Splash moulding: ovvero i furbetti della nautica
di Antonio Soccol
Il nostro, si sa, è un paese di furbi: anzi, siamo certamente e in assoluto i “più furbi del mondo”. E Moggi è il nostro eroe nazionale. Ma, mannaggia, di recente, un francese ci ha fregato. E’ uno psicoanalista e professore di Letteratura francese all’Università di Parigi VIII. Si chiama Pierre Bayard e la Excelsior 1881 editrice ha pubblicato, nell’aprile di quest’anno, un suo saggio dal titolo “Come parlare di un libro senza averlo mai letto”: 205 pagine di consigli su come fregare la gente.
Questa notizia mi ha deluso sugli effettivi valori del nostro Bel Paese. Se non siamo più neppure i “più furbi”, cosa sarà di noi?
Il mio amico Alex V. mi manda una e-mail, molto laconica. Mi scrive testualmente:
http://www.xxxxx…(omissis).it/home.htm (*) Leggi le prime righe di questo sito; mi sembra strano che nessuno dica nulla in merito. Alex”.
Ho aperto il sito, ho letto, ho visto alcune foto di Rib che navigano maluccio (nelle foto) e sono rimasto molto “stupito & perplesso”.
Allora, ai titolari del sito citato, ho scritto:
“Buon Giorno, leggo sul Vostro sito: “Le Nostre imbarcazioni derivano dalle carene di Renato Sonny Levi” e anche “L’azienda è stata creata nel 1999 con l’intento di mantenere lo spirito di appartenenza originale alla famiglia di provenienza (Renato Sonny Levi)…”.
Poiché sono vivamente interessato all’importante produzione progettuale di “Sonny” Levi, vorrei capire che cosa significano le parole “derivano” e “intento di mantenere lo spirito di appartenenza…”. Si tratta di carene autentiche del noto progettista oppure di riedizioni con modifiche e miglioramenti introdotti da Voi?
Grato per una risposta, invio i migliori saluti, Antonio Soccol”
E, in meno di 24 ore, mi è stato risposto testualmente così:
“Gentile sig. Soccol, Le nostre carene sono originali e sono di (derivazione) Levi, perchè negli anni 70/80, il famoso progettista pensava le sue creature in alcuni famosi cantieri Laziali, che producevano più copie delle sue più famose imbarcazioni. Il nostro ufficio progettuale ha, di fatto, solo aggiunto la parte tubolare, appunto perchè la “XY” (*) produce maxi Rib ad elevate prestazioni.
Non abbiamo quindi modificato l’opera viva, ma solo integrato, ad altezza adeguata allo scopo per il quale possono essere destinati (lavoro, turismo, diporto od altro) le parti tubolari.
Nel ringraziarla per l’interesse, le porgiamo distinti saluti, C. F. (*)”.
Grazie a lei signor C. F. per la precisione della sua risposta, davvero significativa ed educativa.
Mi permetta però di farle una domanda. Se io venissi al suo cantiere e le chiedessi di darmi uno dei vostri maxi Rib ad elevate prestazioni, facciamo il più importante e costoso di tutti, e le dicessi che “nell’intento di mantenere lo spirito di appartenenza originale alla famiglia di provenienza” io, i miei soldini, me li tengo e non gliene do nemmeno un centesimo mentre invece mi porto via il suo maxi Rib, ecco: lei cosa farebbe? Chiamerebbe la neurodeliri, immagino. Oppure, se io insistessi nella mia pretesa e passassi al pratico caricandomi il suo Rib su un camion, chiamerebbe i carabinieri e mi denuncerebbe per furto? Ma, si dà il caso che io non sia un ladro. Lei, invece…
Lo so benissimo, signor C. F., che le cose che funzionano non si possono migliorare e quindi è opportuno utilizzarle così come sono. Infatti lei mi ha scritto: “sono carene originali, non abbiamo modificato l’opera viva ma solo integrato i tubolari”.
Ma, vede signor C. F., dietro a quelle cose, nel nostro caso specifico dietro a quelle carene, c’è del lavoro che va pagato. O “una tantum” acquistando il progetto, oppure con le royalties per ogni esemplare prodotto e venduto. Se invece non si paga, allora questo si chiama “furto”.
Ho chiesto a Renato “Sonny” Levi (si dà il caso che siamo amici) se ha (o abbia avuto nel passato) rapporti professionali con lei o con la sua azienda e mi ha risposto che, purtroppo, non ha mai avuto questo piacere.
Così, se io tentassi di prendermi un suo Rib, io sarei un ladro che ruba a casa di un collega… oppure ho pieno diritto di portarmi via il suo Rib?
Così come, signor C. F., dire, scrivere e garantire che un progetto è di una firma prestigiosa mentre non lo è affatto (poiché il progettista manco sa che lei esiste), si chiama “millantato credito”, altro reato che pure è punito dal codice.
