Settanta nodi di notte… il contrasto al contrabbando
Di Giuseppe Scarpa
Leggendo quanto scritto da Maurizio Mainardi mi tornano in mente le tantissime notti trascorse in mare sull’Adriatico Meridionale.
Avevo letto già qualcosa del suo libro “Stiamo inseguendo mike/sierra”, ricordo di avergli ripetuto più volte che probabilmente, chi leggeva di quei racconti non avrebbe creduto a quanto descrivevano, che potevano apparire come storie inventate, non credendo a quei numeri da circo che abbiamo eseguito in mare, per chi sa quante notti. Oggi sono contento di essere stato smentito e noto con piacere che il libro pubblicato da Maurizio comincia ad avere successo, benché a mio giudizio, merita molto di più.
Noi della Guardia di Finanza siamo uomini che per vie diverse siamo stati accomunati nello stesso impegno.
Ho prestato servizio sull’Adriatico Meridionale per un bel po’, vivendo quanto racconta Maurizio nel suo libro, anche se devo dire che molti degli episodi che ci hanno maggiormente segnati sono solo appena accennati. Mi riferisco a tutti gli speronamenti, episodi in cui i colleghi si son ritrovati davanti gente armata che non ha esitato ad usarle ed in alcuni mezzi sono state trovate addirittura bombe a mano ed ancora, di quegli incidenti in cui alcuni miei colleghi il mattino seguente non sono mai più tornati a casa.
Gran parte di finanzieri in servizio nell’area detta, si è ritrovato proiettato in una realtà che nessuno di noi avrebbe minimamente immaginato esistesse.
Personalmente provengo da esperienze nautiche legate oltre che alle scuole nautiche, alla vela, alla Marina Militare dove ho prestato servizio di leva come velista presso un centro sportivo, poi la Marina Mercantile sulle superpetroliere, poi la Guardia di Finanza.
Il Drago…
gran bella barca, era un orgoglio esserne il comandante. Guardarlo oggi mi domando: “ma come cavolo facevamo ad andare per mare con quella barca”. Inseguire i “Napoli” e riuscire a catturarli con un mezzo inferiore in manovrabilità, era uno orgoglio ancora più grande.
Far virare un Drago fino a far toccare la tuga in acqua cercando di stringere il più possibile la virata era un numero veramente difficile…
Poi arrivarono nelle mani dei contrabbandieri gli scafi denominati “Corbelli” e lì dovevamo lavorare sulla sorpresa… “beccandoli” a terra mentre stavano scaricando, sorprendendoli sotto costa per abbordarli prima che riuscissero a planare, altrimenti… ciao, ti salutavano.
Se riuscivano a prendere velocità e a planare prima che si riuscisse ad “abbordarli”… beh… avevamo circa 5 minuti di autonomia. I gloriosi ed ormai esausti Isotta Fraschini con secoli di battaglie nelle bielle andavano in ebollizione ed alcuni di questi motori, nonostante le “cure” e le “premure” dei direttori di macchina e motoristi, dopo 5 minuti a “manetta”…avevano le temperature dell’acqua alle stelle e le cassette di compenso, in origine da circa un litro, erano state sostituite con taniche da 10 litri che lo stesso non bastavano… di conseguenza dovevamo decelerare e abbandonare l’inseguimento.
Grazie alle nuove norme, arrivarono i “Napoli” anche per noi e successivamente i “Corbelli” e con queste nostre unità la musica cambiò diventando competitivi, spesso con prestazioni superiori alla flotta contrabbandiera.
Questa situazione durò solo un po’ e la controparte corse ai ripari, visto che non era per loro possibile continuare a sostenere confronti in cui speso erano perdenti e con l’allargamento del “mercato illegale”… gli interessi in ballo erano ulteriormente aumentati. Vi era ormai una gestione manageriale del contrabbando, con calcoli di stime tra quanto investito e quanto dovevano guadagnare riducendo al minimo le perdite dei mezzi e della “merce”.
I contrabbandieri si dotarono delle apparecchiature idonee a far si che il confronto in mare non avvenisse. Istallarono postazioni radar sulle alture lungo la costa, con antenne nascoste anche all’interno di cisterne di acqua, ovviamente svuotate e posizionate sui tetti di palazzi, masserie ecc… scrutavano il mare attentamente e guidando dalle alture della Puglia gli sbarchi, si dotarono anche di nuove imbarcazioni, i Supertermoli, mentre a terra scortavano i carichi di sigarette con decine di mezzi blindati..
