Gianni Agnelli al Salone: i cantieri devono ridursi alla metà. (1977)
Gianni Agnelli di barche se ne intende. Ne ha avute parecchie. A vela e a motore. Ha corso in offshore e quando s’è ritirato dalle competizioni attive, ha chiesto a “Sonny” Levi di fargli una barca da diporto capace di precedere il vincitore al traguardo… così, per divertirsi un po’.
Al Salone di Genova è venuto una mattina che non c’era molta gente ed è stato divertente gironzolare assieme per gli stand.
Abbiamo incominciato da Riva:
« Perché tre motori in questo Riva 2007? ».
« Perché avevamo bisogno di potenza per avere certe velocità »
« Non sarebbe stato meglio mettere una unica gas turbina centrale? Guardi che ormai con le turbine ci siamo, eh ».
Incontriamo “Sonny” Levi che ci trascina allo stand della IAG Nautica per illustrarci le caratteristiche del motor sailer planante.
« Hallò Sonny, very nice to see you».
« Hallò Gianni, I want to show you the planning motor sailer».
« A planning motor sailer?».
« Yes».
« Sarà interessante provare questa barca quando sarà a punto definitivamente. Perché non mi avvisate quando fate le prime prove? Oltre venti nodi a motore con una barca a vela è un’ idea divertente. Molto comoda anche. Però è un piccolina per me questa barca ».
Scendiamo al reparto motori. Visita di rigore alla Fiat-Aifo:
«Questo è il motore che ha fatto il record? Mi dicono che vogliamo batterlo ancora questo nostro record. Mi sembra una buona idea. Quanto si potrebbe fare? ».
Mi tocca confessare che l’idea è mia e che realizzando un certo tipo di catamarano potrei portarlo vicino alle 100 mph e quindi lontano da parecchie… voglie.
« Che tipo di catamarano? ».
« Beh, Sonny ci sta pensando: è una barca attorno ai nove metri con dei redan e con eliche di superficie ».
« Bene: facciamolo, no? ».
Si passa alla Piaggio.
« Ho visto nella piscinetta quel gommone con un idrogetto. Mi sembra una buona idea anche se non ho mai troppo apprezzato questo tipo di propulsione. Voglio vedere i nostri motorini fuoribordo ».
E così andiamo alla Whitehead-Motofides:
« Mi avevano detto che erano bruttini. Trovo che questi fuoribordo siano molto validi anche esteticamente. Molto marini con questo loro aspetto sobrio e funzionale ».
Il discorso scivola sulle potenze:
« Vedo, avete usato praticamente lo stesso modulo sul monocilindrico e sul bicilindrico. Ma quanti ne produciamo all’anno?… ».
«Speriamo di venderne cinquemila all’anno ».
« Non c’è male. Bravi ».
Bisogna tener sempre presente l’impressionante numero di miliardi del fatturato del Gruppo per afferrare questo sdoppiamento continuo fra proprietà super informata e proprietà critica.
Arriviamo allo stand di Mondo sommerso dove Francesco Pugliese e Enrico Cappelletti gli spiegano le tecniche impiegate per vincere il concorso Fotosub-Alitalia organizzato a Favignana pochi giorni prima. Chiacchiera con Silvia Terracciano sull’andamento dei mondiali di sci nautico:
« Dovevo venire a vederli, ma poi ho avuto degli impegni. Come mai non ha vinto? ».
« Sono arrivata quarta ».
« Ma questi americani sono davvero così forti? ».
« Si allenano dodici mesi all’anno. Da noi fa freddo ».
Da Inter-marine, Daniele Canelli gli illustra il nuovo 40′ con gli idrogetti Riva Calzoni e aggiunge
« Questo cammina forte».
« Ci credo ».
Da Capitan Cook, il conte Teodoli gli illustra il Maltese Magnum 49′ con motori diesel.
«Lo conosco: l’ha preso mio fratello. Non cammina… Sì, forse con dei potenti motori a benzina… ».
Da Picchiotti stiamo quasi un quarto d’ora.
«Penso che barche di questo genere si dovrebbero fare con una sola turbina da 4000-5000 hp e con un paio di motori diesel con piedi poppieri per le manovre».”
Usciamo all’aperto e andiamo a vedere il 50′ in alluminio della Stain, progettato da Levi e spinto da una coppia di Isotta Fraschini.
«Non era meglio una turbina?».
L’argomento evidentemente gli sta a cuore.
“Sonny, spiegami: queste eliche di superficie. Mi dicono che quando c’è mare ci sia una certa difficoltà e che si faccia fatica a far planare la barca ».
Sonny Levi spiega che:
No, non vi sono difficoltà con mare agitato e che ormai tutte le barche da corsa usano questo sistema.
Paolo Bertoldi mi dice:
« Chiedigli se in una gara offshore pensa di poterti battere».
Sorride:
« Era divertente correre in offshore ma ci si fa male alle ginocchia. Io ho smesso. Poi volevo fare un record. E quando tutto era pronto mi hanno detto che il record precedente apparteneva ad una donna: allora ho detto di lasciar perdere ».
« Scusi avvocato: sono un giovane industriale milanese…».
« E cosa fanno i giovani industriali milanesi?».
« Beh, io faccio il “Panettone”, una barca a vela in alluminio».
« Interessante ».
« Scusi avvocato: una breve dichiarazione per “Telesecolo”. Cosa pensa del Salone di Genova?».
« Certamente molto interessante sul piano qualitativo: ma ci sono troppi cantieri. La produzione è polverizzata. Se attraverso manovre di assorbimento e di concentrazione non si ridurrà il numero dei produttori, entro cinque anni il numero degli espositori sarà dimezzato con le conseguenze immaginabili ».
Patapumfete.
« Un’altra domanda avvocato. Pensa che l’industria italiana possa fronteggiare la concorrenza straniera?».
« Sul piano della qualità non ci sono dubbi. Per quello che riguarda i costi ci troviamo in gravi difficoltà nei confronti dei paesi che dispongono di manodopera a basso prezzo (Formosa) e di quelli che hanno valute molto pregiate (Canada, USA, Paesi scandinavi)».
La notizia corre veloce in sala stampa e da qui rimbalza attraverso tutti gli stand: il malumore si diffonde fra le fila…: la verità dichiarata non è mai piacevole. Solo che se la dice uno qualunque non conta, ma se la dice il più importante industriale d’Italia rischia d’essere una verità vera e allora brucia. E qualcuno incomincia a contarsi.
Infatti dieci giorni dopo arriva dal Consornautica un documento che dice:
«Siccome prevediamo un sempre maggior numero di espositori nella prossima edizione del Salone Vi preghiamo voler sin d’ora confermare i metri quadrati e la zona del vostro stand per il 1978. Distinti saluti».
Anche all’industria nautica italiana, naturalmente.
Articolo pubblicato in “Rivista internazionale del mare”, supplemento al n. 209, novembre 1977, di “Mondo sommerso” e qui riprodotto per g.c. dell’autore – Tutti i diritti riservati. Note Legali
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