Le sue dichiarazioni peraltro non lasciano dubbi: “…le carene sono originali e sono di Levi… il nostro ufficio ha solo aggiunto la parte tubolare eccetera”. Più reo confesso di così…
Nel 1966, dopo il Salone Nautico di Genova, scrissi per una rivista di settore un articolo che aveva come titolo “Copioni, doppioni, bidoni”. Me la prendevo allora con tutti quelli che “stampavano” abusivamente copie del famoso Boston Whaler della Fisher Pierce americana.
Ma quei copioni tiravano bidoni perché, se le carene erano le stesse, non certamente eguale era il sistema di costruzione che rendeva – allora e per la prima volta – inaffondabile il leggendario barchino da pesca progettato da Raymond Hunt.
Nel suo caso, lei signor C. F., non copia nessuno: lei riproduce integralmente. Come se una carena studiata per una barca in legno e magari spinta da motori entrobordo o entrofuoribordo potesse indifferentemente andar bene per un Rib spinto da motori fb oppure per un dragamine.
Lei monterebbe le ruote di una Vespa sul telaio di una Ferrari, signor C. F.?
E perché i suoi clienti dovrebbero pensare che un progetto di Levi del 1970 o ’80 debba andar bene per i suoi Rib?
Ha presente, signor C. F., quei ragazzi che sulle nostre strade, agli incroci o lungo le nostre spiagge vendono le borse, gli occhiali, i foulard di Vuitton, Prada, Armani, Hermes, gli orologi di Rolex, Omega, Swatch eccetera? Ecco: non vi sono dubbi che lei sia come loro. Vende, con la stessa allegra disinvoltura, il falso.
Mi dicono che in Cina stiano producendo persino delle Ferrari, copiate in modo perfetto.
A lei, signor C. F., spiacerebbe spostarsi in Cina a produrre i suoi maxi Rib?
Io però penso, signor C. F., che lei potrebbe scrivere un libro dallo straordinario titolo: “Come produrre una barca, un Rib, senza pagare una lira di progetto”. Nel mondo nautico avrebbe un grande successo perché è vero: tantissimi sono coloro che copiano le buone carene d’antan ma sinora nessuno aveva avuto la faccia tosta di vantarsene in modo così esplicito come ha fatto lei: sul suo sito e nella corrispondenza con me, suo “ipotetico e potenziale” cliente.
Con questo libro potremmo pareggiare i conti con la Francia e con l’invasione che, nel nostro privilegiato territorio dei superfurbi, ha fatto il suo psicoanalista e professore di Letteratura francese all’Università di Parigi VIII, Pierre Bayard.
Signor C. F., mi creda: da lei dipende l’onore dell’Italia (nautica) furba. Non ci deluda.
E se sintassi, grammatica, ortografia e punteggiatura non sono il suo forte, non abbia timori: anche queste sono cose che si possono prendere da altri. Ovviamente senza pagare: mai paura. Siamo pur sempre in Italia!
E vediamo, adesso, di trarre un po’ di considerazioni da questa triste storia:
- a quasi 40 anni di distanza le carene disegnate da Renato “Sonny” Levi fanno ancora “mercato”: non che ci fosse bisogno del signor C.F. per saperlo ma è giusto sottolinearlo;
- la progettazione delle imbarcazioni da diporto (elementi puramente estetici a parte) in Italia non esiste quasi più e l’As.Pro.Na.Di. farebbe bene a farsi un bel esame di coscienza e a darsi una mossa;
- una legge caotica e mal nata non regola affatto seriamente il rapporto progettista-cantiere né quello fra progettista e cliente finale;
- ho provato a sentire sul tema un importante progettista italiano e questo è quanto mi ha sconsolatamente dichiarato:
“Di questo C. F., che ti posso dire… quello che dici tu è tutto assolutamente condivisibile. Lui, fra tutti questi banditi, fa quasi tenerezza (“quasi”, neh). L’uomo non capisce: se fossi il suo avvocato, ne chiederei l’infermità mentale: proprio un ritardato all’italiana. Plagia e copia, millanta e sfrutta gratis e magari si aspetta anche che Levi lo chiami per ringraziarlo, commosso dalle sue belle parole.
A Genova, lo scorso ottobre, portai proprio un fotografo di “Barche”, insieme a Carlo Nicolini, ad immortalare la carena di un barchino (7.5mt) che avevo progettato per il cantiere Sogesta di Lecce circa dodici d’anni or sono (e su cui avevo anche corso la “Venezia-Montecarlo” nel 1997).
