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Come conquistare la pole position

14 Commenti/in Vittorio di Sambuy/da Vittorio di Sambuy

di Vittorio di Sambuy

In dicembre la bolla (articolo Altomareblu “La bolla della nautica”) si stava sgonfiando. E’ passato solo un mese e ne constatiamo lo scoppio.

Il bum è stato violento, con cantieri – fra cui qualche grandissimo – in grosse difficoltà.

E, a slavina, personale in cassa integrazione, pubblicità non pagate, riviste in affanno, eccetera.

Ci saranno morti e feriti ma, prima o poi, la crisi dovrà ben passare. Per sopravvivere, all’industria nautica non sarà sufficiente rimanere a galla perché alla ripresa la competizione sarà durissima. Vincerà chi prenderà la pole position. Ma per arrivarci occorre inventiva e molta, molta ricerca.

Per i velieri, eco-compatibili per definizione, la via è già tracciata (non mi ripeterò) e va perseguita in fondo, mentre sugli scafi a motore c’è ancora moltissimo da fare, soprattutto sulla tipologia delle carene e l’ottimizzazione del rendimento propulsivo…

Earthrace 1 - Come conquistare la pole positionNon sarà assolutamente possibile insistere sulle carene plananti e sulle relative velocità che consumano potenza principalmente per creare onde spropositate.

Oggi il trimarano Earthrace costruito in Nuova Zelanda risulterebbe essere lo scafo a motore più efficiente grazie a due caratteristiche che indicano già ora gli orientamenti da prendere.

I tre scafi hanno un elevatissimo rapporto Lunghezza/Larghezza e questa finezza riduce grandemente l’onda di scia, che in effetti è tutta energia buttata… in acqua. Poi il motore è alimentato a biodiesel. Vale la pena ricordare che quando il Sig. Rudolf Diesel inventò il motore che porta il suo nome lo concepì per bruciare olio di arachidi.

Il biodiesel attuale è una miscela ottenuta mescolando oli vegetali non commestibili o grassi animali di scarto con etanolo che, bruciando, riduce l’emissione di CO2 dell’80% rispetto al gasolio commerciale mentre anche il particolato è ridotto del 30%.

Un’unità sperimentale della US Navy è stata costruita a 5 scafi, con 4 tunnel che migliorerebbero ancora l’efficienza del mezzo: interessante ricordare che l’idea risalirebbe al secolo scorso, con uno scafo simile costruito a Venezia per ridurre il moto ondoso che insidia le fondamenta.

Stiletto US NAVY in navigazione Stiletto US NAVY in piena velocità Stiletto vista da prua

Carene del genere sono ovviamente dislocanti. che richiedono potenze relativamente modeste.

La situazione attuale, riferita a propulsori diesel, è illustrata dalle seguenti tabelle che si commentano da sole.

TABELLA A – IL PREZZO DELLA VELOCITA’

ScafoLunghezzaCarenaMotoreNodiLitri/
ora
Euro all’ora
A9 metriplanante2×300 cv31120126
B12 metridislocante1x 380 cv176467
C24 metriplanante2×1800 cv28500525

TABELLA B – PRESTAZIONI di uno scafo con 1 motore da 320 cv.

Giri Nodi Litri/
ora
AutonomiaEuro all’ora
90073,41400 miglia3,60
21001721580 miglia22
33002837504 miglia39
3603145465 miglia47

Si tratta di prestazioni senz’altro migliorabili, soprattutto concentrandosi su carene dislocanti e puntando sull’ottimizzazione della velocità di crociera più economica, studiano l’elica più adatta a quel regime.

Vinca il migliore.

Per raggiungere velocità più elevate una soluzione sarà quella di sfruttare l’effetto suolo studiando mezzi che volano ad un’altezza sufficiente a creare una sovrappressione fra l’ala e l’acqua e richiedono solo una frazione della potenza necessaria per alzarsi più in alto, come un aeroplano.

