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Delta 32′ Hydrosonic special offshore Cantieri Partenocraft – Napoli

18 Commenti/in Carene Delta, Carene Levi, Cowes Torquay Cowes, Giacomo Vitale, Offshore/da Giacomo Vitale

Delta 32′ Hydrosonic Special offshore.

Delta Hydronic special

Delta Hydrosonic special – Disegni nelle varie viste ed in sezione

DATI DI TARGA Delta 32′ Hydrosonic special

  • Lunghezza fuoritutto: 9,75m
  • Lunghezza al galleggiamento: 8m
  • Larghezza massima: 3,05 m
  • Immersione: 0,58 m
  • Diedro allo specchio di poppa: 26°
  • Peso: 3,6 tonnellate
  • Motori: 2 x 8 litri BPM Vulcano da 400 HP cad. Potenza totale 800 HP
  • Velocità: 53 nodi

Il cantiere Partenocraft ordinò a Levi, che aveva già costruito per loro il Delta Synthesis un cabinato per mare grosso, di disegnare un classe 1 open e così progettò un 32′ (9,75 m) con due motori italiani Vulcano BPM 8 litri da 400 HP cadauno a benzina.

Questo scafo esordì alla gara motonautica d’altura Cowes – Torquay del 1967 comportandosi in modo egregio fino a poche miglia dal traguardo, quando era ottimamente terzo assoluto, il timone colpì qualche cosa di rigido ed in seguito a questo contraccolpo al fasciame, iniziò a imbarcare acqua.

L’equipaggio era composto Mike Trimming come primo pilota, Lady Aran ed il giornalista inglese Jack Knight.

Mike confessò a Levi dopo la gara che se avesse avuto il carburante sufficiente a terminare la gara sarebbe sicuramente rimasto in terza posizione, poiché in planata l’acqua che imbarcava veniva regolarmente drenata.

Delta 32 Hydrosonic special

Delta 32′ Hydrosonic special al debutto alla gara motonautica Cowes – Torquay del 1967

Purtroppo dovettero intervenire i Vigili del Fuoco per recuperare la barca che diversamente sarebbe affondata, visto che era rimasta ferma in mare senza carburante…

I serbatoi avevano una capienza di 1000 litri di carburante, più che sufficienti per finire la gara da 198 Miglia e si capì che sicuramente sbagliarono a fare il pieno.

Un vero peccato perchè in quella edizione del 1967 della gara motonautica Cowes-Torquay poteva finire oltre che con Surfury al primo posto ed al secondo posto Delta Syntesis, per quel banale incidente ed il pieno sbagliato, anche Delta Hydrosonic special avrebbe potuto concludere al terzo posto assoluto.

Certamente il 1967 fu un anno speciale per “Sonny” Levi in seguito al successo strabiliante dei suoi progetti di quel tempo.

Altomareblu – Tutti i diritti riservati. Note Legali

 

Tags: Carene Delta, Cowes Torquay Cowes, Delta 32' Hydrosonic
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18 commenti
  1. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    25/05/2010 in 14:40

    Gentile Moreno,

    ti ringraziamo per l’apprezzamento che hai manifestato per i nostri articoli e rispondo subito alle tue domande.

    Nella zona di Pescara non so se ci siano esperti in grado di visionare e valutare le condizioni di una barca in compensato marino come quella che stai per acquistare. Posso dirti che proprio da Pescara ci è pervenuta la stessa domanda da parte di un appassionato che ha acquistato un Delta Levi 28, da me segnalato e rivoltosi ad un cantiere locale, della zona, si è sentito chiedere cifre assurde per la manutenzione della barca e dei motori..