Adesso la carena (non è copiata: è riprodotta dagli stampi originali e lo vedo da alcune imperfezioni che ben ricordo sui pattini) viene impiegata, a mo’ di suola, per far galleggiare uno pseudo fisherman walkaround eccetera eccetera, prodotto da un cantiere di Rovigo.Ho chiesto: “Bella: e la carena di chi é?”. Risposta: “Ma dell’ufficio tecnico del cantiere, no?”. Come no.
A fianco c’era esposto un altro “cadavere” con due canne da pesca sopra, deadrise a poppa tra i 10 ed i 15 gradi, uno bello skeg direzionale stile yankee ed una pruona svasata alla “donn’arrovon”. Ho chiesto al titolare del cantiere come mai avessero operato scelte progettuali diametralmente differenti e lui (costui non era ai livelli di C.F., insomma: ha cominciato ad insospettirsi, a incazzarsi anche un po’): “Beh, sa, sono barche fatte per usi differenti, eh… Quella lì (la “mia”) è per la pesca d’altura, no? Ha visto che carenona che ci ha?? Uè, è larga tre metri, eh… quella là (il cadavere con le canne), invece, è un barchino più leggero fatto per la traina costiera, eh!”.
Vabbè, almeno ha detto che la mia carena era meglio; e poi è uno di quelli che secondo me, pure volendo, i soldi per pagare me (e anche qualche fornitore, temo) fa fatica a metterli insieme.
Il fenomeno in America si chiama “splash moulding” ed è perseguibile penalmente.Se in Italia almeno si cominciasse a denunciare i singoli casi, sarebbe già una bella cosa. Purtroppo la proprietà intellettuale, in un paese che non tutela nemmeno quella materiale o il credito pur se riconosciuto, è veramente un film di fantascienza.
Poi non dimentichiamoci che adesso girano files con matematiche intere di barche, carene eccetera, che si mandano a fresare anche per fare un modellino: ecco che il ragazzetto, che dopo un Master a Milano ha fatto un paio di mesi di tirocinio presso l’ufficio tecnico di chi ti ha fresato un modellino, entra in scena come yacht designer. Ad allungare matematiche adesso si fa molto prima che a copiare stampate, non trovi?Se non si arriva in fretta a tutelare progettisti e cantieri “seri”, tra un po’ il fenomeno dilagherà con modalità impensabili.
La cosa triste secondo me è che veramente in molti non capiscono che stanno sbagliando, ovvero capiscono che in teoria certe cose non si dovrebbero fare ma sono anche convinti che chiunque al posto loro le farebbero senza porsi alcun scrupolo. E quindi si autoassolvono e le fanno. E’ come la cintura di sicurezza, il semaforo, il parcheggio contromano e la preferenziale : tutti sappiamo come dobbiamo comportarci, ed infatti… viviamo nel caos.”
*: l’esatta url del sito citato, il nome del produttore di Rib e il nome e cognome del firmatario della e-mail che ho ricevuto, depositati presso la direzione di “Barche”, sono a disposizione delle Autorità se ritengono di voler/dover intervenire ai sensi di legge.
Altrettanto vale per l’As.Pro.Na.Di e l’UCINA (benché l’azienda in questione non risulti fra i suoi soci) che non farebbero affatto male ad occuparsi di queste situazioni che ledono il prestigio e la serietà della produzione nautica italiana. Con grave danno per tutti.
Articolo apparso sul periodico Barche nel mese di settembre 2007 nella rubrica FORUM. – Tutti i diritti riservati. Note Legali
In riferimento a questa vicenda ho interpellato un amico, l’avvocato Vincenzo Papa p.a., patrocinante in Cassazione, il quale presa visione degli scritti dell’argomento ed apparsi su questo blog, ha espresso al signor Antonio Soccol quanto segue:
Egregio sig. Antonio Soccol,
la materia in questione secondo la costante giurisprudenza e secondo l’art.2, comma 1, lett.b) del dl n°223/06 consente a tutti i professionisti ed imprenditori la possibilità di usare marchi e fare pubblicità informativa circa i titoli, nomi, specializzazioni imprenditoriali e professionali, con le caratteristiche del servizio offerto e componenti modulari di marchi di fabbrica, nonché il prezzo e i costi complessivi delle prestazioni o forniture, secondo criteri di trasparenza e veridicità del messaggio il cui rispetto è verificato dall ‘ordine di appartenenza.
Tanto premesso e nei limiti della disposizione richiamata, deve ritenersi consentita l’utilizzazione commerciale e l’effettuazione delle operazioni di sponsorizzazione descritte nella vicenda — quesito, previo diffida specifica degli aventi diritto, in caso di non utilizzo dei medesimi.