Più che per i motonauti patiti della velocità si tratta di mezzi che interessano le Marine non tanto ai fini bellici ma per l’intercettazione delle unità contrabbandiere e corsare. E’ questo un settore che richiede già subito unità adatte a contrastare la pirateria che ha subito negli ultimi anni degli incrementi spaventosi, soprattutto lungo le coste africane e per cui le grosse unità navali non sono le più adatte.

Anche sui materiali da costruzione molto ci sarebbe da fare, utilizzando quelli riciclabili, eliminando legni esotici pregiati e derivati petrolchimici in generale. Inoltre progettando senza orpelli inutili e quasi sempre di pessimo gusto, preferendo invece interni alla giapponese, magari affidandone la realizzazione all’Ikea.

VdS

Tags: Carena Veneziana, Nautica, Vittorio di Sambuy
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14 commenti
  1. Sergio Abrami YD
    Sergio Abrami YD dice:
    12/08/2010 in 10:15

    Con crudele realismo Vittorio di Sambuy,

    sempre preciso, cartesiano nel suo modo di affrontare le cose, ha in poche righe inquadrato il – i – problema/i. Concordo pienamente con la sua visione.
    Sono dell’idea però che sia necessario cambiare anche la mentalità dell’utenza.

    Le grandi aziende si affidano a ricerche di mercato, seguono il mercato. Un circolo vizioso che solo la carta stampata e soprattutto il web possono interrompere.

    Ma sono tempi lunghi. ALTOMAREBLU’ è un buon veicolo di idee, una utile palestra di pensiero nautico “alternativo”.

    Aspettando tempi migliori…
    Sergio Abrami YD

  2. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    07/08/2010 in 00:01

    Premesso che il mio articolo originale è di oltre un anno fa, volevo sottolineare che la pole position per l’eventuale ripresa prossima ventura (speriamo) va conquistata con nuove idee, nuovi programmi e di conseguenza progetti, nuove concezioni di come sarà la nautica post-crisi.
    I metodi costruttivi c’entrano in definitiva ben poco (lo scafo nudo rappresenta una modesta percentuale del costo complessivo di uno yacht). Neppure è pensabile che una pole position possa essere raggiunta da un artigiano ultimo arrivato ed è ipotizzabile che vada conquistata da un’azienda robusta capace di spendere in RICERCA E SVILUPPO.
    Vittorio di Sambuy

  3. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    06/08/2010 in 11:43

    Gentile Marco,

    comprendo fino in fondo quello che mi dici circa il tuo interessante progetto, ma dimentichi un particolare: siamo in un paese pieno di trabocchetti, imbrogli, truffe, mafia, camorra e quant’altro. Sono un marinaio del sud del nostro paese, amo la mia terra non sai quanto e non immagini quanto mi pesa ammettere queste nefandezze che ho appena citato. Sono però una persona intellettualmente onesta e l’evidenza dei fatti non la nego mai ne la enfatizzo.

    Voglio, però, raccontarti una personale esperienza vissuta, che forse assomiglia alla tua.

    Anni fa avevo un certo progetto imprenditoriale sviluppato in modo serio ed occorrevano i giusti finanziamenti per metterlo in pratica. Mi fu consigliato di chiedere accesso ai fondi messi a disposizione da Sviluppo Italia, in quanto vantaggiosi, essendo un abitante del sud Italia… Seguii puntualmente le dritte che mi erano state date, ma cambiai tre professionisti specifici del settore, perché non mi convincevano ed alla fine tutti chiedevano una percentuale variabile su tutto l’ammontare netto del prestito complessivo richiesto, variabile da 3 al 10%… ovviamente a nero…

    Ma la cosa oltre modo vergognosa non era questa, anche se di notevole rilevanza penale, ma la truffa che veniva poi messa in atto, una volta che il finanziamento era stato approvato, chiedendo lo scoperto alla banca erogatrice, che era “garantita” dal progetto stesso finanziato. Il trucco era quello di ritardare l’accredito del finanziamento ottenuto, mettere in piedi una serie di adempimenti, tra IVA, INPS, tasse comunali, tasse sull’impresa e quanto altro, al punto di strozzarti prima di iniziare.