    La barca adesso è stata trasferita peresso il Cantiere Union Mare di Salerno di cui abbaiamo già parlato ampiamente in questo blog ed di cui le persone che lo animano sono dei veri appassionati del loro lavoro, oltre che bravissimi artigiani e sotto le loro cure la barca certamente riprenderà il mare riportata al suo naturale splendore e dando grandi soddisfazioni al suo armatore. E’ stata proprio questa persona che mi ha informato della assoluta mancanza di cantieri e persone esperte di questa tipologia di barche in quel di Pescara e zone limitrofe.

    I cantieri presenti in zona trattano solo barche in vetroresina. Qualche cantiere disponibile ad effettuare riparazioni su barche in compensato marino, lamellare di mogano ecc.. esegue tali lavori a prezzi elevati… e a quanto si dice in giro da quelle parti, con scarse competenze in merito.

    La scelta di acquistare una barca in compensato marino, invece che di vetroresina è certamente valida, poiché la vtr nel tempo altera le sue caratteristiche meccaniche e diciamo che questa condizione si verifica dopo una trentina di anni dalla loro costruzione, per quelle della prima generazione. Il compensato marino ed il lamellare di mogano o altre essenze, con la giusta manutenzione possono durare decine e decine di anni senza problemi, avendo inoltre un fascino speciale che una barca di Vtr non potrà mai avere…

    Sono a tua disposizione per visionare questa barca di cui ci riferisci e quanto prima potrei venire a Pescara per visionarla e diti tutto quello che vuoi sapere circa il suo stato ecc…

    Cordiali saluti,
    Giacomo Vitale

  2. Moreno
    Moreno dice:
    25/05/2010 in 13:30

    Buon giorno,

    sto per acquistare una barca Acquaviva 33 del 1975 realizzata in compensato marino, vorrei avere delle spiegazioni sulla manutenzione di questo tipo di barca visto che ho sempre avuto barche in vetroresina, inoltre vorrei sapere se nella mia zona, Pescara c’è un esperto che possa visionare la barca per dirmi le sue reali condizioni.

    Aspetto una risposta e colgo l’occasione per salutarvi e ringraziarvi per i vostri articoli.

    Moreno

  3. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    06/03/2010 in 00:16

    Grazie Pietro per il tuo commento che è di ottimo supporto a quanto ho precedentemente detto ad Arduino.
    Cordiali Saluti,
    Giacomo Vitale

  4. Pietro
    Pietro dice:
    05/03/2010 in 15:17

    Salve,

    scusatemi se mi intrometto nella vostra discussione, ma trattandosi di un’ esemplare del genere è più forte di me. Abbi fiducia nell’usare le resine epossidiche e i suoi derivati, al giorno d’oggi non esistono materiali migliori per ridare vita, resistenza ed impermiabilizzare i compensati marini. Ve lo dice chi di compensati ne ha visti e salvati da una vita…
    Buona fortuna per il restauro e auguri.

    Saluti,
    Pietro

  5. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    13/08/2008 in 00:09

    Ciao Arduino,

    certo che ti assicuro che la barca restaurata con resina epossidica ed i suoi additivi avrà una durata illimitata nel tempo… poi ti spiegherò tutto bene da vicino ed aspetto che mi dica dove devo raggiungerti per vedere e fotografare la tua barca… per me sempre un evento importante vedere e toccare da vicino una barca Levi…

    A presto,

    Giacomo

  6. admin
    admin dice:
    12/08/2008 in 06:09

    Il restauro di una barca d’epoca Levi,

    non è un lavoro che tutti possono fare, Giacomo Vitale credo sia ancora tra quei pochi “personaggi” che ne conosce i segreti e le perticolarità indispensabili per un recupero completo e duraturo nel tempo di una carena Levi.

    La carena di una barca Levi è un oggetto raro, incredibilmente bello e carico di tecnica e come spesso accade, anche carico di storia di gare, persone…

    Un bene raro, rarissimo che ha bisogno di determinate cure; in bocca al lupo ad Arduino e Giacomo, la curiosità cresce, con l’occasione del futuro incontro/perizia dello scafo di Levi, scattate qualche foto anche per noi!!