Inoltre, la Suprema Corte di Cassazione, ha precisato la non natura extracontrattuale, ma contrattuale, poichè il rapporto commerciale con le conseguenti forniture dirette determina un rapporto negoziale dal quale sorge, a carico degli aventi diritto, l’obbligo di tutelare e vigilare sulla fruizione dell’utilizzo di componenti, in tutte le loro utilizzazioni ed espressioni anche al fine di evitare che il partner commerciale procuri danni d’immagine per l’utilizzo di marchi e progetti già depositati ed utilizzati.
Infatti nella giurisprudenza costante si definisce contratto commerciale un rapporto giuridico in cui il fornitore assume nel quadro complessivo, l’obbligo di tutelare con una specifica protezione e vigilanza la propria azienda, onde evitare che l’utilizzatore dei propri prodotti procuri danni o utilizzi fraudolenti dei propri marchi e progetti.
Pertanto, nelle controversie instaurate per il risarcimento del danno da lesione commerciale e di immagine, gli aventi diritto devono provare unicamente che il danno si è verificato nel corso dello svolgimento del rapporto commerciale, con l’onere di dimostrare che l’evento dannoso è stato determinato da causa non imputabile alla propria azienda e che la vigilanza è stata svolta nella maniera dovuta; che non è stata omessa in via preventiva l’adozione di misure disciplinari idonee a evitare che l’azione dannosa è stata in concreto imprevedibile e repentina e dimostrare che l’utilizzo sia dovuto ad un dolo intenzionale.
Infine Le ho inviato all’indirizzo privato del Sig. Carmelo Fontana le coordinate della “Levi Designs” titolare di tutti i progetti di Renato “Sonny” Levi, così volendo, il cantiere potrà contattare direttamente gli interessati.
Con questa pubblicazione intendo chiudere questa discussione nata a commento dell’articolo di riferimento e avendo dato ai partecipanti la possibilità di esprimere liberamente le loro idee e le loro opinioni; mi congedo dai lettori lasciando il tutto alla loro lettura ed alle loro libere considerazioni e ringraziando tutti coloro che sono intervenuti.
Giacomo Vitale
Gentilissimo signor Giacomo Vitale
La ringrazio vivamente della Sua risposta e delle spiegazioni tecniche che ha addotto. Nella mia del 15 agosto, riprendevo quello a cui ho accennato nella mail di ieri. Pensi, ho in parte anticipato nella sostanza quello che mi scrive:
Quando decidemmo hainoi! Con passione,di abbandonare le nostre professioni per “improvvisarci costruttori”, seguivamo il proposito di ovviare al malcostume di alcuni grandi produttori di rib. I “gommoni” alla fine degli anni novanta erano cresciuti di dimensione, moltiplicando “per scissione” i piccoli scafi in listino, o peggio, brutalmente “panciati”, da quello che di buono offriva il mercato (essenzialmente di produzione inglese), offrendo mezzi pieni di orpelli, in alcuni casi cattivi navigatori e di gusto automobilistico.
Noi, cercammo di acquisire, stampi originali di barche molto veloci possibilmente “blasonate”. Dovevano essere secondo il nostro consulente navale e legale, vecchi o provenienti da fallimenti. L’imperativo era ottenere un buon progetto, a prezzo modesto ed essere liberi da tutti gli obblighi,legali e materiali che ne sarebbero potuti derivare.
Dovevamo essere liberi di intervenire e modificare se opportuno, le costruzioni secondo i nostri desiderata. Il nostro obbiettivo è la costruzione di mezzi capaci, veloci e sicuri, da impiegare sia in ambito professionale che diportistico.
Cercammo a lungo tra i vari cantieri romani e dell’interland casertano-napoletano, mezzi che erano serviti nella loro vita o esercizio a contrabbandieri o alle forze dell’ordine. Cito solo a titolo esemplificativo alcuni cantieri oggetto delle nostre ricerche:
“Cigala & Bertinetti”, “Delta”, “Italcraft”,”Barracuda”, “Gariplast”, alcuni cantieri di Anzio ecc.
Questa ricerca, portò all’acquisizione tra gli altri, dello stampo “incriminato”, a firma del grande Renato Sonny Levi. Era la matrice di un 42′ del 1969-70 in eccellenti condizioni. Lo stampo aveva prodotto solo 2 barche. Il proprietario con un certo rimpianto per i soldi persi con la barca, ci spiegò che non aveva avuto successo in quanto troppo veloce o maldislocante e poco manovriero, a basse andature per causa del peso eccessivo dei propulsori rispetto alla potenza disponibile, ed alle eliche di superficie.
