Pensieri di Vittorio di Sambuy: Alghe e naufraghi
Energie alternative
1. Si definiscono alternative le fonti energetiche non dipendenti dai combustibili fossili: tali sono quelle fotovoltaica, solare termica, geotermica, idroelettrica, termica da biomasse, eolica… Al limite è alternativa anche l’energia atomica, oggi in discussione perché le centrali giapponesi, vetuste e di seconda generazione, non hanno resistito a due catastrofi contemporanee: terremoto e tsunami.
Gli eventi in corso nel Maghreb e nel Medio Oriente hanno alzato le preoccupazioni (e prezzi) degli approvvigionamenti di petrolio, comunque non illimitati. In tutto il mondo la fame di energia è tanta da esigere la disponibilità di altre fonti rinnovabili quanto prima possibile.
2. Biobutanolo si produce da prodotti agricoli altrimenti destinati all’alimentazione, provocandone un conseguente aumento di prezzo, fatto critico capace di scatenare reazioni imprevedibili in paesi poveri.
Sono perciò importantissimi i risultati ottenuti all’UCLA (University of California, Los Angeles) dove si è riusciti a produrre biocombustibili per via microbica direttamente da scarti agricoli, fra cui vari tipi di alghe (sia marine sia d’acqua dolce). Un impianto pilota avrebbe dimostrato la possibilità di ottenere un grezzo a 40 $/barile, un prezzo inferiore a quello del petrolio anche in momenti più favorevoli.
L’interesse di questo filone di ricerca risiede nel fatto che la crescita dell’alga, un vegetale che svolge la funzione clorofilliana, si nutre di CO2 per produrre sostanze organiche e Ossigeno che espelle nell’atmosfera.
3. Questo significa che sistemi destinati a produrre biomassa a base di alghe potrebbero essere utilizzati per abbattere il contenuto di CO2 nei gas di scarico delle ciminiere delle centrali termoelettriche.
4. Tenuto conto che, in attesa del termonucleare di Quarta generazione – la fusione – fra i combustibili fossili il carbone è quello che ci garantisce una disponibilità estesa a molti anni.
Ne deriva che nuove centrali termoelettriche a carbone, con ridotto inquinamento atmosferico, data l’annessa produzione di alghe che a loro volta serviranno sia come mangime animale sia per produrre biocombustibili (biodiesel e bioetanolo), questa nuova tecnologia merita la massima attenzione.
Di essa si discuterà a Londra nei giorni 27 e 28 aprile nel convegno: European Algae Biomass 2011 www.acieu.net
Naufraghi, profughi o immigrati irregolari?
I drammatici eventi in corso a Lampedusa e le previsioni catastrofiche se il fenomeno si dovesse ampliare, portano a varie considerazioni.
Il termine “naufrago” (vittima di un naufragio) comporterebbe l’affondamento del mezzo ma viene comunemente riferito anche a coloro che hanno chiesto e ricevuto soccorso in mare (SAS – Safety at Sea) a norma della legge internazionale che obbliga a soccorrere qualsiasi mezzo in difficoltà, mentre “profugo” è il fuggiasco che abbandona il suo paese per ragioni politiche o in seguito a cataclisma, epidemia, ecc. e richiede asilo politico al paese ospitante.
Ciò premesso, stupisce di vedere in TV barconi che stracarichi procedono con i loro mezzi per entrare in porto a Lampedusa e attraccare regolarmente in banchina. Evidentemente i loro passeggeri non possono alla fine della traversata esse assimilati a dei naufraghi. Forse fra di essi ci sono dei profughi intenzionati a richiedere asilo politico, mentre gli altri sono semplicemente degli “immigrati irregolari”.
Per incriminare gli scafisti, termine improprio con cui si indica il comandante capo-barca ed il suo equipaggio di professionisti, esiste certamente una legge ad hoc: dovrebbero essere comunque trattenuti e incarcerati per traffico irregolare e trasporto di passeggeri senza adeguate misure di sicurezza ecc…
Si Giacomo,
tuttavia, credo che non ci sia molto da dire e non a caso ho commentato sull’energia e non sul problema immigrazione.