Cambiò tutto ancora una volta con la “contro guerra elettronica” che voleva dire “ricerca elettronica delle emittenti radar”, mentre loro allargavano le aree di intervento per sfuggire ai controlli radar, munendosi dei Supertermoli, scafi da ventuno metri fuori tutto, quattro motori diesel sovralimentati, di solito i Seatek da 750 HP cadauno, trasmissioni Trimax con eliche supercavitanti Rolla in acciaio… una manovrabilità decisamente inferiore rispetto agli scafi dotati di gruppi poppieri… e prora, anche in questo caso, rivestita in acciaio.
- A favore? Tanta potenza
- Velocità? Oltre 50 nodi a pieno carico con 500 casse di sigarette a bordo, che in termini di peso vuol dire 14 Kg a cassa (peso lordo composto da 10 Kg di tabacco complessivo e 4 Kg di carte , filtri imballaggi ecc. ecc.
- Peso totale 7000 Kg.
Abbiamo provato a fermare queste unità con cime di tutti i diametri e di tutti materiali possibili anche in kevlar, ma le uniche che facevano danno erano i vecchi cavi usati come bracci delle reti a strascico con l’anima in acciaio. Non bastava che li prendessero nelle eliche, dovevi obbligarli a correre per un bel po’ di tempo con quelle cime nelle eliche per far si che gli invertitori andassero in avaria.
La tecnica:
- Ricerca
- Avvistamento
- Tallonamento cercando di farlo arrivare il più sotto costa possibile. Perché? Perché avesse il 50% della via di fuga precluse della costa stessa
- Si attaccava appena entravamo (di solito) entro la scala di un miglio e mezzo, di uno dei due radar di cui erano dotati. Lo scafo cominciava ad aumentare la velocità effettuando una larga virata per non perdere velocità ma anzi incrementandola progressivamente per impedire di avvicinarlo ulteriormente
- Assunta rotta 030° il mezzo si poneva alla massima velocità, di solito tra i 50 e 52 nodi. Dovevi “buttare l’anima” per recuperare quel miglio/ miglio e mezzo che ti separava da lui. Tu inseguivi a bordo di un “Corbelli” acquisito e in uso alla G di F, riuscendo a fare, forse, due o tre nodi, se eri fortunato, a volte quattro nodi più di lui
- Con una mano tenevi il timone, con l’altra spingevi sulle quattro manette per spremere sino all’ultimo giro possibile i motori e più ne avevi e più ne chiedevi
- Il radarista chiamava continuamente distanza e rilevamento del bersaglio
- Il direttore attaccato alla radio che lanciava le informazioni alle altre unità per guidarle sul bersaglio.
- Il motorista che preparava le cime e sistemava i faretti. 0,05 miglia (circa 100 metri)
- Si accendono i faretti, si illumina lo scafo
- Si esce dalla scia
- Rotta parallela: un occhio fisso alla prua dello scafo contrabbandiero e con l’altro osservavi tutto il resto del mondo
- Lui ti illumina con un faro piu’ potente del tuo e cerca di accecarti per impedirti di vedere che sta accostando dal lato opposto in cui ti sei posizionato e cercare di guadagnare spazio per impedirti il passaggio di prua. Ma siamo vecchi… questi giochetti li conosciamo…. “
- Faccio finta di seguirti ma poi ti ho anticipato nella manovra e mi sono rimesso in rotta, 030°
- Quando tu tornerai nella rotta 030°, perché per tornare all’altra sponda dell’Adriatico quella la rotta devi fare, ti accorgerai che quella manovra non solo non ti ha fatto guadagnare nemmeno un metro per allontanarti da me, ma scoprirai che avrai perso molto piu’ di quanto potessi immaginare
- Sono a dritta del tuo mascone
- Non mi vedi: tu hai la guida a sinistra e io anche… Io vedo benissimo te
- I tuoi compari a bordo con te, ti comunicano a voce la mia posizione rispetto alla tua prua e per questo inevitabilmente reagirai con ritardo alle mie manovre
- Ok sono oltre la tua prua per oltre i 3/4 della mia vedetta
- Fuori le cime! Ho due cavi di poppa ben distesi diametro 22 o 24 o 26 mm con anima in acciaio
- Ci siamo, la mia poppa e davanti alla tua di almeno un paio di metri, ok può bastare, me lo devo far bastare, posso passare.