Era assolutamente adatto a noi, tolte le murate un “gommone” eccellente e… cosa affascinante, accompagnato da una “maledizione” che a dire di quel costruttore, accompagna i proggetti troppo avveniristici di Levi. Perfezionammo l’acquisto con reciproca soddisfazione. Trasferimmo quindi solo lo stampo dell’opera viva, in quanto la coperta non era interessante per le nostre esigenze. Dovevamo aggiornare e riconvertire il mezzo; quanto studio, quante prove, quanti prototipi,quante notti, quanto amore speso da parte di mio padre e di mio fratello. Il nome del vecchio proggettista, ci portava, aiuto, onore ed un blasone insospettati.
Decidemmo quindi di pubblicizzarlo. Per ottenere il permesso di Levi e per renderlo partecipe delle nostre idee ed eventualmente convicerlo ad aiutarci, cercammo di contattarlo. Inutilmente. Tentammo, quindi di avvicinare il figlio disegnatore e produttore di sistemi di propulsione. Nulla! Ulteriore ed ultimo tentativo, fu per tramite un nostro conoscente fotografo, figlio del direttore di un prestigioso mensile di nautica. Ottenemmo dal loro data base, l’indirizzo ad Alessandria d’Egitto di Franco Arrauer che pensavano in redazione, potesse esserci utile. Questi però non sapeva dove contatattare il suo collega e antagonista Levi.
A quanto appurammo era un “pensionato” ormai fuori dall’Italia, impegnato in una lunga crociera su una barca a vela disegnata e costruita con metodi
tradizionali, nella Sua India. Presi poi dall’andamento della vita da piccoli imprenditori italiani, sempre più immersi nella realtà di tutti i giorni, abbiamo tralasciato la cosa, non pensandoci più.Il sito è sempre restato lì, per lo più immutato. Lo stesso Levi avrebbe potuto contattarci e chiedere il Suo, sempre se dovuto.
Ad agosto poi… battute imbarazzate nei nostri confronti da parte di amici, clienti e conoscenti che pensavano avessimo letto l’articolo di fuoco, che ci riguardava, apparso su di una autorevole rivista. Siamo stati messi inconsapevolmente alla berlina. Tutti i nostri conoscenti che avevano avuto modo di leggere pensavano che noi in modo grossolano, avessimo fatto come gli struzzi e messo la testa sotto terra, facendo finta di nulla. Disgraziatamente, leggiamo poco le riviste dedicandoci di più alla costruzione, anche perchè si va avanti al momento con il passa parola. E’mai possibile dico che uno dei più autorevoli proggettisti del mondo della nautica, praticamente un mito, ha bisogno di scherani o di novelli tribuni della plebe per difendersi?!
Il signor Soccol, avrebbe potuto contattarci diversamente ed in modo meno subdolo. Si sarebbe dovuto presentare per quello che è,o per me che non lo conosco, per quello che dice di essere; approfondendo le cose ed eventualmente sollevando le problematiche del contendere e risolvendo sicuramente le cose da “gentiluomo”. In tempi di caccia alle streghe, di “furbetti”, di Striscia la Notizia, è più facile fare sensazione e scandalo senza approfondire. Tanto nel nostro Far West quotidiano nessuno è tutelato.
I tribuni della plebe, però sono sempre schierati o perchè invasi da estremismo, o peggio perchè al soldo di qualcuno. “Il Corriere della Sera” e “La Repubblica” di Scalfari,testate illustri, insegnano!! Il signor Soccol quindi, seguendo quanto imparato in anni di esperienza, come scrive, nella redazione torinese, della prestigiosa testata; ha preferito solleticare la voglia di vendere di mio fratello Cesare che prontamente ha risposto. Che ha fatto il meschino?
Ha descritto la nostra produzione di cui siamo fieri, senza fare misteri su quello che per noi è consolidato. Per questo si è beccato del ladro. Nessuno fino al momento del’articolo di cui, ci ha contestato nulla, a cominciare dagli stessi Enti preposti alle omologhe ed alla vigilanza e più volte invocati dall’autore integralista.
La nostra voglia di produrre, vendere e guadagnare, non è da ladri come più volte affermato.
Per il momento non vi è un Decreto Legge che vieti il lavoro o il diritto d’impresa in Italia e serve anche a far “campare” molte famiglie che da noi dipendono.
Scusi lo sfogo, lo spazio ed il tempo che le ho “rubato”, ma lei credo sia realmente, super partes e sicuramente è un appassionato, lo sento.
Spero di poterla incontrare un giorno per farle provare i nostri mezzi un poco rudi, le assicuro, molto solidi e marini che umilmente, nel loro oscuro lavoro di tutti i giorni, viste le loro nobili ascendenze, solcano in sicurezza i mari di mezzo mondo.
Grazie!
Carmelo Fontana
Gentile Signor Carmelo Fontana,
la ringrazio prima di tutto per avermi contattato e rispondo subito alle Sue domande.