Per quello che riguarda il fattore energetico, la possibilità che ha l’Italia ad accettare il fatto che politicamente non ci sia la volontà di guardare più in là delle lobby economiche, sembra essere un dato di fatto ed esempi come Friburgo, è una realtà.
Come bisogna organizzarsi? I comuni hanno autonomia? Bene… è ora di fare e lasciare che le eco-mafie e la disinformazione di massa voluta e generata dai governi di passaggio, non impongano il loro volere.
Giustissimo quello che dici Alex,
ma credo si debba procedere al di fuori di queste amministrazioni scellerate del nostro paese che, per tanti motivi che non stiamo qui a citare, non hanno proceduto a creare quello che tu auspichi saggiamente, creando certamente nuovi posti di lavoro, fornendo energia pulita a costo competitivo, a vantaggio di tutti i cittadini, sia economicamente e sia nei riguardi dell’ambiente che così tanto è stato violentato fino ad oggi, basta guardare quello che sta succedendo a Napoli per la spazzatura…
Sono convintissimo che gli italiani devono organizzarsi da soli senza aspettarsi che l’amministrazione dello stato ed i governi stessi legiferino in merito… Ovviamente, quando la diffusione dei pannelli solari diventerebbe capillare su tutto il territorio.. Enel – Eni e compagnia bella verrebbero automaticamente ridimensionate e così saremo in grado di mettere nell’angolo enti e società che costano tantissimo a noi contribuenti e che sono ambite per i loro vertici di comando, sinonimo di ingiustificati stipendi da nababbi… alla faccia dell’abbattimento dei costi di queste aziende che oggi, visto l’andamento dei prezzi del petrolio, non hanno più motivo di esistere, perché esse producono energia che comunque deriva direttamente o indirettamente dal fossile…
A Napoli si dice: chi vo’ capì Capisce e chi no, se futte…
Giacomo Vitale
Salve,
il problema energetico italiano sembra essere generato da una cecità mediatico/culturale a favore dei produttori di petrolio e dall’economia dei governi che hanno regolato ad oggi la materia.
Pensando alle energie rinnovabili e del potenziale che possono offrire come “risorsa alternativa di energia”, l’Italia sembra non capire che fortuna ha sulle proprie teste.
La riduzione della richiesta energetica, potrebbe ridurre l’impiego di energia elettrica fornita da centrali termo-nucleari e sappiamo che l’Italia importa energia da centrali nucleari Francesi.
Ridurre la richiesta di energia è possibile se su tutte le nostre case fossero installati pannelli solari condominiali; in questo modo, l’energia prodotta ricavandola dal fotovoltaico, potrebbe abbassare notevolmente la richiesta di energia importata e prodotta da fonte nucleare.
Rendendo ogni stabile delle nostre città autosufficiente a livello energetico, il surplus energetico prodotto, potrebbe essere immesso in rete e a disposizione della collettività.
I parchi fotovoltaici, spesso definiti come deturpanti di un paesaggio, potrebbero essere non più indispensabili o comunque, non più di rilevanza e grandezza imponente se alla base del ragionamento, si riuscisse a “decentrare” la fonte dividendola per tutti gli stabili che formano una città.
Considerando le superfici “coperte”, i tetti di industrie, delle nostre case, dei pensili di copertura di parcheggi, serre, illuminazione cittadina, km di strade ferrate, autostrade ecc… una città che sfrutta il fotovoltaico è una città del futuro; una realtà simile in Europa esiste:
Friburgo (documento .pdf)
Contano i fatti e la Germania che non è di certo una nazione “solare” come l’Italia, sfrutta un potenziale energetico senza fine e per quasi la sua totalità… pulito.
Politicamente, lo scenario potrebbe essere verosimile, immaginando il SUD del mondo, principale produttore naturale di energia PULITA.
Volontà o scelte economico/politiche?
Questa è la domanda da porsi, questo è il futuro? Realizziamolo per la nostra sopravvivenza.
Alex