- Faccio il mio passaggio di prua
- Tu reagisci e accosti alla tua sinistra per poi accostare rapidamente a dritta e passare con le tue eliche sulle cime con un angolo prossimo ai 90° in modo da esporre le tue 4 eliche il meno possibile alle cime stesse.
- Ma anche qui ti sbagli… Tu hai fatto finta di accostare a sinistra per poi andare a dritta, ma ho fatto lo stesso anche io, con il vantaggio che io manovro con 4 gruppi poppieri “Bravo One” e quindi sono molto piu’ rapido di te.
- Mi ritrovi perfettamente davanti a te allineato alla tua rotta.
- Sono davanti a te a due tre metri dalla tua prora rinforzata con l’acciaio, con 3 nodi di velocità in piu’ della tua, con una manovrabilità maggiore della tua.
- Ora gioco io con te, andando leggermente a dritta e sinistra rispetto alla tua rotta, tenendoti nella mia scia e con due cime infilate sotto la tua carena. Le prenderai, le prenderai per forza.
- Prendi la prima! Il crak secco del lacciolo che si spezza è il segno che hai preso la prima cima nell’elica che comincerà a farti bollire l’olio dell’ invertitore del motore e insieme comincerà a ribollire di rabbia il sangue nelle tue vene!
- Prendi la seconda cima! Non è finita, ho almeno altre 20 di cime da poterti infilarti nelle eliche…e piu’ cime prendi, piu’ il tuo panico aumenta. Piu’ la tua certezza di fuga vacilla, piu’ errori commetterai e piu’ facilmente prenderai cime. Mi basta che la tua velocità scenda almeno intorno ai 35 nodi. Tanto mi basta per virare, arrivarti di fianco, abbordarti e permettere al mio equipaggio di saltare a bordo e bloccare ogni tentativo di fuga.
Poi arrivarono le 6000, le “Classi levriero”. Altra storia! Era come inseguire in Maserati GT 4. Non avevi 2 o 3 nodi in piu’ di lui. Ma con le condizioni meteo favorevoli avevi anche 20 nodi in piu’ di lui. Inseguivi molto piu’ rilassato e non dovevi premere sulle manette… anzi dovevi decelerare altrimenti… lo superavi in maniera troppo larga effettuando passaggi inutili!
Settanta nodi di notte… sono tanti? Lo credevo anch’io, ma poi ci si rende conto che è solo:
- questione di abitudine
- di occhio
- di avere un buon radarista
- affiatamento con l’equipaggio… e si va!!!
Certo, in estate in prossimità della costa, con tanti barchini di pescatori dilettanti e diportisti con piccole barche con in mano le loro canne da pesca e le luci spente per risparmiare energia delle batterie di bordo, barche che i radar battono magari solo a meno di mezzo miglio dalla prora… gommoni di clandestini bassi piccoli e al buio… beh occorre molta, molta attenzione… e qualche preghiera in più al Padre eterno.
Foto: A. Iraso, M. Santo, M. Mainardi.
Gentile Marcello,
La ringraziamo sinceramente per averci scritto e per quanto dice di AMB!
Circa il motoscafo Gari Raider che sta cercando di acquistare non abbiamo notizie, nei nostri archivi cartacei ed informatici notizie specifiche del cantiere che l’ha costruita, come Lei chiede. Tuttavia, cerco di contattare nostri amici e collaboratori che probabilmente avranno notizie in merito.
Appena ricevute le pubblicherò qui su AMB…
I motori Mercruiser da 350 CV ciascuno sono molto buoni e girano bene, ma solo se viene eseguita la manutenzione periodica correttamente.
