La barca non è un auto a cura del giornalista nautico Antonio Soccol

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Alla ricerca di un po’ di mercato: il fascino del vintage – La barca non e’… 34a p.

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Nella 34a puntata della rubrica "La barca non è un'auto" Antonio Soccol parla del rilancio delle auto storiche come la Trabant, la Fiat 500, la Mini.. e tante altre che ha dato molto successo alle case costruttrici che hanno intrapreso questa invenzione commerciale per rilanciare il mercato che era in crisi ed ha estrapolato taòle concetto alle barche, come fatto dalla Riva e come ha fatto Martin Levi con il Corsair, partendo dalla carena dell'omonima barca dalla quale è stato ricavato lo stanpo per produrre una barca bellissima, il Corsair, derivata dalla specialissima carena della capostipite A' Speranziella, da cui sono nate tante altre carene famose disegante da "Sonny" Levi. Un interessantissima proposta che parte da una carena fantastica e le prestazioni del modello realizzato lo dimostrano inequivocabilmente.
direttore Antonio Soccol

E’ la nautica, bellezza! – La barca non è un’ auto… (XXVI puntata)

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Un lettore mi scrive: “Secondo me la barca andrebbe meglio paragonata a un camper piuttosto che a una macchina, e l’automobile a un motoscafo”. Non è chiarissimo: il motoscafo non è una barca? Vabeh, si vede che per lui, “barca” non vuol dire “imbarcazione di dimensioni modeste per trasporto di persone e cose” come sostiene lo Zingarelli ma significa “scafo con cabina”. Non è grave ma comunque

La barca non è un’ auto… (25° puntata) – Inventare l’ombrello? Si!

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Com’è noto l’Aspronadi è l’Associazione dei progettisti della nautica da diporto. L’architetto Lenzi (yacht designer) mi scrive:Una provocazione così non poteva cadere nel vuoto...! Altro che! Non solo l'Aspronadi risponde ma si impegna a farlo in modo sempre più incisivo e diffuso. Mi permetto di dire che, con rinnovato vigore, l'associazione da un anno a questa parte ha preparato e prepara interventi in questa direzione. Sempre più siamo consapevoli, come progettisti, degli obbiettivi a cui dobbiamo mirare. E sono fiera di aver riscontrato che tra i membri (con le solite eccezioni che confermano le regole) ci sia la voglia di puntare i piedi sulla professionalità piuttosto che sull'assecondare il mercato. Ed è per questo che affrontiamo il lungo percorso verso l'obbiettivo con un passo dietro l'altro...Aricolo di Antonio Soccol, selezionare il titolo per visualizzare l'articolo.

La barca non è un auto (XIX puntata) – Carene brevettate

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Guardarle, le carene delle barche ai Saloni, è impresa proprio da “guardoni” e per capire grossomodo come son fatte bisogna sottoporsi a contorcimenti degni di miglior fine… se mi seguite, però debbo dire in tutta onestà che di originale, inusitato, insomma di “nuovo” non ci ho visto nulla di nulla. Un paio di redan, qualche pattino longitudinale troncato qua e là, un diedro piuttosto spinto. Tutta roba che già si vedeva nelle barche da corsa di trenta, quaranta anni or sono.E allora perché brevettarle?Seleziona titolo per visualizzare l'articolo
Barca Classica Merry Go Round

La barca non è un auto di Antonio Soccol (X puntata)

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Tradizione storica delle genti di mare impone che mai si deve cambiare il nome di una imbarcazione anche se cambia il proprietario. Farlo porta sfiga, si dice. Però anche questa è abitudine che si sta smarrendo. Io non sono affatto superstizioso ma non mi pare bello cambiar nome alle barche. Articolo di Antonio Soccol

La barca non e’… un’auto (IX puntata) di Antonio Soccol

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Beh, l’ho già scritto su queste pagine. Ai “miei tempi”, cioè quando correvo in offshore, ci si trovava un’oretta prima del via a bere un caffè al Club che ospitava e organizzava la gara e si piegava a fette “La Gazzetta dello sport” in modo che un lato del quotidiano coincidesse con la rotta che si doveva fare in gara e l’altro passasse al centro della rosa dei venti della carta nautica

La barca non è un’auto (VI puntata) – Antonio Soccol

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Per le barche: secondo dati riportati dall'UCINA (Unione Nazionale Cantieri e Industrie Nautiche e Affini), nel 2005, sarebbero state prodotte nel mondo 827mila imbarcazioni, il 90 per cento delle quali negli Stati Uniti d'America. In Italia (escludendo i gommoni e le barche per motori fuoribordo) la produzione complessiva è stata di 2.297 esemplari.Produzione realizzata da quanti operatori? All'incirca 700 (sono infatti 716 i "codici costruttori" esistenti in Italia). Il che dà una media di 3,2 barche all'anno per ciascuno di loro. In totale, immatricolate in Italia, ci sono oggi 73.311 imbarcazioni di cui il 67 per cento (pari a 58.294 esemplari) è di scafi con motori entrobordo o entrofuoribordo mentre il rimanente è dato da un 3% di natanti per motori fb e dal 30% di barche a vela.Per visualizzare l'articolo, selezionare il titolo.
Ramcraft 32

La barca non è un auto (IV puntata)

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... Il tutto continuò finchè nel 1972 Carlo Riva non si stufò e iscrisse un suo Aquarama alla gara motonautica Londra-Montecarlo, una prova straordinaria in 15 tappe e lunga ben 2.544 miglia marine (4.715 chilometri). Affidato alla straordinaria guida di Gianfranco Rossi (Renato Mazzolini e Ettore Andenna era gli altri due membri dell'equipaggio)...
La barca non è un auto

La barca non è un auto (III)

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Avete mai pensato di comprarvi una automobile senza cambio? No, non intendo dire con un cambio automatico o di quelli di ultimo grido ricavati dalle esperienze di F.1. No, no: non quelli. Proprio senza del tutto: solo con una marcia in avanti quella che volete voi: la prima, la seconda, la terza e la retromarcia e basta.No, vero. Non l'avete mai pensato perchè il cambio è indispensabile per la guida dell'auto: la prima per muoversi dal parcheggio, la seconda per incrementare la velocità, eccetera e poi tutto il resto: scalare le marce in curva, in salita, usarle come freno-motore in discesa eccetera eccetera.Eppure molti, moltissimi comprano la loro "auto che naviga" senza il cambio