    La tattica era semplice: d’accordo con l’ente erogatore si ritardava al massimo l’accredito dell’ammontare del finanziamento, mentre il professionista specializzato in finanziamenti a cui mi ero rivolto, istituti di credito e azzecca garbugli dell’ente preposto a tale operazione, in piena osservanza di una associazione a delinquere… si mangiavano letteralmente il circa 50% del fondo perduto, mettendo il mal capitato imprenditore in una serie infinita di guai…

    Ultima considerazione: i finanziamenti pubblici a fondo perduto sono una grande bufala, messa in piedi da altrettante volontà politiche che si sono per anni riempiti la bocca per queste operazioni, ufficialmente riconosciute come incentivi allo sviluppo ed alla creazione di posti di lavoro, mentre in realtà si è trattato, per chi ci è riuscito ad aver accesso a tali finanziamenti, di varie di ben altro. Inoltre, regna in questo tipo di finanziamenti la nebbia più assoluta, mentre il più delle volte, trattandosi di giovani che chiedono accesso a tali risorse, occorrerebbe la massima trasparenza per far capire bene agli interessati a cosa vanno in contro e come procedere in tali richieste che spesso sono una giungla piena di pericoli mortali…

    Ultimissima considerazione:

    Tali finanziamenti devono essere richiesti solo da piccole imprese che hanno un buon fatturato e che vogliono ampliare la loro produzione, migliorandone la qualità ed aumentando anche il numero dei dipendenti.
    Iniziare una attività ex novo chiedendo questo tipo di finanziamento, senza sapere l’attività se e come andrà è pura follia…
    Ci sarebbero percentuali elevate di fallimento degli obiettivi da raggiungere, con tutto quello che ne consegue.

    Morale di questa lunga risposta articolata:

    cerca di muoverti con le tue forze, realizza un bel prototipo completo e navigante, cerca, mediante i giusti strumenti di ottenere un paio di commesse. Procedi nella lavorazione della commessa secondo il sistema a stadi di avanzamento, dividendo la realizzazione in dieci o più stadi di avanzamento, cioè anticipazione del primo stato di avanzamento, portarlo a compimento, e ripetere l’operazione fino al compimento dell’ultimo stato di avanzamento… in modo che, sia il cantiere che il committente rischino veramente pochissimo, in caso di inadempienza di una delle due parti…

    Capitalizzare l’utile incassato sul primo lavoro consegnato ed andare avanti con l’esecuzione del secondo ordine… continuando in questo modo, in una progressione positiva per la qualità e la quantità degli ordini da portare a termine, una volta che la barca viene conosciuta dal pubblico degli appassionati…

    Scusa per la lunghezza della risposta, ma dovevo dire certe cose…

    In culo alla balena!

    Giacomo Vitale

  4. Marco Caccavella
    Marco Caccavella dice:
    05/08/2010 in 11:30

    Egregio Sig. Giacomo Vitale,

    ho letto alcuni commenti sia suoi che di altre persone del febbraio 2009 sulla questione della RECENSIONE MANUALE DI PAOLO LODIGIANI.

    E’ molto bello per me leggere i commenti che le ho citato in precedenza, sposano perfettamente la mia tesi. Ho 43 anni e vivo a Prato in Toscana, dove la gente della mia Città è assolutamente carente di queste ideologie.

    La mia professione primaria è stata da sempre quella di falegname per arredamenti su misura. La svolgo da circa trent’anni, ma sin da adolescente sono sempre stato affascinato dal mondo della costruzione di barche in legno ed alla fine ho realizzato il mio sogno nell’arco degli ultimi otto anni e dopo aver fatto esperienze nel settore, ho raggiunto l’obiettivo.

