Tutti gli articoli di Antonio Soccol pubblicati in AltoMareBlu

La barca non è un’auto (XXII puntata) – Quando il gioco si fa duro

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Giusto un anno fa, su questa rivista (Barche), proponevo l’idea e l’esigenza di studiare una bio-barca: carena più efficiente e trasmissioni migliori. Il tutto garantiva circa il 40 per cento di risparmio energetico. Un paio di mesi dopo, con anticipazione mondiale da parte di Barche, scoppiava la bomba dello studio di progetto per uno scafo da 100 metri e capace di filare 100 nodi. Lo studio è stato fatto, la barca no. Non ancora, per lo meno. Ma è probabile che quello possa esser considerato il sogno per l’ultima “brioche” di un popolo ormai senza più pane

Plagiare, copiare, imitare

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Plàgio per lo Zingarelli è “appropriazione, totale o parziale, di lavoro altrui, letterario, artistico e sim., che si voglia spacciare per proprio”. Copiare, per lo stesso vocabolario, significa: “ trascrivere illecitamente un testo altrui” ma anche: “ripetere i concetti, la maniera, lo stile di un autore facendoli propri”. Imitare, ha quattro verdetti: 1° “adeguare la propria personalità o il proprio comportamento a un determinato modello”; 2° “riprodurre con la maggior approssimazione possibile”; 3° “simulare”; 4° “possedere l’apparenza di qualcosa”.Selezionare il titolo per visualizzare l'articolo.

Il nuovo non è bello e il bello non è nuovo (1)

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Nel nostro settore pochi conoscono “Pambianco”. E’ in assoluto la più prestigiosa e attendibile “società di consulenza per lo sviluppo delle imprese della moda”. Personalmente, alcuni anni or sono, ho avuto l’onore e il piacere di collaborare professionalmente con questa azienda e ne conservo un ricordo altamente qualificato per la serietà che la caratterizza.

Un grande atto d’amore: il restauro della “Serenissima”

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Questa è la storia di un grande atto d’amore. Arrossendo un po’, l’uomo che l’ha vissuta, la definisce semplicemente “una scommessa”, come se in amore tutto non fosse sempre una tremenda e quasi improba sfida. Il restauro della “Serenissima” articolo di Antonio Soccol

Sic transit gloria mundi

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Jacques Yves Cousteau, il “Comandante Cousteau”, “le Commandant” per tutti. Era famoso per un sacco di cose ma soprattutto per quella straordinaria serie di documentari , “The Undersea World of Jacques Cousteau”, girati per la M.G.M. e distribuiti in tutto il mondo.Seleziona il titolo per visualizzare l'articolo.

Per mare gratis e senza emissioni? YES, WE CAN – La barca non è un auto… (XX puntata)

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Allora, sembra certo. Andremo per mare con l’energia ricavata dai pannelli fotovoltaici solari. Era l’uovo di Colombo. Dove metterli ‘sti benedetti pannelli fotovoltaici? Sì, sul ponte. Però c’è di meglio. Per esempio, sulla randa di una barca a vela. Ma come? Non sono rigidi? Non più. E comunque, per favore, fare mente locale: le vele già si steccano per renderle più rigide. Dunque: obiezione inutile. Ma ‘sti pannelli, non pesano da morire? Mica tanto vero. Non quelli dell’ultima generazione

La barca non è un auto (XIX puntata) – Carene brevettate

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Guardarle, le carene delle barche ai Saloni, è impresa proprio da “guardoni” e per capire grossomodo come son fatte bisogna sottoporsi a contorcimenti degni di miglior fine… se mi seguite, però debbo dire in tutta onestà che di originale, inusitato, insomma di “nuovo” non ci ho visto nulla di nulla. Un paio di redan, qualche pattino longitudinale troncato qua e là, un diedro piuttosto spinto. Tutta roba che già si vedeva nelle barche da corsa di trenta, quaranta anni or sono.E allora perché brevettarle?Seleziona titolo per visualizzare l'articolo

Io, secondo pilota del “Dart”

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Quando Alfredo Micheletti mi ha chiesto se volevo fargli da navigatore sul “Dart” mi sono sentito abbastanza imbarazzato. Conoscevo un po’ tutto di questa incredibile barca perchè sia Giorgio Adreani che “Sonny” Levi mi onorano della loro amicizia. Sapevo delle velocità eccezionali che lo scafo poteva toccare grazie alla poderosa spinta dei due Montreal Autodelta....

Io, primo pilota di “Dart”

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Era il “Dart”, e le sue caratteristiche costruttive erano tali da fare venire l'infarto da desiderio a un guidatore di bagnarola a remi: figuriamoci a me. Mi attaccai come una remora: ero sempre tra i piedi di Giorgio, di “Sonny” e dell'ing. Chiti. Verso la fine dell'inverno '72 cominciavano le prove sul lago di Sarnico, con vari piloti che si alternavano alla guida; c'erano un sacco di dettagli da mettere a punto: i motori, lavorando a temperature ambientali vicine allo zero, facevano le bizze. I meccanici Autodelta, eroici, impazzivano
Barca Dart dei Cantieri Vega di Vimodrone

Dart, l’impossibile realtà

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Erano anni focosi e fertili, quelli. Non facevi tempo a sederti al tavolo di un ristorante con due o tre amici (di quelli “giusti”, naturalmente) e, prima di arrivare al caffè, era già nata una barca. Ma non una “barca qualsiasi”. Una barca unica al mondo. La vera storia di DART, una barca unica al mondo

La cucina di bordo ideale? Cinese.

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Negli anni Settanta frequentavo due cinesi che vivevano a Milano: Hsiao Cin e Ho Kan. Entrambi pittori valenti e cuochi raffinati. Il primo è oggi artista molto affermato (ah, avessi allora comprato un po’ di suoi quadri… invece che un solo “multiplo”, sia pure bellissimo) mentre del secondo, che aveva quel cognome un po’ imbarazzante da pronunciare se appena si doveva farlo precedere da una “di”( per esempio: “il quadro di Ho Kan” che sembrava una bestemmia in dialetto veneto), ho perso le tracce...Selezionare il titolo per leggere l'articolo.