Il vino va… in barca a vela!
Il giornalista francese Frédéric Albert è stato il promotore, nel 2005, della creazione della Compagnia Trasporti Marittimi a Vela, per portare vini dalle coste atlantiche francesi verso la Gran Bretagna e la Scandinavia. Un’operazione commerciale di grande successo che potrebbe interessare i nostri produttori…
Tealdo Tealdi
Il trasporto via mare del vino ha origini antichissime.
Milioni di anfore greche, calabresi e siciliane di ogni forma e capacità, riempite del nettare di Dionisio, hanno viaggiato su navi, in quanto le difficoltà del trasporto via terra, in assenza di strade percorribili da carri e in presenza di ostacoli naturali come le montagne, erano insormontabili e facevano optare per questa modalità di trasporto.
Il viaggio non era comunque scevro di pericoli, come testimoniano gli innumerevoli naufragi, che hanno permesso di recuperare preziose testimonianze di quei periodi. Si crearono quindi delle vere e proprie “vie del vino”, come quelle etrusche che, dai porti centro-meridionali, risalivano le coste tirreniche fino alla Liguria e proseguivano anche oltre, in Provenza e Spagna.
In tempi più recenti, nel 1300, le destinazioni arrivarono a comprendere regioni non solo bagnate dal mare Mediterraneo, ma anche località al di là dello stretto di Gibilterra, come Irlanda, Inghilterra e porti del mare del Nord. In questi casi però la concorrenza dei vini francesi, che partivano da Bordeaux e La Rochelle, si faceva molto sentire.
Anche adesso, pur in presenza di un forte traffico via gomma, soprattutto in Europa, molti dei trasporti vinicoli avvengono come un tempo, in quanto il 90% delle merci a livello mondiale viaggia via nave.
Questo comporta l’emissione di 1,1 miliardi di tonnellate di anidride carbonica emessa dalle 50.000 navi commerciali e ha raggiunto, secondo l’Omi, Organizzazione Marittima Internazionale, il 4,5% del totale emesso annualmente. Questa cifra crescerà fino al 6% entro il 2020.
Anche e soprattutto sotto la spinta dell’aumento del costo del carburante, non meraviglia quindi il tentativo di trovare sistemi di trasporto più economici, che nel contempo salvaguardino il nostro pianeta. In quest’ottica va visto il ritorno di imbarcazioni a vela, per il trasporto di prodotti di pregio, che possano sopportare piccoli aumenti nel costo finale.
Come ha detto Karl Heinz Salzburger, presidente di uno dei gruppi di abbigliamento sportivo più importanti al mondo, che comprende North Face e Napapijri e che ha fatto della salvaguardia dell’ambiente uno dei suoi capisaldi:
Recenti studi dimostrano che molti consumatori sono disposti a spendere di più per prodotti che non inquinano l’ambiente.
Gli accordi con una ventina di viticoltori del Languedoc/Rousillion hanno fatto vincere una sfida, che era sembrata impossibile all’inizio…
È nata così nel 2005 in Francia, per iniziativa del giornalista Frédéric Albert e di altri tre soci, la Ctmv, Compagnia Trasporti Marittimi a Vela, per portare vini dalle coste atlantiche francesi, in un primo tempo verso l’Irlanda e successivamente Gran Bretagna e Danimarca, ripercorrendo quindi la strada dei loro precedessori del Medio Evo.
Gli accordi con una ventina di viticoltori del Languedoc/Roussillon hanno fatto vincere una sfida, che era sembrata impossibile in un primo tempo, ma che più passa il tempo, più sembra credibile, anche da un punto di vista economico.
Tutta l’operazione è stata improntata a un profondo studio, non solo di marketing ma anche sulla conservazione del prodotto…
Naturalmente Frédéric, da esperto uomo di comunicazione, non poteva non sfruttare l’effetto mediatico della sua idea, sia nei confronti del pubblico francese, che di quello inglese, impiegando velieri storici di entrambe le nazioni.
