Antonio Soccol, giornalista nautico

Antonio Soccol, definito il direttore di AltoMareBlu e amico del mare e della storia nautica. Pilota e storico del mondo della nautica.

L’eclettico Antonio Soccol è stato:

Giornalista, editorialista, scrittore, direttore di testate, editore, consulente editoriale, ghost-writer, pilota offshore, motonauta , subacqueo, fotoreporter ma, per citare le sue stesse parole:

Il mare mi ha dato tutto: allegria, dolore, economia, nemici, soddisfazioni, fatica, amarezze, povertà, amicizie, sesso. Vita.

Raccontando di mare e di tutte le persone che ha incontrato, ha anche affermato:

Ho frequentato, con cordialità e parlando di mare, l’avvocato Gianni Agnelli e l’ing. Carlo Riva. Un elenco lungo una vita che potrebbe esser degno di una enciclopedia: tutta gente che il mare l’ha scritto, fotografato, studiato, cantato, dipinto, raccontato, tradotto, analizzato, corso, navigato, difeso, lavorato. Vissuto.

Amo e ho amato questa “gente”. Non il mare…

Qui c’è una parte del lavoro di Antonio Soccol così come da lui voluto, un punto di riferimento per i posteri in un ambiente libero, a testimonianza del fatto che i libri e le pubblicazioni si possono occultare, nel web invece no.

Una testimonianza per i posteri, un angolo di cultura, di un uomo come pochi se ne possono conoscere in vita.

Per mare gratis e senza emissioni? YES, WE CAN – La barca non è un auto… (XX puntata)

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Allora, sembra certo. Andremo per mare con l’energia ricavata dai pannelli fotovoltaici solari. Era l’uovo di Colombo. Dove metterli ‘sti benedetti pannelli fotovoltaici? Sì, sul ponte. Però c’è di meglio. Per esempio, sulla randa di una barca a vela. Ma come? Non sono rigidi? Non più. E comunque, per favore, fare mente locale: le vele già si steccano per renderle più rigide. Dunque: obiezione inutile. Ma ‘sti pannelli, non pesano da morire? Mica tanto vero. Non quelli dell’ultima generazione

La barca non è un auto (XIX puntata) – Carene brevettate

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Guardarle, le carene delle barche ai Saloni, è impresa proprio da “guardoni” e per capire grossomodo come son fatte bisogna sottoporsi a contorcimenti degni di miglior fine… se mi seguite, però debbo dire in tutta onestà che di originale, inusitato, insomma di “nuovo” non ci ho visto nulla di nulla. Un paio di redan, qualche pattino longitudinale troncato qua e là, un diedro piuttosto spinto. Tutta roba che già si vedeva nelle barche da corsa di trenta, quaranta anni or sono.E allora perché brevettarle?Seleziona titolo per visualizzare l'articolo

Io, secondo pilota del “Dart”

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Quando Alfredo Micheletti mi ha chiesto se volevo fargli da navigatore sul “Dart” mi sono sentito abbastanza imbarazzato. Conoscevo un po’ tutto di questa incredibile barca perchè sia Giorgio Adreani che “Sonny” Levi mi onorano della loro amicizia. Sapevo delle velocità eccezionali che lo scafo poteva toccare grazie alla poderosa spinta dei due Montreal Autodelta....

Io, primo pilota di “Dart”

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Era il “Dart”, e le sue caratteristiche costruttive erano tali da fare venire l'infarto da desiderio a un guidatore di bagnarola a remi: figuriamoci a me. Mi attaccai come una remora: ero sempre tra i piedi di Giorgio, di “Sonny” e dell'ing. Chiti. Verso la fine dell'inverno '72 cominciavano le prove sul lago di Sarnico, con vari piloti che si alternavano alla guida; c'erano un sacco di dettagli da mettere a punto: i motori, lavorando a temperature ambientali vicine allo zero, facevano le bizze. I meccanici Autodelta, eroici, impazzivano
Barca Dart dei Cantieri Vega di Vimodrone

Dart, l’impossibile realtà

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Erano anni focosi e fertili, quelli. Non facevi tempo a sederti al tavolo di un ristorante con due o tre amici (di quelli “giusti”, naturalmente) e, prima di arrivare al caffè, era già nata una barca. Ma non una “barca qualsiasi”. Una barca unica al mondo. La vera storia di DART, una barca unica al mondo

La cucina di bordo ideale? Cinese.