    Alex

  7. arduino
    arduino dice:
    11/08/2008 in 23:22

    Mi assicuri che dopo posso godermi la barca per almeno altri 50 anni e che la resina epossica non me la rovina definitivamente.

    Vorrei organizzare un incontro per fartela vedere da vicino. Fammi sapere Giacomo.

    Le foto non l’ ho fatte ancora altrimenti le avrei già messe.

    Saluti
    ap

  8. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    31/07/2008 in 05:33

    Ciao Arduino,

    sei libero di eseguire il restauro della barca come ti pare e ti ho espresso solo delle linee guida dettate dall’esperienza che, come tu stesso dici, non hai ed il fatto che tu voglia rinforzare la struttura con la resina poliestere ed il tessuto monoassiale di lanavetro lo considero un grossolano errore.

    Quello che non riesci a comprendere é che tutte le barche in legno devono avere un trattamento di fondo anticorrosivo e protettivo, nel caso di fasciame longitudinale o compensato lamellare in vari strati o monostrato, veniva precedentemente eseguito con minio diluito in varie percentuali che variavano di mano in mano per le superfici pittate, mentre per le parti che devono essere a legno vivo si davano fino a dodici mani di vernice trsparente di elevata qualità, passate con determinati criteri che cambiano a seconda del prodotto usato ecc.. Per quanto riguarda il trattamento della carena e sovrastrutture con minio diluito, nel tempo perde l’efficacia e va asportata la pittura e riportato il legno a vista pulito ed asciutto per ripetere tutto dall’inizio. Il trattamento protettivo con la resina epossidica é una evoluzione tecnologica che allunga e migliora tantissimo la vita di una barca in compensato lamellare ecc. e semplifica gli interventi da fare. Il vantaggio é di avere una struttura ben protetta dall’umidità e di goderti la barca navigando, invece di stare a ripetere il tratamento protettivo spendendo fatica e quattrini e comunque nei precedenti commenti ti ho fornito molti elementi in merito.

    Infine ti ho chiesto di inviarmi le immagini della barca, specie nei dettagli che facciano vedere le parti maggiormente danneggiate, per capire orientativamente il suo stato e che suggerimenti mirati poterti dare. Purtroppo non le hai inviate e posso solo dirti di regolarti come credi e con i pochi elementi descrittivi della barca che mi hai fornito, non posso dirti niente altro.

    Certo dispiacerebbe molto se una barca Levi sia restaurata in modo errato da comprometterne la sua esistenza condannandola a morte e spero che tu voglia ascoltare quanto suggerito che si basa su esperinze vissute e largamente provate e non di semplici convinzioni personali basate sull’assoluta inesperienza che potrebbero solo far buttare quattrini, fatica e barca.

    Cordiali saluti

    Giacomo Vitale

  9. arduino
    arduino dice:
    30/07/2008 in 16:40

    Tu mi consigli di cospargela di resina epossidica o sbaglio?

    Per me non va fatto così! I longheroni saranno senz’altro rinforzati con monoassiale e le paratie e la coperta saranno fascettate con vetro e resina poliestere vinilestere o epossidica o con incollaggio… dopo vedrò per me è meglio di un Riva e come un Riva lo restaurerò.

    Prima va cambiato tutto il fasciame marcio e la resina e il vetro vanno usati dove furono usati!

    Non può essere meglio cospargela di legno e poi io voglio un’offshore in legno non in resina.

    Io ho solo il guscio manca tutta la documentazione.

  10. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    26/07/2008 in 19:46

    Gentile Arduino,

    devo constatare che pur consultando il nostro blog da un po’ di tempo, evidentemente non hai letto o capito quanto da me ampiamente chiarito in più occasioni circa l’uso della resina epossidica ed i suoi vantaggi in termini di risultati per il restauro delle barche in compensato marino a quattro strati incollati con colla resorcinica ed incrociati tra loro a 45°.