Le problematiche di questo motore sono i carburatori poiché molto vecchi ed il problema sono le guarnizioni e membrane dei carburatori che tra breve non si troveranno più qui in Italia. Circa le prestazioni di questi motori sono ottime, ma come detto per alcuni ricambi diventa difficile se non impossibile reperirli. Migliori sono gli stessi motori, ma ad iniezione che ottimizzano consumi e prestazioni. Sono comunque degli ottimi motori, ma avendo molti anni sul groppone possono divenire inaffidabili per cedimento di pompe meccaniche benzina, pompe carburante ecc..
Guardando la carena sembra essere a V profondo con un buon pescaggio e se il centro idrostatico di bilanciamento ed il suo baricentro sono ottimali, dovrebbe essere una carena dalle buone prestazioni.
Appena acquisite notizie ed immagini più complete le pubblicheremo di seguito in questo commento.
Cordiali saluti,
G.V.
Salve AltoMareBlu,
vorrei complimentarmi con chi gestisce il sito per l’esperienza e passione nel raccontare la nautica di scafi veloci.
Ho bisogno di aiuto.
Vorrei sapere delle notizie perché sto per acquistare un motoscafo Gari Raider 29:
– Che sapete su questi motoscafi?
– Dove venivano costruiti?
La barca in questione ha due due motori Mercruiser da 350 cavalli ciascuno a benzina con carburatori.
– Come sono questi motori?
– Di sicuro so che consumano ma hanno delle prestazioni da capogiro? – Il prezzo delle motoscafo e ottimo, ma vorrei sapere comunque che
tipo di carena ha il Gari Raider 29 sport.
– I motori anche se hanno degli anni sono affidabili?
Egregio Comandante Mamone,
una delle lacune a cui mi riferivo ad allora era la mancanza della legge 14 agosto 1974, n. 359 che estese il limite delle acque territoriali italiane da sei a dodici miglia e successivamente dalla Convenzione di Montego Bay.
Nello specifico delle restituzioni mi riferivo al fatto che la determinazione del punto nave, dove erano avvenuti i fatti, era motivo di contenzioso accanito con i legali della parte avversa.
Della nave “rostrata” non ricordo il nome e nemmeno l’anno del sequestro. Tuttavia, dovrei ritrovare le copie degli atti giudiziari custodite da mio padre, nel frattempo deceduto nel maggio 2012. Di sicuro ricordo il nome del Comandante della Sezione Operativa Navale dell’epoca, oggi Generale di Divisione.
Concludo chiedendole scusa per l’imprecisione del mio intervento ,
fatto in piena notte. Era mia intenzione crearle uno spunto per un suo autorevole intervento.
La saluto con stima accennandole a quella nave che in alto mare aveva uno membro dell’equipaggio che in navigazione ridipingeva il nome a poppa…
Gentile Signor Vito,
non sarei del tutto d’accordo che nel periodo di cui trattiamo ci fossero lacune normative. Ad oggi le principali restrizioni probatorie e/o conservative non risultano mutate.
Le restituzioni dei mezzi avvengono ancora, come avvenivano, ai sensi dell’articolo 240 del Codice Penale (appartenenza a persona estranea al reato), ma in ogni caso sotto la mia gestione in Napoli (1975-1981), siccome vi erano individui nullatenenti (comprese donne anziane) che, fungendo da prestanome, si intestavano decine di motoscafi “blu”, sono riuscito come contromossa a far applicare dalla Magistratura e dalla Dogana l’articolo 337 del Regolamento Doganale numero 65 del 1896 (tuttora in vigore) che prevede la distruzione dei mezzi di speciale fattura per commettere il contrabbando i quali non appaiano riducibili in modo da non prestarsi ulteriormente alla frode.
L’episodio della nave che Lei cita non mi sembra avvenuto nel contingente periodo di mia permanenza a Napoli e, pertanto, sono spiacente di non poterlo commentare.
Cordiali saluti.
Nel salutare il Colonello Mamone, tengo a ricordare che nei periodi indicati, la legislatura in materia era un po’ carente e non di rado sequestri conseguiti con sudore e in periodo invernale con condimeteo pessime si concludessero con la restituzione dei mezzi e del carico.
…Il Colonnello potrebbe scrivere qualcosa di quella nave che si era circondata tutt’intorno di tubi “innocenti” come un porcospino per evitare l’abbordaggio.