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Negli anni Settanta frequentavo due cinesi che vivevano a Milano: Hsiao Cin e Ho Kan. Entrambi pittori valenti e cuochi raffinati. Il primo è oggi artista molto affermato (ah, avessi allora comprato un po’ di suoi quadri… invece che un solo “multiplo”, sia pure bellissimo) mentre del secondo, che aveva quel cognome un po’ imbarazzante da pronunciare se appena si doveva farlo precedere da una “di”( per esempio: “il quadro di Ho Kan” che sembrava una bestemmia in dialetto veneto), ho perso le tracce...Selezionare il titolo per leggere l'articolo.

Stiletto: una carena “veneziana” per la US NAVY

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“Stiletto” è un trimarano da 88,6 piedi per 40,5 di larghezza (in metri sono: 25 x 12, 30). Ha un dislocamento di circa 60 tonnellate e una immersione di soli pochi centimetri. Spinto da 4 motori Carterpillar C32 da 1.232 kW ciascuno e azionanti 4 eliche di superficie, ha una velocità max a pieno carico di 51 nodi (40 nodi è, invece, quella detta “operativa”). L’ha costruito, in appena 15 mesi, un piccolo cantiere di San Diego (il Knight & Carter Yacht Center) specializzato in scafi da diporto con una spesa di 6 milioni di dollari prima dell’allestimento e 10 milioni a barca finita. Per i bilanci della US Navy, un costo quasi irrisorio.
povera barca

La barca non e’ un auto (XVII puntata) – E adesso, povera barca?

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Nel 1992 un litro di nafta costava 600 lire al litro. Oggi ha un prezzo sei volte tanto…Il pieno (facciamo mille litri) per un cabinato da 12 metri spinto da una coppia di diesel da 270 cv ciascuno, costa (al momento in cui scrivo) 1.350 euro che è qualcosa di più di quanto guadagna in un mese un cittadino medio italiano. E con quel pieno, quella barca copre una distanza di 160 miglia (circa 200, se ha trasmissioni con eliche di superficie)…Selezionare il titolo per visualizzare l'articolo.

“Te piace ‘a barca d’epoca” ASDEC

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Nel dicembre 1987 un gruppo di amici tutti molto appassionati di barche d’epoca decise di riunirsi in un’associazione: il primo ostacolo da superare fu la scelta del nome. Non fu una decisione semplice e facile: il risultato ASDEC, Associazione Scafi d’Epoca e Classici...Articolo di Antonio Soccol, selezionare il titolo per visualizzarlo.
cultura del mare

Libri di cultura del mare – Rubrica a cura di Antonio Soccol

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Da questa considerazione nasce questa nuova sezione del “nostro” blog "Libri per chi ama il mare": per il desiderio, per altro espresso anche da alcuni lettori/navigatori, di dar da bere agli assetati, di fornire una ulteriore visione del mare-amante. La visione della cultura. Quella che può venire dalle parole di un poeta oppure da quelle di un progettista, da un libro tecnico oppure da un romanzo...Seleziona il titolo per visualizzare l'articolo.

La barca a vela che superò il treno

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Sul ponte della Libertà, i viaggiatori dei treni che da Mestre trotterellavano sino a Venezia, si videro superare da una barca a vela con un albero di 10 metri di altezza e due belle ragazze in bikini a prua….“Sembra un pesce volante”, disse una delle due ragazze e poiché, fresca di studi, sapeva anche di latino, propose : “Perché questa barca non la chiamate “Exocetus volans” che vuol dire appunto pesce volante?”. E così fu...