    Che tu non abbia capito bene i concetti da me espressi o che non li hai letti é lampante quando affermi che, usando la resina epossidica per il restauro della tua barca, non vorresti buttarla dopo un paio d’anni e qui mi viene subito da pensare, scusa la considerazione scherzosa e “qui cade l’asino”.

    Insomma non hai letto e non sei a conoscenza di cosa sia la resina epossidica, del suo uso, a che serve, gli accorgimenti necessari per avere risultati eccellenti. Poi vedo che confondi la resina epossidica con la resina poliestere e sono due prodotti molto diversi tra loro.

    In due parole ti dico che la resina epossidica serve per laminare la carena con determinati criteri che assicurano alla barca una resistenza notevole alle conseguenze che crea l’umidita, specie per l’opera viva. I vantaggi per l’uso di questo materiale per gli incollaggi strutturali sono eccezionali e di gran lunga migliori degli stessi fatti con colla esorcinica. La differenza é che i compensati trattati con la resina resorcinica, rimangono intatti nel tempo solo se la barca di cui é costruita é ben curata. Nel caso poi si verificano delle infiltrazioni dovute a rotture dei vari strati con cui é realizzata la barca, solo l’uso della resina epossidica potrebbe salvarla, mentre la ricostruzione, come tu dici, fatta solo con il riporto di muovo materiale e l’incollaggio con la colla resorcinica, porterebbe ad un lavoro devastante per sostituzione della parti vitali che compongono l’unità, un costo smisurato e risultati molto discutibili in termini di resistenza strutturale dell’insieme.

    Ci piacerebbe vedere le foto della tua barca ai lavori, da quando l’hai acquistata ad oggi. Quanto ancora dobbiamo aspettare per vederle?

    Infine sai bene che è attivo il Registro Storico Carene Levi e sarebbe logico iscrivervi la tua barca, quindi aspettiamo che tu ci invii il modulo di richiesta, scaricabile dal nostro blog, con tutti i dati da comunicare, le foto della barca e la copia fotostatica della licenza di navigazione nelle parti in cui si legge del costruttore della barca il modello, le misure di ingombro, la stazza lorda e la motorizzazione ecc…

    Restiamo in attesa di tue notizie in merito.
    Saluti

    Giacomo Vitale

  11. arduino
    arduino dice:
    24/07/2008 in 00:38

    levando il vecchio e mettendo il nuovo.
    saluti
    arduino
    a presto le foto e l’ iscrizione al registro.

  12. arduino
    arduino dice:
    24/07/2008 in 00:36

    Io non dico che le parti strutturali non vadano rinforzate con resina epossidica ma sulle murate non c’ è traccia di resina! io voglio restaurarla, non cospargela ovunque di resina e gettarla tra un paio di anni.
    Leggendo l’ articolo su questo blog, riguardo il restauro di barche in legno ho constatato che voi consigliate di restaurare le barche con piu’ strati di epossidica.

  13. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    20/07/2008 in 00:02

    Gentile Arduino,

    nel tuo dialogare con Salvatore Piscopo tramite il nostro blog, mi permetto di inserirmi per esprimere la mia opinione.

    Mi piacerebbe vedere le immagini dell’ Hydrosonic Special che avete acquistato, nelle varie viste ortogonali ed anche nei dettagli, per esempio: delaminazioni o parti danneggiate della carena, sia nell’opera viva che morta. Inoltre é importante vedere le foto che si riferiscono ai longheroni di supporto longitudinali che si trovano nel vano motore e capirne il loro stato, nonché le sovrastrutture. E’ molto importante tutto ciò per capire a quali interventi deve essere sottoposta tutta l’unità. Ovviamente questa é solo una fase conoscitiva e la barca va certamente esaminata da vicino con occhio esperto e questo é assolutamente necessario. Tuttavia un’accurato servizio fotografico che riproduca quanto nelle righe esposto, certamente é di grande aiuto ed orientativo.