    Con l’aiuto di un Ingegnere navale di Firenze che interpellai a suo tempo, si rese molto disponibile nel curare la parte strutturale e le linee d’acqua del mio progetto Insieme siamo riusciti a progettare ed ingegnerizzare un motor-yachts di 44 piedi da costruire interamente in multistrati marino omologato RINA, con parti in massello, il tutto assemblato e protetto con resine epossidiche, con l’aggiunta di sottili strati in fibra di vetro e carbonio.

    Il risultato finale è stato eccellente sotto tutti gli aspetti, sia in termini economici, qualitativi ed estetici.

    Il mio contributo per l’ammodernamento culturale di questa tipologia di costruzione abbandonata da anni per vari motivi ha molteplici aspetti. Gli eccellenti risultati ottenuti con un progetto completamente ingegnerizzato validissimo per produrre in scala industriale, adatto per dare lavoro a tanti giovani e non solo, ma anche per cogliere l’opportunità di proseguire una cultura ormai in via di estinzione.

    Il mio rammarico purtroppo e quello di non essere riuscito nella parte più importante, trovare fondi per continuare la mia iniziativa e mostrarla in pubblico.

    Le posso assicurare che ho bussato a tante porte, ma ho trovato solo speculatori e sciacalli pronti a divorarmi, comprese le Istituzioni locali hanno fatto la loro parte.
    Nonostante la mia Città “Prato” sia assediata ormai da anni dalla crisi del Tessile, unica fonte di reddito per la popolazione e per l’intero indotto, tutti i giorni non si parla d’altro che di DIVERSIFICAZIONE, appunto, nonostante la mia iniziativa imprenditoriale diversificasse veramente, mi sono trovato a scontrarmi con un muro di gomma.

    In realtà, non sono mai stato preso in seria considerazione dalle persone alle quali mi sono rivolto ed in particolar modo, da Assessori e Consiglieri, Sindaco e Presidente di Provincia compresi, perché, nonostante il Cantiere Navale di Prato unica realtà della Città, fosse ormai da qualche anno un vero e proprio insediamento produttivo con circa 20 addetti, dava e potrebbe ancora dare molto lavoro, anche ad Aziende esterne, per questo motivo è stato citato in varie occasioni anche dalla stampa locale a pagine intere.

    Causa dell’enorme difficoltà nell’attingere al credito, alla fine sono stato costretto ad arrendermi ed ho scoperto a mie spese che tutto quello che viene detto in quanto ad incentivi e sostegno alle Imprese che creano lavoro non corrisponde assolutamente alla realtà, per questo sono molto deluso e comincio a pensare seriamente come hanno fatto altri, di trasferirmi all’estero e forse, visto le mie competenze in materia, probabilmente sarò preso in considerazione.

    Mi scuso in anticipo per essermi dilungato troppo.
    Marco Caccavella

  5. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    04/08/2010 in 06:18

    Gentile Marco,

    ringrazio te per averci scritto e per le notizie che ci hai fornito e aggiungo che nel caso ci saranno richieste di contatto per interessati al tuo progetto, te le inoltreremo immediatamente.

    Cordiali saluti,
    Giacomo Vitale

  6. Marco Caccavella
    Marco Caccavella dice:
    03/08/2010 in 11:50

    Anche se in ritardo,

    ringrazio tantissimo il Sig.Giacomo Vitale per l’eccezionalità che ha considerato nel pubblicare la mia lunga lettera. Grazie anche a tutti gli altri che hanno commentato quanto scritto nella pubblicazione.

    A conferma di quello che ho scritto, esiste un curriculum importantissimo che può annullare qualsiasi dubbio in merito, un prototipo di uno Yacht di 44′ in legno, realizzato con le tecniche di costruzione citate, corredato di oltre quattromila file utilizzati pre il taglio di tutti i componenti, la registrazione dei tempi di realizzazione ed un repertorio fotografico di oltre cinquemila immagini riguardanti tutte le fasi lavorative.

    Chiunque volesse visualizzare questa documentazione o approfondire l’argomento, può contattarmi in qualsiasi momento.
    Di nuovo grazie a tutti.
    Saluti,

    Marco Caccavella

  7. Sergio Abrami YD
    Sergio Abrami YD dice:
    20/07/2010 in 16:38

    Ecostenibilità e riciclaggio.

