un punto fisso al di sopra delle nostre vele. Non battono quasi mai le ali, planano senza fatica, giocano con ogni soffio di vento e corrono, corrono senza mai soddisfare la loro ansia di libertà. Sono i muti guardiani di questo mondo, del mondo australe: mare, cielo, gli uccelli e una minuscola barca a vela.
Un silenzio e una pace immensi.
E noi, Gérome e Gérard, viviamo in questo raccoglimento la nostra solitudine ardente e ricca, poche parole, economia di gesti ma non per avarizia bensi’ perché sarebbe vano agitarsi senza un valido motivo o turbare questo strano compromesso d’un mondo indescrivibile.
Siamo in capo al mondo, lontani dagli uomini di terra ai quali, lo comprendiamo bene, non riusciremo mai a trasmettere l’atmosfera presente. Neanche le descrizioni piu’ fedeli sarebbero in grado di tradurre l’incombere di una nube, l’irrequietezza e l’accelerazione del polso quando un’onda piu’ cattiva frange fragorosamente, la serenità del cuore al momento del cambio di turno quando uno scende e l’altro sale sotto la cupola di plexiglas e poi vivrà per tre ore in rapporto carnale col mare. […]
Viviamo. Facciamo cioè qualcosa di piu’ che esistere soltanto. Ma che cosa sono la nostra giovinezza, le nostre speranze di fronte a questo mondo dominatore, schiacciante di tranquilla potenza?”
@Lucilla,
come nei libri, nel teatro, nella musica e tutte le altre forme d’arte, sono vibranti di emozioni e non è da meno il mare che in alcuni casi è fonte anche di scariche eccezionali di adrenalina, paura estrema e poesia, quella che in tanti avvertiamo solo nel guardare il blu di questo sconfinato elemento.
I testi che Antonio suggerisce sono fantastici e leggendo pare di ascoltare il mare, vedere i pinguini o sentire il freddo dell’Antartide; la sensibilità?
Grazie a te Lucilla per aver averci visitato e non ti scordar di noi…
Alex
Grazie Alex per avermi fatto conoscere questa canzone e la sua interprete.
Non seguo spesso Sanremo e mi era sfuggita. Ma di certo approfondirò la sua discografia al più presto. Complimenti a te per la sensibilità. Sono sempre più rari gli uomini che sanno percepire certe dimensioni.
Il testo è intenso ed il mare è solo un maestoso manto che fa da metafora a ben altra realtà.
Lucilla
Autori: M.Malavasi – Leo Z – A.Sandri
Titolo: OCEANO
Piove sull’oceano piove sull’oceano
piove sulla mia identità
lampi sull’oceano lampi sull’oceano
squarci di luminosità
—-
forse là in america
i venti del pacifico
scoprono le sue immensità
le mie mani stringono
sogni lontanissimi e il
mio pensiero corre da te
remo tremo sento
profondi oscuri abissi
è per l’amore che ti do
è per l’amore che non sai
che mi fai naufragare
è per l’amore che non ho
è per l’amore che vorrei
è per questo dolore
——
è questo amore che ho per te
che mi fa superare
queste vere tempeste
——
onde sull’oceano
onde sull’oceano
che dolcemente si placherà
le mie mani stringono
sogni lontanissimi e il
tuo respiro soffia su me
remo tremo sento
vento intorno al cuore
è per l’amore che ho per te
che mi fa superare
mille tempeste
per l’amore che ti do
per l’amore che vorrei
da questo mare
è per la vita che non c’è
che mi fai naufragare
in fondo al cuore
tutto questo ti avrà
e a te sembrerà
tutto normale.
Ecco il testo della canzone e per rispondere al bellissimo e articolato commento di Antonio, qualche anno fa in Portogallo ho avuto modo di sentire il mare come non avevo fatto mai; a Cabo da Roca da una scogliera altissima e molto cruda, un vento teso e freddo con l’orizzonte che si perdeva all’infinito nel mare in un gioco di creste bianche e un blu prorompente… sembrava proprio volesse parlare…
Foto: Fabrizio Pesci
… e cantava, suonava e faceva mostra di se in tutta sua immensità e potenza!
Grazie Antonio,
Alex
Caro Alex,
quando ho letto il tuo commento-gradevole provocazione (e il successivo scambio domanda-risposta con la nostra lettrice)- mi sono venute in mente alcune considerazioni.