    Per quanto riguarda gli interventi da fare, nessuno vieta di usare la vecchia colla resorcinica, detta anche colla rossa, ma forse non sai che con l’utilizzo della resina epossidica, sia singolarmente per le laminazioni della carena dall’esterno e dall’interno della sentina e con l’uso di appositi additivi per gli incollaggi struturali ecc. si possono raggiungere risultati eccezionali che la sola colla rossa non garantirebbe.

    Renato “Sonny” Levi ha sempre rinforzato le parti vitali delle sue creazioni con tessuto biassiale di lana vetro e resina epossidica, sin dalla realizzazione della famosa A’ Speranziella ed a tante altre barche successivamente realizzate, rinforzandole nei punti vitali e conferendo la giusta rigidità strutturale delle sue carene. Questo accadeva oltre quarantasette anni fa e va sottolineato assolutamente il grande estro pionieristico di Levi. Ovviamente in questo lasso di tempo tra allora ed oggi, l’industria chimica operante nel settore delle resine epossidiche e dei suoi additivi, ha fatto passi da gigante ed oggi abbiamo sul mercato una serie di prodotti di tutto rispetto che sono riconosciuti validi dai registri navali più severi del mondo tra cui i Lloyds di Londra, il RINA italiano ecc. e tra le resine che vantano questi riconoscimenti tecnici di rilievo, troviamo la Cecchi Gustavo, italiana e l’americana West System, che sono entrambi prodotti eccellenti che, usati rispettando le specifiche direttive tecniche dei loro fabbricanti, garantiscono risultati di gande rilievo.
    Quindi capirai che le mie osservazioni si basano su riscontri oggettivi serissimi e non sono delle semplici interpretazioni personali e qui mi fermo perchè il discorso in merito è certamente lunghissimo e va affrontato in altra sede.

    Il proprietario dell’unità sei tu, insieme a tuo zio ed ovviamente siete liberi di fare come credete per la ristrutturazione della vostra barca, ma, scusami se te lo dico, non comprendo la tua ostinazione, che sa tanto di inesperta testardaggine, visto che tu non hai le opportune competenze tecniche per eseguire un restauro a regola d’arte avente come obiettivo il ripristino dell rigidità strutturale della barca con miglioramenti, dove possibile, al fine di garantire un’assoluta sicurezza in navigazione della stessa.

    Questa la mia opinione in merito al restauro della vostra Hydrosonic Special, un esemplare unico di offshore che, se ristrutturato nel modo giusto, acquisirebbe oltre al valore storico che già possiede, anche un valore di mercato di tutto rispetto. Quindi attenzione a come intervenite e prima di mettere mano a qualsiasi cosa, domandate, domandate, domandate… evitando di commettere errori che si potrebbero dimostrare irreversibili e danneggiare irrimediabilmente un’opera d’arte di Renato “Sonny” Levi.
    Restiamo in attesa delle foto di Hydrosonic Special.

    Per ogni dubbio e domanda, sono a Vostra disposizione sempre ed é sufficiente che mi scriviate. Risponderò a stretto giro alle vostre domande.
    Salutissimi.
    Giacomo Vitale

  14. arduino
    arduino dice:
    18/07/2008 in 11:26

    Perchè non puoi aiutarmi?

    Io ho chiesto a tutti i levisti del blog di aiutarmi… Contattami e spiegami come puoi darmi una mano.

    L’ unica cosa che ti premetto è che non voglio restaurarla con resina epossidica bensì con i materiali originali multistrato di mogano per lo scafo e compensato marino per la coperta con la tecnica del leva e metti.

    E’ piu’ costoso ma deve essere fatto così!

    A presto
    Arduino

  15. salvatore piscopo
    salvatore piscopo dice:
    03/07/2008 in 17:10

    Caro Arduino,

    mi complimento con te per aver salvato un autentico capolavoro.

