Il vento di Valeria Serra
di Valeria Serra
“Voglio dirvi del vento. Da qui lo sento generarsi.
Il vento é anima, animae in latino, ovvero, esalazione, soffio della vita. E questa ve la dice tutta. Il vento è la terra che respira, è il suo sistema nervoso e di circolazione. Anche se il vento sembra niente. Un niente senza suono, forma, odore. Vive di ciò che muove. Le sue proprietà sono come prese a prestito. E allora diventa profumo di salsedine, e vortice di foglie secche che giocano sulla vostra strada. Invisibile forza, – che se non ci fosse stata – quel giorno che ti salutavo al porto, non avresti avuto il tuo bavero alzato, ed io, quei capelli spettinati più del grano. Cosa sarebbe stato senza vento, vivere?
Senza vento, “Il vascello fantasma” non avrebbe mai peregrinato in Wagner Il vento è stato il primo motore dell’economia del mondo: ha mosso le navi e le pale dei mulini. Il vento ha ottenebrato ed esaltato menti e stati d’animo. Non a tutti piace il suo impeto che non chiede mai – permesso – per entrare. Siamo in balia del vento quando soffia: quando i nostri due metri quadrati di pelle sono al suo contatto; e solo il 2% della nostra superficie ci tiene saldi a terra. Se non ci fosse stato il vento, Shakespeare non avrebbe mai scritto “La tempesta”.
E come l’avrebbero chiamato “Via col vento”? E Dylan poi: “Blowing in the wind” non l’avrebbe mai inventata.
E il vento, debole o furente, infonde a tutte le cose tensione e senso. Che inspiegabile potere. Anche l’afflato, il primo palpito di vita di ogni uomo, è vento. È vento anche ogni timida brezza di malinconia. È vento il cielo, che solo grazie al vento può ritornare terso dopo i grigi. Ma soprattutto, il cielo senza vento, avrebbe avuto solo informi nuvole: e non quelle che vanno, vengono, e qualche volta si fermano, come cantava De André nel vento della sua Gallura.
Che ne sarebbe stato del Cervantes senza vento? Contro quale forza Don Chisciotte avrebbe dato senso alla sua vita? E chi altrimenti, avrebbe segretamente mosso le mobiles di Calder? Io, nel vento mi sono sempre sentita in un habitat privilegiato; ma ho sempre avuto anche un vento che mi sibilava dentro.
Credo venisse da nordovest, perché come il maestrale, soffiava primitivo, aveva raffiche di esaltazione ed improvvise tregue di remissività. Il vento è immateriale e vivo: d’estate sulla spiaggia, andavo in acqua anche per poi asciugarmi al vento.
Era una carezza sulla pelle che mi faceva dire che era proprio là che avrei voluto essere. Perché il vento è sempre qui ed ora: non è mai vana promessa di un domani.”
Questo testo, andato in onda su Radio24 il 27 marzo 2007 nel programma Zombie, è qui pubblicato per gentile concessione dell’autrice.
grazie Valeria e grazie Tito,
per le belle parole che avete trovato per il vento, nel vento, anche perchè soprattutto, ho sempre pensato a lui, che servisse a scacciare pensieri pieni di inquietudine di mostri in realtà inesistenti e spostare semi e poco altro.
Auguri a voi, per molte idee scompigliate.
Commento a “Il Vento” di Valeria Serra:
Leggendo “Il Vento” di Valeria Serra a chi non viene in mente almeno un ricordo particolare legato a questo fenomeno naturale? Ricordi collegati ad attività lavorative o ludiche, di sola osservazione poetica, oppure di disagio e di paura…
Quantomeno, questo è quanto suscita in me questo testo che considero come una “poesia” sul vento.
I miei ricordi “ventosi” sono quasi tutti collegati al lavoro espletato in mare per tanti anni avendo operato per un Corpo dello Stato che, tra le varie incombenze, aveva anche la prerogativa di essere impegnato con unità medio/piccole, nei soccorsi in mare ai natanti ed alle navi in difficoltà.
In poche parole quando il vento ed il mare suggerivano ai naviganti di cercarsi al più presto un rifugio od un ridosso, noi “spavaldi” dovevamo uscire in mare per soccorrere chi era in difficoltà.
Il mare mi ha sempre impressionato, il vento no, anzi. Col tempo ho imparato a conoscerlo, amarlo ed a servirmene e lui, docile, mi ha sempre aiutato.
Era lui che nelle manovre mi spingeva in banchina o mi avvicinava alle barche in difficoltà per poterle soccorrere ed a volte anche rimorchiare in un sicuro sorgitore.
E’ il vento, che solleva spruzzi d’acqua gelida causati dallo sbattere della prua, sminuzzandoli poi in piccole bollicine che schiaffeggiano il viso come se fossero la punta di migliaia di aghi.
E’ il vento, che spesso viene considerato come l’unica causa di eventi marittimi catastrofici come i naufragi e, la vera causa è, invece, l’umana sicurezza riposta nel poter controllare gli “elementi”.
Un esempio di cui sono stato partecipe e testimone, il naufragio della M/n “London Valour” avvenuto nelle acque di Genova il 9 aprile del 1970, dove il vento quel giorno soffiava a 50 nodi ed il bollettino meteo diceva: tempesta.
Eppure, in tutto quel caos di vento e mare, con la nostra piccola unità riuscimmo a salvare 26 uomini appartenenti all’equipaggio di quella nave.
Concludendo con le parole di Valeria Serra:
“…..il vento è sempre qui ed ora: non è mai una promessa di un domani.”
Tito Mancini