La prima è che Daniel Barenboim, direttore del teatro “La Scala” di Milano, nel suo stupendo libro: “La musica sveglia il tempo”, sostiene (e dimostra) che, se si applicassero in politica e in diplomazia, i principi della musica si potrebbero risolvere i drammatici conflitti che, da troppo -davvero “troppo”- tempo, insanguinano la Palestina e Israele. Figurarsi dunque se non sono d’accordo con te.
La seconda è che, in uno dei suoi cinquecento titoli, il grande Isaac Asimov ha scritto:
L’affermazione si trova in “Murder at the ABA” (in italiano il titolo è stato tradotto “Rompicapo in quattro giornate”), un gradevole romanzo giallo pubblicato nel mese di ottobre del 1992 nella collana “Omnibus gialli” di Mondadori e tutto ambientato durante un congresso della American Booksellers Association. Insomma, ho pensato come Asimov: che questo luogo deputato che si chiama “libreria” sarà sempre la fonte alla quale istintivamente l’uomo (quello nato dopo la scoperta di Guttemberg dei caratteri mobili) si rivolgerà per abbeverarsi di cultura, con tutto il rispetto per i siti web che vendono libri o per quelli che addirittura ti consentono di leggerli sul monitor del tuo pc.
La terza è che, mentre sto scrivendo, il mio stereo mi sta “raccontando” il secondo dei Concerti Brandenburghesi di Johann Sebastian Bach, secondo la direzione di Karl Richter della Münchener Bach-Orchester.
E’ un brano così “assolutamente bello” che, senza scampo, ti trascina in un altro pianeta dove comandano solo la poesia e l’armonia. Ma sai cosa faccio adesso? Lo spengo quello stereo, apro la finestra e ascolto la musica del mare che frange a pochi metri da me. Amo la musica “scritta” (e intepretata) dagli uomini ma nessuna mi coinvolge e travolge di più di quella del mare.
Lo “Straniero” di Charles Baudelaire (quello de “Lo Spleen di Parigi”) amava “le nuvole meravigliose che passano laggiù”: io amo le onde meravigliose che, partite dall’infinito altrove, arrivano qui.
E suonano e cantano per me. Per noi.
Antonio
@Lucilla,
brava vero? Tu la ricorderai in SEMPRE altra bellissima sua interpretazione sempre a Sanremo, chi è? Ecco i dati…
Artista: Lisa
Titolo: Oceano
Autori: M. Malavasi – Leo Z – A. Sandri
Edizione: Sanremo 2003
Categoria: Big
Sito Web Ufficiale di Lisa: http://www.lisaonline.com/home.html
Io la trovo favolosa anche live; ode al mare e…
Alex
Bellissima canzone! Da chi è cantata?
In tema di mare, testi, poesia…
anche la musica è una delle tante forme d’arte che bene riesce a descrivere pensieri ed emozioni, tra le tante…
Buon ascolto!
Alex
Signor Monti,
ha proprio ragione: è così: “C’è chi se la canta e se la suona”. E lei deve esser un ottimo “cantautore”, direi.
Il suo primo “commento” (n.2) contiene, rivolte al signor Serio, queste due affermazioni:
“basta con questo coriaceo vittimismo” e “Si svegli, è primavera!”.
Alla faccia dell’educazione! Proprio un approccio elegante, positivo, sereno, utile per uno scambio di opinioni.
Che poi io mi sia “piccato” forse, che ne dice?, non potrebbe dipendere magari dal fatto che sono il titolare della rubrica… e che avevo anche scritto (copio e incollo dal commento n.3, il quale era in risposta all’intervento di Serio e non al suo che ancora non “vedevo” sul blog):
“Quanto alla distribuzione: è vero. Le librerie specializzate sono poche ma ormai la vendita per corrispondenza (via web) si sta diffondendo e aiuta non poco. Inoltre, andando da un librario serio si può sempre fare in modo che un certo titolo venga “ordinato” all’editore e quindi possa poi esser venduto all’interessato. Naturalmente entrambe queste soluzioni pretendono a monte la conoscenza di cosa si voglia comprare. Proprio per questo il nostro blog ha deciso di aprire questa rubrica”.
Ero dunque a conoscenza che oltre alle librerie esistevano e esistono altri “luoghi” e “sistemi” di ricerca e ne davo, indirettamente, notizia a Serio. Ma, altresì, sostenevo che per utilizzare queste alternative bisogna sapere a priori cosa cercare e eventualmente comprare.
