Troppe variabili
di Vittorio di Sambuy
Da ingegnere su alcune cose mi picco di avere idee razionali e abbastanza chiare.
Confesso però che alla crisi di Lampedusa clandestini eccetera non riesco ad immaginare una soluzione.
Si tratta di un’equazione a troppe incognite.
Tralascio considerazioni “buonistiche” cercando di elencare premesse e i fatti nella loro essenzialità.
1. I cittadini di Lampedusa hanno ragione di lamentarsi ma la distanza dalle coste africane se da un lato favorisce il turismo dall’altro è il motivo per cui l’isola è diventata testa di ponte preferenziale per i clandestini.
2. Gli immigrati hanno ragione di lamentarsi per essere confinati in una struttura in condizioni miserande ma i Lampedusani hanno ragione di non volere che la loro isola diventi un Lager.
3. Un certo numero di immigrati serve per svolgere lavori non graditi dagli italiani. L’eccedenza è inutile e dannosa, perché senza lavoro i clandestini rischiano di diventare dei fuori legge per sopravvivere.
Prima domanda: Quali sono i reconditi motivi per cui non si stabiliscono quote di ammissione per gli immigrati come si fa in molti paesi del mondo?
4. Troppi extracomunitari lavorano in nero. La loro identificazione non c’entra con il fatto di essere immigrati. E’ un altro problema, che va risolto dalla Guardia di Finanza.
Seconda domanda: Nel dopoguerra per i rifugiati esisteva un passaporto “apolidi”, perché non si da agli immigrati appena sbarcati e privi di documenti una carta d’identità?
Terza domanda: Cosa c’è di scandaloso nello schedare le loro impronte digitali?
5. I clandestini hanno dovuto pagare per il viaggio somme non indifferenti, per loro assai gravose, onde sfuggire a un’esistenza di pura sussistenza. Con quella somma sarebbero stati in grado di campare discretamente per diversi anni.
Quarta domanda: Chi li ha foraggiati?
Quinta domanda: A qual fine?
6. Alcuni barconi utilizzati per la traversata affondano per cause naturali.
La maggior parte però, sebbene non in condizioni perfette, riesce ad arrivare a destinazione, magari a rimorchio, dimostrando di tenere il mare anche con carichi fino a 10 volte superiori a quelli che sarebbero accettabili. A un certo punto chiedono soccorso, talvolta anche a notevole distanza da Lampedusa, fuori dalle acque territoriali.
Sesta domanda: Ci si accerta se queste avarie sono soltanto simulate?
7. Poiché la legge del mare impone di dare soccorso a un’unità in pericolo, si precipitano in suo aiuto Guardia Costiera e Guardia di Finanza che, grazie al GPS, riescono a rintracciarla anche in alto mare.
Settima domanda: Se i passeggeri sono dei disperati, come mai dispongono di radiotelefoni, cellulari e GPS, con i quali hanno potuto indicare la loro posizione?
8. Barconi sovraccarichi, condotti da equipaggi non del tutto sprovveduti riescono talvolta a raggiungere la costa senza assistenza.
Ottava domanda: carichi fuori norma con passeggeri coatti su unità obsolete possono essere configurati alla tratta di schiavi?
9. La maggioranza degli immigrati dall’Africa è musulmana. Chiede asilo ma poi rifiuta di adeguarsi ai nostri costumi e alle nostre leggi.
Nona domanda: E’ ipotizzabile l’esistenza di un piano strategico che prevede un tacito accordo: l’Italia non ostacola l’arrivo di clandestini e in cambio si garantisce l’immunità da attacchi terroristici?
Decima domanda: Esiste una soluzione a questa poliedrica equazione?
Sarebbero interessanti commenti non compassionevoli ma documentati da parte di giuristi, esperti di diritto marittimo e anche della MMI.
VdS
Molto interessante e soprattutto provocatorio l’articolo “troppe variabili”.
Gli argomenti trattati sono molti e chiamano in causa diversi Corpi e Amministrazioni dello Stato, spesso con competenze analoghe e in concorrenza tra loro, ma noi italiani conosciamo molto bene il detto “divide et impera”. Addirittura, alcune domande dovrebbero essere poste direttamente agli Stati da cui provengono i clandestini e altre agli Stati da cui partono. Questi ultimi, però, non risponderanno mai perché sarebbe un’ingerenza sulla loro sovranità nazionale. Per farsene un’idea, basterebbe conoscere le problematiche che questi Stati pongono ad un controllo diretto delle loro coste. Oltretutto, in epoca di “globalizzazione” anche i fenomeni malavitosi si sono internazionalizzati, abbattendo quelle che una volta venivano chiamate frontiere.
C’è stato un tentativo a livello giuridico, di assimilare questi trasporti alla “tratta degli schiavi” ma, solamente perché le pene applicabili previste erano molto più severe. Poi, si scoprì che i clandestini imbarcati, erano tutti “volontari” e nessuno li aveva imbarcati a forza. La cosa più strana è che a bordo di questi scafi, non c’è mai alcun “Comandante” responsabile e questo perché i cosiddetti clandestini, vengono trasportati o rimorchiati sino a una distanza dalla costa di approdo, quindi vengono dotati di telefonini e istruiti su come chiamare i soccorsi, mentre “i trasportatori” rientrano velocemente nelle loro acque territoriali con altri mezzi navali.
Un’ultima osservazione: nulla vieta che esista un accordo di “non belligeranza” con eventuali terroristi… “do Ut des”.
Ma, anche questa rimarrà una domanda senza risposta… Nessuno, se fosse vero, lo ammetterà mai per ovvie ragioni di opportunismo…
Questa mia, non vuole e non può essere una risposta a nessuno dei molti quesiti posti da V. di Sambuy, troppi sono gli elementi che disconosco, come, anche la mia ignoranza sulla materia trattata, che è appalto esclusivo per “addetti ai lavori”.
Ho comunque, provato a fantasticare immaginandomi “chi” con competenza, potrebbe rispondere alle domande di V. di Sambuy ed
il quadro che mi si è presentato è quello di un grandissimo tavolo con moltissime persone attorno, alcune in divisa, che molto sinteticamente, dotati della specifica conoscenza, relazionano sulle domande poste.
Sino a qui, tutto normale…ma il passaggio successivo, invece, è quello di valutare se sia opportuno o meno rendere pubbliche queste risposte.
Ovviamente, credo che il quesito venga risolto ad un livello decisionale più elevato rispetto a coloro che si trovavano riuniti attorno a quel tavolo e qui il mio sogno s’interrompe bruscamente… inutile tentare di riprenderlo, rimango sempre senza il finale…
Tito Mancini