    Mi dispiace di non poterti dare una mano nell impegnativo lavoro di restauro, spero mi contatterai quando questo bolide sara in acqua.

    Affettuosi saluti,
    Salvatore Piscopo

  16. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    18/01/2008 in 12:53

    Caro Arduino,

    scusa se non ti ho risposto subito come mia abitudine, qualche contrattempo me lo ha impedito.

    Prima di tutto mi congratulo con te e con tuo zio per la scelta che avete fatto di salvare e ristrutturare questa barca offshore progettata da “Sonny” Levi.

    Il sistema di costruzione è in lamellare incrociato ed incollato a 45° con colla resorcinica. E’ importante controllare bene la carena sia nell’opera viva che nell’opera morta. Importantissimo verificare i possibili punti di delaminazione e marci che potrebbero certamente esserci visto che la barca è stata abbandonata alle intemperie.

    Quindi controllato lo stato generale della barca i bagli, i supporti motore ecc. si deve intervenire nei punti marci da sostituire tenendo presente che i supporti dei motori devono essere in perfette condizioni, poichè sono anche longheroni longitudinali di rinforzo della struttura portante. Gli interventi di riparazione della carena devono essere effettuati mediante l’uso di materiali idonei e resina epossidica e tali interventi non sono all’altezza di tutti, quindi prima di affidare la barca a qualche cantiere assicurarsi della loro specializzazione nella ristrutturazione di simili barche e occhio ai preventivi di spesa.

    Sottolineo che poi tutta la carena deve essere laminata con resina epossidica rispetando determinati criteri di lavorazione. Una particolare attenzione va posta all’interno del vano motori che deve essere rinforzato con biassiale in fibra ed epossidica.

    Per quanto riguarda la storia del cantiere ne so pochissimo, ma posso interessarmi per saperne qualche cosa di più dettagliato.

    Per i motori non ci dovrebbero essere problemi da quello che tu mi dici.

    Aspetto con impazienza le foto della barca, scattane molte, oltre che all’esterno anche dall’interno e nei punti vitali. Potrei così avere una visuale generale dello stato in cui si trova la barca ed esprimere qualche cosiderazione. Ovviamente per essere attendibili e precisi occorre una visita sulla barca.

    Ancora augurissimi, buon lavoro e per qualsiesi cosa scrivimi.

    Un caro saluto.
    Giacomo Vitale

  17. admin
    admin dice:
    15/01/2008 in 23:33

    Bene, benissimo!

    Aspettiamo le immagini!!!

    Alex

  18. arduino
    arduino dice:
    15/01/2008 in 18:27

    Vi comunico che questo stupendo offshore è da oggi 15/01/2008 di proprietà mia e di mio zio Avv. Francesco Pianese (pilota e cultore di auto da corsa).

    Da oggi si studia approfonditamente lo scafo per iniziarne al piu’ presto il restauro. Il merito è tutto di questo blog perché nonostante sia appassionato di nautica non ne conosco la storia, essendo giovane e senza parenti nel settore. Insomma le cose che ho appreso da questo blog ci hanno costretto ad acquistare questo prototipo che già sembrava molto bello quando lo vedevo alle intemperie non lontano da casa mia, ma di cui non conoscevo la storia, il progettista, il cantiere, la carena fino a qualche mese fa quando sono iniziate le notti “inSonny”.

    Un grazie va all’ ex proprietario che me l’ha ceduta a malincuore, ma si rallegrerà quando tra qualche anno la barca tornerà a navigare o quando monterà lui stesso la meccanica sul guscio restaurato, visto che è un importante meccanico con grande esperienza in offshore.

    Vorrei che ognuno di voi mi aiutasse a ricostruire la storia della barca, la tipologia di legname di costruzione, le motorizzazioni adattabili anche con V-drive, nominativi dei titolari del cantiere partenocraft negli anni 70 o dell’ufficio tecnico.

    Graie, grazie, mille volte grazie.

    Arduino Pianese

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