Ho pubblicato sul mio blog la lettera di suo fratello, poiché solo quella ho ricevuto. Temo che il Suo commento possa, forse, essere andato in spam, (cosa accaduta in qualche altra occasione): visto il bombardamento che abbiamo di questi messaggi indesiderati, il nostro blog dispone di filtri molto selettivi che, talvolta, eliminano anche messaggi non spam. Se si è verificata questa condizione me ne scuso.
Abbiamo avuto, inoltre, un periodo molto difficile di circa una ventina di giorni, periodo in cui abbiamo cambiato server per problemi tecnici e potrebbe darsi che in quel frangente si sia verificata la perdita della sua mail. Pertanto La prego gentilmente, se eventualmente si fosse verificata tale condizione, di inoltrarmi questo suo commento che modererò e pubblicherò regolarmente permettendole di esprimere liberamente anche la Sua opinione.
Per quanto riguarda il fatto di cui il contendere, devo esser sincero: ho voluto mantenere un atteggiamento, come dice Lei, neutrale ed equidistante e per mia informazione ho interpellato un mio carissimo amico avvocato per capire meglio come stanno le cose. Mi è stato detto che sull’acquisto degli stampi che Lei ha fatto e di cui ne ha titoli ovviamente legali, non c’è alcun problema, ma nel momento in cui ne avesse fatto un uso commerciale e cioè ricavare altre imbarcazioni da quella stampata, avrebbe dovuto contattare il progettista per sapere a quali condizioni era stato costruito quello stampo.
Le condizioni per la costruzione di quello stampo potevano essere sostanzialmente due:
1) che il progettista avesse venduto in toto i disegni e quindi il cantiere che li aveva comprati non aveva nessun limite di stampate e costruzione di esemplari prodotti;
2) che il progettista avesse ceduto i suoi disegni e consentito la riproduzione di stampate in cambio di “diritti”: si doveva cioè riconoscergli una “royalty” per ogni esemplare prodotto.
Detto questo, mi sembra di aver capito che Lei, contestualmente all’acquisto, si sarebbe dovuto informare su quali vincoli, appunto, avesse proprio questo stampo.
Come sappiamo, gli stampi servono per produrre un numero, diciamo, infinito di esemplari ma questo va fatto nel pieno rispetto della proprietà intellettuale di chi ha ideato e, nel caso specifico, disegnato la barca in oggetto.
Poi, secondo il mio modesto parere, credo che vi sia un altro punto importantissimo da evidenziare e cioè il fatto che, nella Vostra pubblicità (nel sito web), nominate la derivazione delle carene della Vostra unità prodotta da disegno Levi. Certamente il diretto interessato non credo che sia contento di questa situazione: diciamo dell’uso free del suo nome.
Insomma, e in parole povere, il nome tanto noto del progettista Levi, crea una condizione di notevole privilegio da parte Vostra, perchè chi compra può certamente pensare che quella è una carena di tutto rispetto disegnata da Levi e quindi assicurare una validissima imbarcazione o rib.
L’utilizzo di un nome famoso in pubblicità non è mai libero da contropartite.
Spero con queste mie “personali” osservazioni di aver fatto un po’ il punto della situazione cercando di mantenermi neutrale e analizzando semplicemente i fatti, chiedendo anche lumi ad un legale, ma non per esprimere una condanna preventiva nei Suoi confronti o un giudizio, cosa che non rientra nelle mie abitudini e nei miei intenti, ma per cercare di capire quali errori si possano aver commesso in una materia difficile quale la proprietà di un oggetto che Lei ha legalmente acquistato, ma che aveva dei vincoli di riproduzione che, in tutta buona fede, non sono stati considerati. Magari perchè si è pensato che con il semplice acquisto Lei avrebbe potuto regolarmente usare gli stampi senza riconoscere alcuna royalty al progettista del progetto stesso.
Mi scuso per la lunghezza di questa mia che è solo l’espressione libera di una mia opinione che ho cercato di fare con attinenza alle leggi vigenti in materia e, peraltro, anche di non facile comprensione.
Per le altre questioni di carattere legale esistono ovviamente le sedi competenti per far valere le proprie ragioni ed i propri diritti.
La ringrazio per avermi scritto e Le rammento che sono a Sua disposizione per pubblicare e moderare il testo che non ho ricevuto probabilmente per i motivi tecnici addotti e relativi al ns blog di cui sopra detto.
Cordiali saluti
Giacomo Vitale
Egregio direttore, pur essendo citato il mio nome, nel Suo Blog appare soltanto la risposta di mio fratello Cesare e non la mia; questo perchè il signor Soccol nella Sua risposta del sei ottobre dice di non aver avuto domande.
Io chiedo semplicemente a lei che mi sembra superpartes, perchè non mi ha risposto ed ha fatto affermazioni pubbliche tanto gravi ed offensive nei nostri confronti, senza aver controlato “de visu” i nostri titoli di proprietà?