    Attenzione a non confondere le due cose. Ne abbiamo già parlato su queste pagine di AltoMareBlu.

    Il legno può essere ecosostenibile, foreste controllate ed amministrate correttamente, ma una volta impregnato di resina epoxy o anche solo resorcinica crea più problemi di smaltimento che la VTR…

    Invierò in allegato ad una E-mail due specchietti con una scala di valori per materiali scafo e batterie. Tanto per restare in tema ecologia e nautica. Indubbiamente il legno in assoluto è il “più bel materiale” per fare barche e oggetti quotidiani. E dal punto di vista biecamente tecnologico: vende a caro prezzo la sua pelle.

    Se lo si ibridizza con fibre ad elevato modulo e lo si impregna diventa difficilmente battibile. Ma non è una novità!

    Sergio Abrami YD

  8. Vittorio di Sambuy
    Vittorio di Sambuy dice:
    20/07/2010 in 03:03

    Il sistema West è un ottimo ibrido legno/epoxi che consente di produrre scafi senz’altro validi. Il sistema proposto da lei lo meccanizzerebbe vieppiù.

    Va osservato peraltro che il costo dello scafo è, rispetto alla barca finita, una frazione modesta e non rappresenta un modo sufficiente per guadagnare la pole position.

    Saluti da Vittorio

  9. Giacomo Vitale
    Giacomo Vitale dice:
    19/07/2010 in 04:35

    Gentile Marco Caccavella,

    è certamente interessante il progetto chi ci sottoponi e che abbiamo eccezionalmente pubblicato, dato l’argomento che è molto interessante. Ovviamente tutte le considerazioni tecniche e positive elencate nelle scelte di progetto intraprese, se rispondenti ai vantaggi descritti, certamente saranno positive per raggiungere l’obiettivo di un prodotto con elevato standard qualità prezzo.

    Ricordo ai nostri lettori che i commenti devono essere chiari e sintetici, permettendo così una adeguata risposta. Commenti eccessivamente lunghi saranno cestinati.

    Giacomo Vitale

  10. Marco Caccavella
    Marco Caccavella dice:
    18/07/2010 in 09:28

    Risollevare il settore Nautico

    Salve a tutti,

    sono più di tre anni che sono alla ricerca di capitali per finanziare lo sviluppo del mio progetto, fino ad oggi non ho trovato nessuno, alla fine sono stato costretto a farmene una ragione ed ho dovuto smettere di sognare, quando mi sono svegliato ho capito che le uniche persone che possono finanziare un progetto sono solo ed esclusivamente quelle che lo hanno creato e che ci credono veramente. Per esperienza personale posso dire che il miglior avvocato di ognuno di noi è se stesso e chiunque porge la mano è perché si è reso conto della validità dell’idea e cerca di intervenire facendo credere di voler supportare lo sviluppo del suo processo, ma il più delle volte si tratta di pura speculazione come è capitato a me circa un anno e mezzo fa.
    Quindi bisogna stare molto attenti con chi si ha a che fare.

    Obiettivo INNOVAZIONE

    Sintesi tecnica delle metodologie del processo produttivo impiegato per la costruzione completa di uno Motor Yachts da 44 piedi del quale è stato realizzato un prototipo navigante.

    La tecnica a Sandwich impiegata per la sua realizzazione è Legno/Epossidica, Costruzione in Composito che offre la Forza-Peso alla pari con Fibra di Carbonio, oltre ad una maggiore resistenza alla Trazione di ogni altra forma di costruzione dello Scafo, il tutto viene realizzato con l’ausilio di elettro-utensili controllati elettronicamente.

    Questo tipo di costruzione innovativa rispetto all’arte, è stata resa possibile dopo tre anni di progettazione e di studi resi necessari per poter ingegnerizzare il tipo di processo produttivo grazie al quale è possibile in futuro avviare una produzione industriale in serie. Così come avviene nelle catene di montaggio delle più avanzate industrie automobilistiche.

