Il finanziere sulla cresta dell’onda
di Nicoletta Salvatori – foto di Francesco Rastrelli
Sanno come navigare e operare per mare, questo è certo”.
Il colonnello Antonino Iraso, Capo dell’Ufficio Navale al Comando Generale della Guardia di Finanza a Roma prima di parlarci dei mezzi racconta degli uomini che quelle stesse imbarcazioni fanno volare sulle onde, pattugliare ampi tratti di mare, abbordare scafi di tutti i tipi, dai veloci gommoni del contrabbando ai barconi pieni di immigrati, dai portacontainer alle carrette del mare fino ai motoscafi dei corrieri della droga.
“Il comparto navale della Guardia di Finanza conta su una flotta tecnologicamente avanzata e votata alla velocità”, sottolinea, “ma perché sia efficace deve contare su uomini in grado di saper andar per mare come nessun altro”. E questo grazie all’Accademia Navale di Livorno, dove si specializzano gli ufficiali (110 impiegati nel comparto) e alla <Scuola Nautica di Gaeta> che prepara ispettori e finanzieri secondo i ruoli che andranno a ricoprire a bordo, dal comandante al motorista fino all’operatore dei sistemi di combattimento (in tutto 4900 operativi).
La Scuola si avvale di una nave scuola, la Giorgio Cini che dal 1984 svolge anche il ruolo di ambasciatrice delle Fiamme Gialle in Mediterraneo e di ben 15 unità navali di vario tipo, adattate per l’addestramento.
Il colonnello Antonino Iraso, non nasconde l’orgoglio per la preparazione degli uomini del comparto navale che a bordo degli oltre 300 mezzi che la Guardia di Finanza ha a disposizione, navigano e operano con la grinta e la competenza di veri lupi di mare. “I nostri mezzi sono tutti veloci”, ci spiega Iraso, “perché la velocità è da sempre la cifra e la filosofia della Guardia di Finanza”. Questo dai tempi in cui a dover essere contrastato era soprattutto il contrabbando delle bionde.
Le sigarette estere non sono più da tempo il cuore dei traffici illeciti in Mediterraneo. Sono emerse nuove pressanti esigenze: come il controllo delle cosiddette “autostrade del mare” (le rotte commerciali più battute), la prevenzione e l’intervento contro reati ambientali, l’immigrazione clandestina, il traffico di stupefacenti, di armi e di rifiuti pericolosi, il pericolo del terrorismo internazionale.
Restano inoltre i compiti istituzionali del Corpo quale polizia economica e finanziaria. Gli uomini del comparto navale hanno dunque compiti tra i più vari: dall’operare in settori prettamente di polizia economico finanziaria (lo sanno bene tutti gli yacht grandi e piccoli che incappano nei loro minuziosi controlli) a controllare le imbarcazioni che sfruttano le bandiere ombra, fino al prestare soccorso a diportisti in difficoltà, controllare le attività di pesca o avvicinare e scortare barconi della disperazione carichi di migranti.
I distintivi di specialista Armiere (sinistra) e di Istruttore di tiro (destra)
“La creazione della Unione Europea ha comportato una sostanziale estensione delle competenze delle Fiamme Gialle”, sottolinea il colonnello Iraso. “Pur sempre sotto il coordinamento del Ministero degli Interni oggi lavoriamo in stretto contatto con l’agenzia comunitaria Frontex impegnata a consentire la più ampia cooperazione alle frontiere esterne degli Stati membri dell’UE.
Tra l’altro l’addestramento alla cooperazione operativa personale della componente aeronavale dei corpi di polizia comunitari si tiene anche presso la Scuola Nautica di Gaeta, a riconoscimento della nostra capacità operativa in mare”.
In alto i nastri di caricamento della mitragliera da 12,7 mm. Sotto a sinistra: gli effetti dei colpi sul bersaglio galleggiante (in questo caso un bidone di metallo). A destra: smontaggio, controllo e manutenzione dell’arma.
Le Fiamme Gialle del mare si sono sempre distinte anche in teatri internazionali; infatti fin dai primi anni 90 la GdF è stata la prima forza di polizia italiana ad operare sotto egida ONU sul Danubio per il rispetto delle risoluzioni d’embargo emanate dall’organo internazionale.
È ancora presente in Albania per il controllo dell’immigrazione clandestina. Fino a poco tempo fa, in attuazione dell’accordo italo libico, ha dato supporto logistico e formativo, presso la Scuola Nautica di Gaeta, alla Guardia Costiera Libica cui sono stati ceduti 6 dei nostri guardacoste.
Dovendo lavorare sia in acque territoriali che internazionali la Guardia di Finanza ha a disposizione diverse tipologie di unità navali, tutte realizzate presso cantieri italiani, che vanno dai veloci R.I.B per il controllo costiero ai pattugliatori usati per missioni in alto mare.
Le 74 Vedette costiere classe V.2000, costruite dai cantieri navali Intermarine a di Sarzana (La Spezia) costituiscono l’ossatura del segmento costiero, sono realizzate in materiale composito e progettate con una tecnologia “a smorzamento differenziato” derivante direttamente dal know how dell’azienda spezzina nella costruzione dei cacciamine.
Qui sopra: sequenza di tiro in navigazione sulla vedetta classe 2000 (lft 13,2 m, baglio massimo 3,44 m, dislocamento a pieno carico 11,5 tonnellate). Nella pagina a lato: la canna della mitragliera da 12,7 mm.
Questo garantisce superiori doti di tenuta al mare e manovrabilità”, racconta il Colonnello Iraso. “Le 13 vedette velocissime classe V.6000 “levriero” progettate da FB Design di Lecco, sono considerate le “Ferrari del mare”.
Con una velocità massima superiore ai 70 nodi sono le imbarcazioni più performanti in dotazione alle forze di polizia del Mediterraneo”.
Tutte le imbarcazioni sono dotate di un avanzato sistema di combattimento e sono dotate di apparati tecnologici di comunicazione e scoperta realizzati dalle principali aziende italiane del settore (tra cui Selex e Oto Melara).
“La vera grande forza della Guardia di Finanza”, assicura il colonnello Iraso, “Non sta tuttavia nella sua capacità offensiva o nella validità dei suoi mezzi aerei, navali o terrestri, quanto piuttosto nel fatto di essere un unico corpo di polizia economico-finanziaria pienamente integrato pur essendo diviso tra i comparti aeronavale e terrestre. In altre parole siamo e restiamo tutti finanzieri in mare come a terra. La sola differenza è che noi del comparto navale sappiamo anche navigare. E non importa quanto cattive siano le acque”.
Articolo pubblicato sul n° 65 – aprile-maggio 2011 del periodico “Arte Navale” e qui riprodotto per g.c. della medesima.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!