Le chiedo ancora: se dovessi comprare ad esempio una stampata di Drago ’70 dall’attuale legittimo proprietario quale legge infrangerei?
Non essendo proggettista non sono socio AS.PRO.NA.DI, ma sono regolarmente censito all’UCINA e sono possessore di molte omologazioni CE sulle carene di mia produzione, tra le quali vi è anche la tanto “bestemmiata” proveniente da stampo originale a progetto Levi, sic stantibus rebus.
Perchè aggredirmi tanto?
Eppure non sono un ricco produttore. Voglia gradire i sensi della mia stima.
Carmelo Fontana
Caro Antonio Soccol,
prendo atto di quanto mi dici in questa tua semplice comunicazione.
Come direttore di questo blog lascio la possibilità a tutti di esprimere civilmente le loro opinioni circa un argomento, pubblicando integralmente tutto quanto mi arriva come commenti e intervenendo solo nei casi in cui vi fossero violazioni evidenti che possano arrecare offesa ai diretti interessati o terze persone.
Ho lasciato esprimere a te ed al Signor Carmelo Fontana le vostre opinioni e comunque sono certamente sempre disponibile ad accogliere ulteriori commenti Vostri al tema in discussione e Vi ringrazio conunque per l’atteggiamento che avete osservato insieme ad altre persone che hanno espresso corrette opinioni in merito.
Sono sempre a Vostra disposizione.
Grazie a tutti.
Giacomo Vitale
Caro Direttore,
scusa il ritardo con cui mi faccio vivo, ritardo dovuto ai motivi personali che tu conosci.
Nelle molte testate che ho diretto durante questi primi cinquanta anni di vita professionale, ho fatto mio e sempre adottato, il principio instaurato da Piero Ottone quando era alla direzione de “il Corriere della Sera”.
Si risponde a un lettore solo se pone delle domande, altrimenti si pubblica integralmente il suo intervento perché non è affatto giusto che sia il giornalista ad avere (sempre) l’ultima parola.
Nel mio articolo “I furbetti della nautica” io ho espresso le mie opinioni. Nella sua lettera, da te immediatamente pubblicata, il signor Fontana ha sostenuto le sue ragioni.
Non vi sono domande perciò non vi sono risposte.
I lettori, che sono sempre i soli veri “padroni” di qualsiasi pubblicazione (cartacea o informatica), hanno tutti gli elementi per farsi una loro idea personale.
Con i migliori saluti,
Antonio Soccol
Buona sera sig. Fontana,
sono l’amministratore del blog sul quale ha scritto e che accoglie anche la sua opinione, la sua risposta è stata pubblicata per intero e senza alcuna omissione.
Precisato questo punto, la informo che il sig. Soccol Antonio, non le risponderà a breve in quanto in ferie, per quello che mi riguarda e per il blog stesso, chiederei a tutti la cortesia di essere disciplinati e rispettosi dell’idea altrui, per quanto ravvisabile a termine di legge, esistono le dovute sedi per occuparsene.
Sicuro della sua comprensione sulla nostra disponibilità,
Admin
Sig. Soccol
Non ho avuto finora la possibilità di conoscerla di persona, e per questo mi astengo dal cadere nella tentazione di risponderle “per le rime”, come credo meriterebbe la sua saccente prosopopea.
Il nostro piccolo cantiere ha regolarmente comprato gli stampi (di derivazione Levi) da un cantiere romano dove per anni ha operato il grande “Sonny”, con sacrificio economico e con coraggio di spirito imprenditoriale e non come più volte è stato fatto al nord, con i soldi della cassa del mezzogiorno, aprendo attività fallimentari nel Sud col semplice intento di rubare risorse al Paese.
Sono convinto di aver risposto in Italiano, ma evidentemente Lei necessita di ulteriori chiarimenti che mi affretto a scriverle:
1° – Le carene originali appartengono a Renato “Sonny” Levi, ma le nostre sono derivate da queste
( [Enciclopedie – Enciclopedia generale] derivazione Lessico s.f. [sec. XIV; da derivare]. 1) Atto ed effetto del derivare; origine, provenienza: )
2° – il famoso progettista pensava le sue creature in alcuni famosi cantieri Laziali, che producevano più copie delle sue più famose imbarcazioni.