Poi, nel commento n.7, lei, sostanzialmente, garantisce che io “sono alla frutta”, là dove io avevo utilizzato questa espressione per chiosare le decisioni di un editore che aveva ristampato un libro solo perchè una fiction televisiva aveva avuto successo (straordinaria forma del vero “fare cultura”…).
Altra perla di educazione la sua, tipica di un perfetto “dialogo”, vero?
Sì, le sarò molto grato se vorrà “non disturbarmi” più: nella mia vita ho cose più interessanti da fare che non interloquire con lei. Pur non sottovalutando mai l’intelligenza dei miei lettori.
Antonio Soccol
Signor Soccol,
lei è liberissimo di annoiarsi, ma allora scriva in un luogo che non preveda dibattito, visto che le pesa tanto argomentare in un dialogo le sue affermazioni e al contrario, liquida maleducatamente come “petulanza” un pensiero diverso dal suo.
In primis, avevo risposto al Signor Serio, ma, chissà come mai, è intervenuto lei, quasi piccato. Ho la netta impressione che lei e Serio siate la medesima persona. Non sottovaluti l’intelligenza dei suoi lettori, la prego.
Non si preoccupi, non la disturberò più. La lascio all’eco del suo autocompiacimento. Inoltre siamo OT e penso che qui si voglia leggere di ben altro.
C’è chi se la canta e se la suona…
Rispondo con poco entusiasmo perché questa “querelle” mi ha un po’ annoiato.
Lei, caro signor Monti, “ciurla sul manico” mescolando due concetti distinti.
Un conto è la “fruibilità della cultura” e quindi la generale (intendo: “per tutti”) disponibilità, nei luoghi deputati, degli elementi che la compongono (nel nostro caso, i libri) e altro è la “cultura” in senso lato.
Quella che giustamente non fa distinzioni fra “libri freschi di stampa” e “avanzi”.
Battersi per la prima (e quindi stimolare le case editrici a pubblicare quando è degno di pubblicazione) non significa assolutamente ignorare la seconda.
Amo la carta stampata come che sia: nuova, vecchia o antica. E se mi interessa un volume lo cerco ovunque finché non lo trovo. E se non lo trovo vado alla Biblioteca della mia città (per fortuna, Milano ne ha più di una) mi faccio dare il libro e me lo ricopio.
Ciò non toglie che non trovare in libreria i libri (quelli che contano) sia noioso e sgradevole. E questo non agevola di certo la diffusione della cultura.
Fare in modo che questo accada al minimo possibile mi sembra cosa seria: la sua “petulanza” è dunque decisamente fuori luogo.
Non mi pare che il nostro rapporto sia “cordiale” ma le invio i miei migliori saluti,
Antonio Soccol
Egregio signor Soccol,
mi sorprende molto che per lei la cultura abbia una data di scadenza. Altrimenti non si spiegherebbe come mai chiama “avanzi” quelli che sono ottimi testi.
Ma scherziamo? O lei è uno di quelli che vuole sempre l’ultima novità a tutti i costi? Ha bisogno di sentire il fresco odore della stampa per fruire di un testo?
L’importante è che un libro sia reperibile. Altro che avanzi!
E’ vero, signor Soccol, siamo proprio alla frutta.
Certi snobismi intellettuali non dovrebbero più esistere.
Cordialità.
Flavio Monti
Da http://secondopiano.altervista.org/
Il refuso
O, magari, che il banale “copia e incolla” di un refuso altrui suscita diffidenza e, ovviamente, suspicione.
Grazie comunque per la segnalazione.
Già: Alessandro Baricco e non Barrico.
Antonio Soccol
Al signor Serio e al signor Soccol faccio notare che l’autore citato da entrambi con lo stesso errore, guarda che caso, si chiama Baricco e non Barrico.
Grazie
Egregio signor Monti,
non so dove sia vissuto Mauro Serio. Mi chiedo però dove sia vissuto lei. Lei che è evidentemente moderno (mi creda, beato lei) mi sa spiegare perché per trovare un capolavoro della letteratura mondiale devo andare a rovistare fra gli avanzi?
econdo lei è casuale che, nella url da lei segnalata, dei 4 (quattro) volumi disponibili de “Il cappotto” ben 2 (due, cioè il 50%) siano di Remainder? Lamentarsi perché un editore non “stampa” un romanzo, oltre a tutto già fuori diritti d’autore, non credo sia vittimismo ma coscienza della realtà che viviamo.