    La costruzione in legno/epossidica, garantisce un enorme risparmio in termini economici. Infatti, non vi è la necessità di dover effettuare notevoli investimenti per realizzare modelli e stampi che, al contrario, sono indispensabili per la costruzione in vetroresina o similari, senza considerare l’incognita del costo finale del manufatto in vetroresina. Infatti questa è una delle cause principali che ha creato le attuali difficoltà economiche che sta attraversando tutta la cantieristica navale da diporto.

    Caratteristica principale di questo progetto è l’impiego unico della materia prima utilizzata: “il legno” che è un materiale composito naturale eco-sostenibile, che la fa da padrona per realizzare l’intero manufatto. Ogni singolo componente viene lavorato con utensili elettronici altamente tecnologici e controllati elettronicamente in grado di produrre a ciclo continuo anche con carico e scarico automatizzato dei pezzi, mentre l’assemblaggio e la cura dei dettagli dei circa 4800 componenti catalogati che compongono l’intera imbarcazione, viene effettuata manualmente a moduli separati identificati in ventotto singole sezioni che unendoli tra di loro, alla fine compongono l’intera imbarcazione.

    Il ciclo completo di tutte le lavorazioni per realizzare il modello di yacht in oggetto richiede un impiego totale definito in 5.500 ore per ogni singola unità, compreso tutti gli allestimenti e pronta per navigare.

    L’Ingegnerizzazione di questa tipologia di processo produttivo appositamente studiata ha come protagonisti diversi materiali impiegati per realizzare questo tipo di prodotto, dal legno come materia prima principale, alla fibra vetro/carbonio/kevlar e resine epossidiche, come materie prime secondarie importanti per il risultato finale. L’insieme di questi materiali e la tecnica costruttiva prevista possono essere impiegati anche in altri settori come l’edilizia, per realizzare case su misura di qualsiasi forma geometrica ed estetica, ad impatto ambientale zero, eco-sostenibile ed auto-sufficiente, per piscine di qualsiasi forma e dimensione, arredo da esterni, rivestimenti per facciate decorative e strutturali, recupero di edifici storici ecc..

    Altra cosa molto interessante, che inevitabilmente si ripercuote sul costo finale del prodotto, il notevole risparmio relativo agli investimenti iniziali. Nel settore specifico per la realizzazione di imbarcazioni in vetroresina è indispensabile affrontare, con l’impiego di ingenti somme di denaro, necessarie per la costruzione o l’acquisto della modelleria per realizzare gli stampi che, a seconda del numero di unità che si intende produrre, possono variare in uno stampo se si riesce a realizzare una singola stampata “scafo/coperta” ecc.. Durante la sua realizzazione e per il periodo necessario, lo stampo viene occupato, quindi se si intende produrre un certo numero di Imbarcazioni e si supera la capacità produttiva di un singolo stampo, si dovrà far fronte ad ulteriori investimenti per ulteriori stampi. Questi ultimi, in proporzione alla dimensione dell’imbarcazione che si intende realizzare, occupano spazio all’interno dell’insediamento produttivo, pregiudicando la logistica aziendale, che necessita di superfici maggiori quindi costi maggiori. Cosa che non avviene con il tipo di processo produttivo da noi sviluppato. Nel nostro caso lo stoccaggio dei componenti si può ottenere tramite un semplice magazzino verticale catalogato come per esempio quelli utilizzati dagli spedizionieri.

    Nel caso in cui si decidesse di subappaltare a terzi la costruzione o l’allestimento delle imbarcazioni, altra nota dolente sono i costi per il trasporto che varia secondo le dimensioni delle imbarcazioni. Nel nostro caso si limita solo ed esclusivamente alla messa in mare dell’Imbarcazione, poiché i componenti possono essere tranquillamente trasportati con mezzi ordinari come avviene con tutta la merce comune.