(copia: copia s.f. trascrizione esatta di uno scritto: brutta, cattiva copia, la minuta di uno scritto; bella copia, la stesura definitiva; copia autentica, con l’attestazione che essa è identica all’originale, da parte di chi è autorizzato a ciò; per copia conforme, espressione burocratica usata per affermare l’esattezza di una trascrizione, l’operazione del copiare, la copiatura, la riproduzione di un’opera d’arte (spec. di scultura o di pittura) presa a modello, est. persona che assomiglia moltissimo ad un’altra)
3° – nell’ intento di mantenere lo spirito d’ appartenenza originale alla famiglia di provenienza ([Enciclopedie – Enciclopedia generale]
– [appartennza sf. [sec. XIV; da appartenere]. 1) L’appartenere, il far parte di qualche cosa: la sua appartenenza al circolo era recente. 2) Antiq., ciò che appartiene a qualcuno o a qualche cosa…: a è elemento di I e con il simbolo, detto simbolo d’appartenenza del Peano, a I. In particolare)
– provenienza: provenienza s.f. il provenire e, più spesso, il luogo da cui proviene una cosa o una persona, fig. l’origine di un fatto, la via per la quale si è realizzata una cosa.
Mi permetto di mettere in dubbio la sua buona fede perchè, veda; Lei ha la possibilità di predicare dal pulpito di un Media di settore, sul quale tra l’altro il nostro piccolo cantiere non paga pubblicità , senza dare la possibilità di replica e visto che parla cose di “legislazione caotica”, Le ricordo che in un Paese serio, questa si chiamerebbe “diffamazione a mezzo stampa” e sarebbe perseguibile per legge.
Comprendo la sua amarezza per quanto riguarda la progettazione delle imbarcazioni da diporto, ma noi non abbiamo mai preteso di poterci sostituire alle grandi firme della nautica, perchè non progettiamo carene.
Abbiamo semplicemente acquistato degli stampi ed i diritti di riproduzione, pagando!
Posto che io riesca nell’intento di trascinarla in un tribunale, le dimostrerò che quello che affermo è documentato e se il cantiere di Roma ha problemi, o ne ha avuti a suo tempo, con il grande Levi, non è affare che ci riguardi.
Il nostro piccolo ufficio progettuale, erudito sig. Soccol, è regolarmente pagato per progettare l’ opera morta, anche perchè non abbiamo produzione di serie.
Questo ed altro, erudito sig. Soccol, Le potremmo dimostrare se riusciremo a trascinarla in un tribunale.
Nel caso Lei fosse stata la persona seria ed onesta che tanto ci tiene a dimostrare di essere, erudito sig. Soccol, avrebbe chiesto ulteriori informazioni, e sarebbe stato invitato nel nostro “cantierino di furbetti” dove, senza segreti, avremmo potuto mostrarle ciò che, evidentemente, non le interessa per niente conoscere.
Lei di sicuro non ama la verità , ma semplicemente il riempirsi la bocca di parole in un vaniloquio da saccente.
Tra i nostri clienti che si sono potuti permettere il lusso di acquistare un maxi r.i.b. ci sono sicuramente grosse soddisfazioni, espresse con sincerità.
Sono persone che navigano e, invece di guardare le fotografie vanno per mare.
Egregio signor Soccol ho avuto modo di leggere questo incredibile articolo apparso anche sull’ultimo numero del periodico “Barche” e non Le nascondo che la cosa mi fa arrabbiare moltissimo. Mesi fa navigando in internet notai con stupore l’esistenza di questo blog sul quale lei scrive ed essendo appassionato di queste barche mi sono messo alla ricerca di eventuali barche progettate dal Levi in vendita e cercando cercando… Google mi segnalò anche il sito di cui nel suo articolo.
Non Le nascondo la sorpresa nel vedere immagini di questi gommoni, il modo in cui era usato il nome di Levi mi insospettì e non essendo interessato ai modelli proposti, abbandonai il sito stranito.
Signor Soccol era nelle mie intenzioni scriverle per mettere in evidenza la cosa e soprattutto per capire la verità , visto che tra i tanti articoli apparsi su questo blog, in nessuno mai si è letto di collaborazioni Levi con questo cantiere come ingiustamente pubblicizzato sul loro sito dei RIB.
Ieri sera cercando in Google ho letto il titolo di questo articolo, riconosciuto l’indirizzo ho letto e poi confermato i miei precedenti dubbi, il problema da Lei sollevato per l’utilizzo non corretto della proprietà intellettuale altrui lo condivido pienamente e mi sembra evidente che ciò sia stato fatto sul sito dei RIB. E’ questo un comportamento fuorviante che induce a pensare da parte dei potenziali aquirenti che stanno pensando di acquistare un prodotto disegnato dal noto Levi.
Le dico: Grazie signor Soccol, ho apprezzato tanto come ha risposto a questo “cantiere”, una bella lezione di civiltà e per questo La stimo molto.
Spero insieme a Lei ed a tutte le persone oneste che le Associazioni da Lei citate ed i costruttori seri prendano iniziative che portino ai conseguenti opportuni provvedimenti, evitando che sfortunati e sprovveduti clienti incappino in simili cantieri.
Saluti,
Lorenzo