Saluti a tutti
Gentilissimo Colonnello Luigi Mamone,
coglie perfettamente nel segno quello che intendo rendere pubblico su AltoMareBlu in riferimento a quella situazione assolutamente sconcia di “indifferenza” delle Autorità locali di fronte al “grande problema” che Lei trovò a Napoli, quando si insediò nel gennaio 1975 presso il “Comando della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Capo Miseno – Caserma ex Comsubin”, alias “Forte Apaches” e Margellina presso i dipendenti “Comandi di Squadriglia” esterna ed interna.
Insomma, una difficilissima guerra che ebbe il coraggio di combattere insieme ai suoi uomini su due fronti!!
Indubbiamente, oltre alla situazione oggettiva locale trovata, sarebbe interessante analizzare le forze dei mezzi navali in mare nel 1975, con immagini delle m/v di cui disponeva la GdF ai suoi ordini, oltre alle caratteristiche tecniche che in larga parte conosciamo ed abbiamo nel nostro “Archivio Storico” riservato alla Guardia di Finanza Sezione Navale, che siamo riusciti a mettere insieme con l’aiuto di suoi bravissimi e validi colleghi di diverso ordine e grado che hanno fino ad oggi collaborato con AltoMareBLu in tal senso, di cui certamente avrà letto nelle pagine del blog dedicate.
Inoltre, è importante evidenziare mediante foto e caratteristiche tecniche i mezzi navali usati dai contrabbandieri ed in Vs possesso, in modo da fare un confronto tecnico sulle potenzialità che si contrapponevano da parte della GdF e dei contrabbandieri, evidenziando le grandi difficoltà che eravate costretti ad affrontare, data la grande disparità dei mezzi in mare, date le risorse economiche limitate a Vs disposizione ed i fiumi di danaro illecito che permettevano ai contrabbandieri di avere sempre i mezzi più potenti ed adeguati allo svolgimento dei loro traffici. Tuttavia, la GdF riusciva a riportare notevoli successi, come la storia degli eventi ha dimostrato e per i motivi di cui potrà esprimere.
Con il Suo consenso e sotto Sua guida ed eventuale correzione se necessario, dividerei questa ricostruzione storica in due tempi:
– GdF – Napoli anni ’70: “Guerra al contrabbando”
– GdF – Napoli anni ’70: “La sconfitta del contrabbando”
La contatto in privato come da Lei richiesto per i dettagli. Grazie!
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
AMB
Gentilissimo Signor Giacomo Vitale,
aderendo preliminarmente al Suo specifico invito riassumo come nel 1975, a Napoli, il Comando della Stazione Navale della Guardia di Finanza era a Capo Miseno, nella Caserma ex COMSUBIN (Incursori MM), da molti chiamata “Forte Apaches”; più verso il centro di Bacoli c’era l’Officina navale e a Mergellina i dipendenti comandi di Squadriglia esterna ed interna, con unità e mezzi navali di vario dislocamento ma quasi tutti con velocità e prestazioni inferiori del 50 per cento rispetto a quelli dei motoscafi c.d. “blu”, colore che li rendeva meno visibili di notte perché destinati al contrabbando dalle varie Paranze della provincia e della regione Campania nonché della filiale pugliese risalente alla Sacra Corona Unita, collegata alla Camorra.
Questa la situazione che mi si presentava giungendo a Napoli nel gennaio di quell’anno, sperimentando nei primi mesi di ambientamento come l’impiego spregiudicato quanto illecito dei motoscafi “blu” venisse sostanzialmente ignorato da tutte le Autorità locali rimanendo pesantissimo fardello per i soli Finanzieri, in special modo per quelli di mare.
Nell’ambito di questo innesco di conoscenza proseguirei ad analizzare i fenomeni e gli episodi ulteriormente maturati che potranno essere oggetto di quesiti da rivolgermi anche in relazione alle peculiarità delle unità contrapposte ovvero alle loro evoluzioni. A tal proposito, tramite email mi accingo ad instaurare rapporti diretti con Lei per le connesse esigenze.
Cordiali saluti,
Luigi Mamone.
Gentilissimo Colonnello Luigi Mamone,
AMB è onorata per averla come collaboratore e penso sarebbe molto interessante se ci può raccontare quando negli anni ’70 comandava la stazione di Mergellina a Napoli. Fu certamente un periodo intensissimo di lavoro sia per lei che per gli uomini che dirigeva ed i risultati furono rilevanti.