Se poi un libro viene rieditato grazie al successo di una fiction tv… beh, mi scusi caro signore, ma siamo proprio alla frutta.
Pensi che, scioccamente, preferivo si trattasse di un colpo di fortuna come aveva scritto Mauro Serio. Però le vie della cultura “fruibile” sono davvero infinite.
Grazie comunque per la sua attenzione e ricambio le cordialtà.
Antonio Soccol
Ha assolutamente ragione Alessandro Baricco quando dice che l’editoria va oggi meglio di un po’ di tempo fa.
Indubbiamente si legge di più e questo- in linea di massima- è, comunque, un bene. Sulla qualità di quanto viene stampato invece le cose vanno decisamente male. Come dici tu c’è troppo gossip, troppo hard, troppa letteratura melensa e sciocchina. E troppa saggistica scritta da chi “saggio” vorrebbe esserlo ma proprio non è: finti ma sedicenti filosofi, finti ma sedicenti analisti, finti ma sedicenti economisti eccetera.
Questo apre il solito maledetto contenzioso: fanno bene i direttori dei giornali, delle riviste, delle reti televisive e delle case editrici a dare in pasto al pubblico quello che vende meglio e, così, a trascinare in basso il livello generale dell’informazione e della cultura oppure dovrebbero avere tutti maggior coscienza e dignità? Creare difficoltà ai propri editori non è giusto, lo so. Ma è altrettanto vero che l’attuale invasione di spam è proprio insopportabile.
Ricordiamo tutti che un grande letterato come Elio Vittorini (che pur aveva scoperto ottimi autori come Beppe Fenoglio, Carlo Cassola, Italo Calvino, Lalla Romano, Mario Rigoni Stern, Ottiero Ottieri eccetera) “bocciò”, nel 1957, la pubblicazione per i tipi della Einaudi, del capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa “Il gattopardo”.
Come si suol dire: “Anche e persino il prete sbaglia quando dice la messa…”. Ma un errore di valutazione è e rimane solo un errore (sia pure clamoroso) e nulla di più.
Differente è invece quando il negare ogni forma culturale è scelta programmata, voluta, pretesa, imposta. In nome dell’economia, del guadagno.
In media, in Italia, la prima tiratura di un libro si aggira fra le 3 e le 5 mila copie. Se si escludono fenomeni particolari (vedi, come esempio, testi come “La casta”, “La deriva”, “Gomorra” eccetera), quando un titolo ha esaurito quelle copie iniziali la logica degli editori ne sconsiglia la ristampa. Perché?
Perché c’è la mania della novità, la fibrillazione dell’inedito, l’ansia del “grande colpo” oppure perché c’è il “target” (cioè il “tipo”) di lettori pre-identificato: i cretini cui è facile spillare i soldi di tasca con testi ignobili.
Di recente un direttore editoriale di una nota casa editrice italiana ha respinto un romanzo con queste testuali parole: “Non mi sembra in linea con quello che sto cercando, ovvero storie forti con trame portentose.” ma, lo stesso manoscritto, è stato altresì respinto anche da un altro editore con questa motivazione: “La nostra casa editrice fa narrativa, ma solo una certa narrativa e con certi obiettivi di target di pubblico e di attese commerciali.
In questo contesto la sua proposta non è stata ritenuta interessante e coerente con le altre cose che stiamo facendo e che faremo.” Ora se andiamo a vedere cosa pubblicano questi due editori, beh… a esser franchi spesso c’è da vomitare.
Pochi sanno che i famosi “tabloid” inglesi, quelli che ogni giorno vendono milioni e milioni di copie, hanno in redazione un elenco di trecento parole: nessun giornalista di quelle testate può usare un vocabolo che non sia inserito in quella lista. Perché? Perché quelle sono tutte parole comunissime che chiunque può leggere e capire e guai invece se un solo lettore dovesse sentirsi “ignorante” perché si trova a che fare con un vocabolo di cui non sa il significato: non comprerebbe più quel giornale e passerebbe magari alla concorrenza. Insomma: sei un ignorante e guai se non continui ad esserlo. Questo drammatico sistema è stato, purtroppo, preso a campione in Italia e ne vediamo i frutti in libreria.