    Se la richiesta di mercato raggiungesse dei risultati ottimi, la produzione e lo stoccaggio dei componenti, applicando alla produzione il nostro processo produttivo non porterebbe al collasso l’Azienda, la tipologia e lo sviluppo del nostro processo produttivo ha tenuto conto in primo luogo l’importanza relativa all’elasticità Aziendale, consentendo l’assenza di limiti di produzione ed evita, in caso di una forte richiesta di mercato, ulteriori investimenti per l’Azienda madre, ottimizzando il processo produttivo.

    La semplificazione della produzione come ampliamente descritto,è resa possibile nel nostro caso dall’impiego di attrezzature ed impianti in gran parte utilizzati anche in altri comparti sia industriali che artigianali operanti nel settore del legno ed affini, per la costruzione di Arredamenti e Complementi per l’Arredo. Queste realtà industriali sono presenti da decenni, sia in Italia che all’Estero.

    Questo è il nostro progetto innovativo che è anche il nostro cocktail vincente!!

    Riguardo l’Ambiente e per le maestranze si prevedono costi di produzione certi, investimenti contenuti, elasticità Aziendale, qualità del prodotto eccellente e innovativo nel settore della nautica di lusso, uno dei pochi settori rimasto ancora a livelli poco più che artigianali, anche se fiore all’occhiello del made in Italy.

    Cosa ne pensate?

  11. V. di Sambuy
    V. di Sambuy dice:
    04/02/2009 in 10:30

    RUISPOSTA A CHIARA VALLE

    Cara Chiara,
    Se il suo budget lo consente, suggerirei di lanciare in occasione della vostra festa, un concorso per ilprogetto di un piccolo veliero che renda possibile il programma Ucina “Navigar m’è dolce”.

    Un veliero che smitizzi le difficoltà della vela, che la renda più accetta al neofita.
    Se mi manda il suo indirizzo potrei approfondire l’argomento e indicare alcune idee da sviluppare.

    V. di Sambuy

  12. admin
    admin dice:
    04/02/2009 in 03:30

    Gentile Chiara,

    grazie per averci scritto, prenderemo in considerazione il suo suggerimento.

    Per la sua richiesta, la invito a scrivermi all’indirizzo: info@dbatrade.com

    Cordialmente,
    Alex Vitale

  13. Chiara Valle
    Chiara Valle dice:
    04/02/2009 in 02:05

    Salve,

    mi intrometto per chiedere qualche idea a un esperto del settore, anche se non c’è un area “consigli” :)

    Un amico (si occupa di manutenzione e ristrutturazione barche) in collaborazione con un’altra azienda del settore, vorrebbe inaugurare la nuova sede con una festa. Vorrei dargli una mano. Parteciperà anche qualche amico giornalista della zona.

    Saprebbe consigliarmi un’idea carina per intrattenere, interessare o semplicemente far divertire chi parteciperà? Vorremmo risultasse una giornata molto carina, allestendo qualcosa di più di un semplice catering (avendo un piccolo budget da sfruttare) e far si che i partecipanti non si dimentichino di noi.

    Ogni suggerimento è gradito :)

    Grazie e scusi ancora per l’intrusione!!
    Chiara

  14. Sergio Abrami
    Sergio Abrami dice:
    03/02/2009 in 11:09

    Caro Vittorio di Sambuy,

    è troppo facile darLe ragione, ma bisogna prima cambiare la “testa” a committenza e cantieri.
    La cosa più difficile è far capire che una carena per navigare a bassa velocità “non può” essere efficente ad alta e viceversa.

    La soluzione del “tri sfonda onda” sopporta entrambi i regimi, ma è difficilmente proponibile come modello di pleasure craft. Certo è che più che le impennate del gasolio, sarà il “ridimensionamento” del mercato a veicolare il prossimo rinascimento nautico.

    Condivido la stima per l’IKEA. Sono veramente bravi.
    Riguardo la velocità di sgonfiamento della “bolla nautica”: impressiona leggere i commenti di dopo Salone di solo 2-3 anni fa.

    Sergio Abrami

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