Sono pagine di storia che generano molto interesse, per tanti motivi legati alla mia terra ed è importante che il cittadino possa capire l’altra faccia dei finanzieri, l’organizzazione, l’addestramento, l’uscire in mare con qualsiasi condizione meteorologica, stare lontano dalle famiglie ecc…
Ed ancora le strategie ecc… Sono sicuro che avrà molto da raccontare e saremo in tantissimi a seguirla…
La ringrazio personalmente ed a nome di tutti i lettori di AMB che spesso mi chiedono di raccontarci episodi particolari legati al contrabbando, specialmente degli inseguimenti in mare e dei fermi barche…
Grazie!
Cordiali saluti
Giacomo Vitale
Gentilissimo Signor Vitale,
in relazione alla Sua cortese proposta di rievocare e commentare le specifiche attività svolte dai Finanzieri sotto la mia guida negli anni ’70 – ’80 – ’90, mi ritenga collaboratore del sito AMB.
Sono quindi disponibile, nell’ambito delle esperienze pregresse, a riferire su peculiari quesiti che mi potranno essere rivolti dagli interessati.
Cordialità.
Gentilissimo Signor Vitale,
in relazione alla Sua cortese proposta di rievocare e commentare le specifiche attività svolte dai Finanzieri sotto la mia guida negli anni ’70, ’80 e ’90, mi ritenga convinto collaboratore del sito AMB.
Sono quindi disponibile, nell’ambito delle mie pregresse esperienze, a riferire su peculiari quesiti che mi potranno essere rivolti dagli interessati.
Cordialità.
Gentilissimo Colonnello Luigi Mamone,
non sa che piacere mi ha fatto nel leggere questo Suo commento ed era da qualche anno che aspettavo di poter comunicare con Lei.
L’ho conosciuta mediante i racconti di suoi colleghi che mi hanno parlato in modo eccezionale della Sua persona e d’altra parte i risultati di assoluto rilievo che con il suo coordinamento e comando hanno raggiunto insieme ai Reparti di cui Lei ne aveva responsabilità parlano da soli e mettono in luce senza se e senza ma, che il Corpo della GdF Sezione Navale ha conseguito grandi traguardi nella lotta al contrabbando ed a tutte le altre forme di reati gravissimi che comprendono il traffico di armi, droga ed ultimamente anche l’orrendo ed indicibile traffico di esseri umani.
Tutto questo Le fa onore e certamente il nostro Stato ha nella sua struttura portante uomini di assoluta capacità e rara intelligenza che meritano tantissimo, non solo per i risultati raggiunti, ma anche per l’alta dedizione nella loro professione esercitata con vera passione ed alta professionalità, riuscendo a formare in modo valido altri uomini del Corpo che hanno avuto la fortuna ed il piacere di essere comandati da un uomo come Lei, avendo anche un validissimo istruttore sul campo e non solo in teoria…
AMB è a sua completa disposizione e saremo onoratissimi di poter pubblicare episodi da Lei vissuti negli anni difficili che meritano essere raccontati, in cui insieme ai suoi Collaboratori, combattevate la “guerra del contrabbando” in un’area caldissima come quella di Napoli, che è la mia zona di appartenenza dove ho vissuto gran parte della mia vita.
Sono certo che durante il Suoi anni di servizio ne avrà vissute tante di storie di inseguimenti di ogni genere e certamente avrà anche conosciuto quelli che erano dall’altra parte. Spesso disperati che non avendo altre possibilità di lavorare, per mantenere le proprie famiglie facevano i manovali dei contrabbandieri. Tra di loro c’erano anche tipi duri, veri criminali che avevano scelto di intraprendere quell’attività illecita per loro scelta volontaria, per condizionamenti o per puro spirito criminale..