Ma, per fortuna, ancora qualche editore “martire” esiste e questa rubrica pensa proprio di dare una mano a questi eroi (e ai loro autori pubblicati) che mettono in primo piano la cultura e che sperano ardentemente di non naufragare…
Quanto alla distribuzione: è vero. Le librerie specializzate sono poche ma ormai la vendita per corrispondenza (via web) si sta diffondendo e aiuta non poco. Inoltre, andando da un librario serio si può sempre fare in modo che un certo titolo venga “ordinato” all’editore e quindi possa poi esser venduto all’interessato. Naturalmente entrambe queste soluzioni pretendono a monte la conoscenza di cosa si voglia comprare.
Proprio per questo il nostro blog ha deciso di aprire questa rubrica.
Grazie per i complimenti e ricambio i cordiali saluti,
Antonio Soccol
Signor Mauro Serio,
il suo intervento è davvero “serio” o ha passato gli ultimi dieci anni chiuso in una caverna?
Eppure stiamo usando lo stesso mezzo: internet.
Se uno abitasse anche nel più remoto angolo italiota o non, gli basterebbe entrare in una delle numerose librerie on line e digitare “Il cappotto, Gogol”.
Poi dovrebbe solo inserire il numeretto della sua carta di credito e attendere pazientemente tre giorni nella sua casetta. Come per magia, si paleserebbe un corriere con l’agognato e introvabile libro!
Ma per favore, basta con questo coriaceo vittimismo!
Mai come oggi la cultura è stata tanto fruibile.
P.S. Le avventure del capitano Hornblower sono state ristampate in virtù di un telefilm che ha avuto un grande successo su Rete 4. Altro che la buona sorte!
Si svegli, è primavera!
Cordialità
Ottimo: ben venga una rubrica di “libri per chi ama il mare”.
Già sapere quali siano questi libri è un bel vantaggio. Ma rimane un problema: dove trovarli? Le librerie oggi sono sovraccariche di titoli di un qualunquismo deprimente. Si dice che gli italiani ora leggano di più di un po’ di anni or sono.
Un “esperto” come Barrico ha assicurato in tv (alla trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio) su un incremento considerevole del numero dei lettori e il conseguente aumento del numero degli editori. Forse. Ma cosa si legge? E, quindi, cosa propongono prima gli editori e poi i gestori delle librerie?
Molto, troppo, “spam”, a voler essere eleganti nella definizione. Romanzetti che un tempo sarebbero stati perfetti per la collana “Harmony” riservata alle fanciulle in fiore o alle zitelle melanconiche, occupano i primi posti nelle varie classifiche dei “top ten” dei romanzi italiani. Biografie zeppe di gossip, testi hard scritti da “ghost” con pseudonimi femminili (una donna sboccata che racconta con dovizia di dettagli scene di sesso di ogni tipo e gusto, fa vendere molte più copie), saggi di economia del futuro che… lasciamo perdere. E, naturalmente tutto questo trova amplificazione e legittimazione nei media (carta stampata e tv) disperatamente alla caccia di audience, costi quello che costi…
Di recente, in una libreria, nel centro di Milano, della Feltrinelli (un editore e quindi un “libraio” di sicuro qualificati) ho chiesto una copia de “Il cappotto” di Gogol. La risposta mi brucia ancora: “Spiacenti, non viene più ristampato da anni”. Come? La nostra nazione “legge di più” e un capolavoro della letteratura mondiale, da anni, non viene neppur ristampato? Ma che editoria è mai questa?
Controprova con un titolo meno altisonante ma decisamente gradevole “ Le avventure del capitano Hornblower” di Forester Cecil S.. Esaurito da “secoli”, anche se- per buona sorte- qualcuno alla Rizzoli se n’è accorto, e i tre volumi sono stati ristampati alla fine del 2007… ma per oltre venti anni era introvabile.
C’è poi il problema di dove trovarli, certi libri.
Esistono, è vero, le “Librerie del mare”, specializzate in titoli inerenti il nostro “amante-mare”. Ma, quanto esposto sui loro scaffali sono, in larga maggioranza, manuali pratici, poco più di “libretti di istruzione per l’uso” della barca, della vela, del motore, del gps… del cacciavite eccetera.
Testi, insomma, dove l’arte della vera letteratura è piuttosto vacante… E poi non tutte le città hanno negozi così specifici: se non vado errato, ce n’è uno a Milano, uno famosissimo a Roma, uno a Bologna e uno a Palermo… Ma se uno abita a Brescia, Napoli, Catania, Aosta?
Comunque, complimenti per l’iniziativa: è certamente utile. E complimenti anche per il blog, davvero interessante.
auguri e saluti