Chi è Antonio Soccol

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Ma siamo orgogliosi di dire che Antonio Soccol ha già contribuito con 125 voci.

Pubblicati da Antonio Soccol

La barca non è un auto (III)

Avete mai pensato di comprarvi una automobile senza cambio? No, non intendo dire con un cambio automatico o di quelli di ultimo grido ricavati dalle esperienze di F.1. No, no: non quelli. Proprio senza del tutto: solo con una marcia in avanti quella che volete voi: la prima, la seconda, la terza e la retromarcia e basta.

No, vero. Non l’avete mai pensato perchè il cambio è indispensabile per la guida dell’auto: la prima per muoversi dal parcheggio, la seconda per incrementare la velocità, eccetera e poi tutto il resto: scalare le marce in curva, in salita, usarle come freno-motore in discesa eccetera eccetera.

Eppure molti, moltissimi comprano la loro “auto che naviga” senza il cambio

A life in the sun – di Antonio Soccol

A life in the sun, storia di marinai ambientata a Panarea di Antonio Soccol. Lo spettacolo stava per iniziare. Come ogni sera avevo gettato l’ancora del mio “Exocetus volans” ad un centinaio di metri dal molo di Panarea, tenendomi sul lato nord (verso Stromboli, per capirci) in modo da non perdere alcun dettaglio del fenomenale e puntualissimo show che andava in scena alle 19,29 precise di ogni giorno d’agosto…

Barche da IgNobel e Relative Trasmissioni – eliche di superficie

Capii d’esser stato scoperto:

ero nella sala stampa del quarantaseiesimo Salone Nautico Internazionale di Genova, l’ultimo della serie. Avevo detto (e, soprattutto, scritto su queste pagine di Barche) che a quel Salone non ci sarei andato e invece c’ero. Poco contava che i motivi che mi avevano spinto ad andarci nulla avessero a che fare con le barche esposte e riguardassero invece un delizioso incontro con alcuni cari vecchi collaudati amici e fedeli compagni di sogni, intenti a studiare il progetto di fattibilità di una “barca” (si fa per dire) da 100 (diconsi cento) nodi (pari perciò a oltre 180 chilometri orari).

La realtà era evidente e Franco Belloni, gloria vivente di un giornalismo nautico epico e scomparso oltre che mio antico amico, mi aveva scoperto, visto che la voce alle mie spalle era proprio la sua. E mi sfotteva anche, avendo già letto la mia dichiarazione clamorosamente pubblicata da “Barche”…

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Comprare una barca non e’ come comprare un’auto (II puntata)

Una barca si divide in due parti: sotto alla linea di galleggiamento si chiama “opera viva”, sopra al pelo dell’acqua si chiama “opera morta”. Chi oggi compra una barca, al solito, si occupa dell’opera morta e quindi compra una “casa al mare”.

Chi invece vuol navigare si deve occupare dell’opera viva, cioè di tutto quello che sta nell’acqua e serve ad affrontare il mare. Parliamo allora di opere vive e specificatamente di carene. Di quelle ormai oggi più comuni. Quando apparvero, le chiamarono “carene a dislocamento planante”: una espressione che non vuol dire niente “per la contradizion che nol consente” (Dante Alighieri, “La divina commedia”, Inferno, XXVII, 120). L’aveva inventata, la definizione, l’ufficio marketing di un cantiere: Italcraft di quegli anni (primi Sessanta), quando presentò il suo cabinato “X-1”, ispirato (molto ispirato- “forse sin troppo”, direi) alle prime carene di quel genere studiate negli Usa da Raymond Hunt.

In Italia, opere vive di quel tipo, le produceva, allora, solo la Navaltecnica di Anzio, detta anche Canav, però queste erano ideate e progettate da Renato “Sonny” Levi…

Poesie che raccontano il mare

Quasi fosse troppo grande e troppo potente per le virtù comuni, l’oceano ignora compassione, fede, legge, memoria. La sua incostanza può essere mantenuta conforme ai propositi umani solo con una risolutezza indomita, e con una vigilanza insonne, armata, gelosa, in cui, forse, c’é sempre stato più odio che amore. Odi et amo può ben essere la professione di fede di coloro i quali coscientemente o ciecamente hanno consegnato la propria esistenza al fascino del mare.