Il primo viaggio ha avuto un grande risalto, poiché ha utilizzato il tre alberi Belem, ultimo dei Tall Ship di commercio francese, varato nel 1896, grande orgoglio della marina francese. Partito il 18 maggio 2008 con destinazione Montreal per festeggiare i 400 anni del Québec, le 3.000 bottiglie imbarcate sono state tutte aperte il 9 luglio.
La seconda spedizione dello scorso settembre, da Brest per Dublino, ha utilizzato invece un altro monumento storico navale inglese: la Kathleen & May, ultimo schooner a tre alberi ancora esistente, costruito nel 1900.
Su ognuna delle 30.000 etichette di vino dei vari produttori era riportata la seguente scritta:
Carried by sailing ship, a better deal for the planet.
Il viaggio, durato sei giorni, si è svolto per il 75% del tempo a vela, a una velocità media di 8 nodi, la metà di quello di una nave commerciale, ma senza emissione di Co2.La terza spedizione, in ottobre, ha raggiunto Londra con la Lady Daphne, un due alberi di 28 metri, varato nel 1923. Una piccola folla d’inglesi è salita a bordo, per gustare parte delle 18.000 bottiglie ivi imbarcate; le rimanenti hanno poi proseguito verso la loro destinazione finale di vendita.
Tutta l’operazione è stata comunque improntata a un profondo studio, non solo di marketing e delle problematiche di sviluppo eco-sostenibile, ma anche relativo alla conservazione del prodotto, al mantenimento delle caratteristiche organolettiche e qualitative.
Difatti la conoscenza delle corrette tecniche di vinificazione ha permesso di ovviare a quei problemi che a molti di noi sono occorsi nel trasporto di vini isolani artigianali alla terraferma. Come affermato da Bernard de Marmiesse, uno dei vignerons coinvolti:
Soprattutto in presenza di piccole produzioni come le nostre, spesso biologiche, il rispetto della natura rientra nel modo di pensare e agire del produttore.
Alla pari delle anfore che nell’antichità venivano adagiate nella sabbia sul fondo delle navi ed erano cullate dal mare, ci fa piacere pensare al nostro vino trattato quasi nella stessa maniera e trasportato dalla forza del vento: il nostro piccolo contributo per un mondo più rispettoso della natura.
Anche David Whelehan è rimasto molto contento di come tutta l’operazione si è sviluppata:
Non abbiamo avuto nemmeno una bottiglia rotta; le operazioni si sono svolte celermente e senza incidenti, tant’è che stiamo progettando ulteriori spedizioni tra alcuni mesi.
Dalle prime analisi i prodotti trasportati non hanno subito alterazioni organolettiche. Anche il prezzo di vendita ne ha risentito poco: 1 euro per ogni bottiglia, compensato ampiamente dal plus ecocompatibile.
Persino il trasporto dei vini dalle coste sud della Francia all’Atlantico è stato realizzato con mezzi ecosostenibili, su chiatte che hanno utilizzato il Canal du Midi, che collega dal 1681 il Mediterraneo con l’Atlantico.
Accordi futuri prevedono di trasportare whiskey dall’Irlanda e whisky dalla Gran Bretagna. Ma a parte il sicuro impatto mediatico, il trasporto merci con barche a vela ha un vero futuro che, anche se potrebbe rappresentare solo lo 0,5% del totale merci trasportato, non può certo avvenire con velieri di oltre 100 anni, concepiti per altri scopi.
Pertanto Albert, contando su un finanziamento di11 milioni, ha concluso accordi con la società Ship Studio di Nantes per la costruzione di 2 velieri moderni; il primo sarà varato a metà del 2010.
L’esperienza francese è ripetibile anche in Italia, almeno da un punto di vista merceologico, di marketing e di accettazione del principio di salvaguardia ecologica, mentre sotto l’aspetto navale i velieri adatti a operazioni similari sono pochi.
Nonostante queste difficoltà, a quando il trasporto di vino dalla Sicilia o dalla Sardegna verso le coste italiane?
Articolo apparso sul N.115 del periodico “Bar Business” e qui riprodotto per g.c. dell’autore
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