Spero che Lei possa raccogliere il mio personale invito e pubblicare su AMB, tutto quello che Lei ritiene opportuno essere raccontato al semplice lettore appassionato del grande elemento e della barche veloci della GdF, anche ad un giovane finanziere di mare che vuole capire come un ufficiale superiore ha affrontato determinate responsabilità di Comando, riferito ai tempi “difficili” del contrabbando anni ’60 – ’70 ed oltre…
Un caro saluto,
Giacomo Vitale
AMB
Gentile Giacomo Vitale,
sono compiaciuto per gli apprezzamenti alla mia persona contenuti in alcuni commenti letti in questo articolo di contenuto storico-tecnico trovato nel vostro curato sito. Augurandomi di leggervi nuovamente su argomenti di comune interesse, invio i miei più cordiali saluti a Lei ed ai miei Collaboratori.
Gentile Giuseppe,
nel ringraziarla per averci contattato, mi spiace comunicarle che non abbiamo notizie in merito a quanto ci chiede del Cantiere Gari ed in particolare del Tobacco 28. Il motivo per il quale dopo che lei ha digitato nel motore di ricerca di AMB il nome del cantiere di cui sopra e della barca identica alla sua, cioè il Tobacco 28, è dovuto probabilmente ad una medesima barca che fu fermata dalla GdF in una operazione di contrasto al contrabbando di sigarette, esposta in un altro articolo pubblicato su AMB e quindi riutilizzato per l’indicizzazione del medesimo a cui lei fa riferimento.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Salve,
navigando su questo sito ho digitato la marca della mia barca “Gari”, in quanto la mia barca è un Grai Tobacco 28, e mi è uscito questo articolo relativo ai contrabbandieri di sigarette e alle barche e alle caratteristiche di queste ultime. Se mi è permesso chiederlo, io vorrei informazioni sul cantiere Gariplast e sugli impieghi delle barche prodotte da questo cantiere.
Cordiali saluti,
Giuseppe Ferreri
Salve Antonio,
comprendo la tua provocazione, ma in linea di principio non accetto che la criminalità organizzata che va combattuta e distrutta con tutte le forze sempre e non deve essere mai considerata positiva, anche se in passato permetteva a tanta gente di vivere… Il fenomeno attecchì a causa delle condizioni di degrado sociale di determinati territori in cui mancava moltissimo il lavoro. Deve essere un impegno preciso dello stato creare lavoro e coltivare la cultura della legalità. Possono essere parole le mie, ma sono la realtà ed il cittadino italiano, oggi più che mai e usando la democrazia, deve coscienziosamente eleggere rappresentanti seri e di provata esperienza, facendo in modo che le istituzioni siano gestite da persone all’altezza dei compiti che devono svolgere.
Grazie per averci scritto.
Un cordiale saluto,
Giacomo Vitale
AMB
Salve a tutti,
che tempi si stava meglio e con il contrabbando vivevano migliaia di famiglie…
Un saluto affettuoso a tutti quelli che hanno navigato sotto la direzione di Mamone, Marzocca e tanti altri, nell’Adriatico come nel tirreno e nel Canale di Sicilia, accomunati da un’unica passione per il mare e animati da un senso del dovere sopra le righe.
Un suggerimento: provate a contattare l’ing. Fabio Buzzi, tiotlare della F.B. Design, per farvi raccontare tra aneddoti e tecnologia applicata agli scafi veloci, l’evoluzione della flotta veloce del Servizio Navale della GDF, dai DRAGO ad oggi.
Icaro
Gentile Vito,
ti ringraziamo per quanto ci riferisci circa l’onoratissima carriera del Capitano Luigi Mamone e chiunque lo ha conosciuto ed avuto l’onore ed il piacere di essere in servizio con questa speciale persona, può lasciare qui su AMB la sua testimonianza. Saremo onorati di poter parlare ancora di una persona speciale.
G.Vitale
Salve a tutti,
concordo con voi circa il termine eccezionale per questo ufficiale che tra le tante imprese, ha avuto anche l’arguzia di brevettare il sistema della linguetta rientrante delle lattine per bibita.
Mio padre ha avuto l’onore di essere alle sue dipendenze negli anni d’oro del contrabbando sul fronte Tirrenico. Ancora oggi a 74 anni ne parla con profonda ammirazione.
Gentilissimo Pino,
prima di tutto ti ringraziamo per questa fantastica segnalazione circa il Capitano Luigi Mamone, ma non credere di cavartela così a “buon mercato”, perché vogliamo sapere proprio tutto di quello che ci anticipi nelle tue poche righe, in forma estremamente sintetica. E’ ovvio che vogliamo parlare e documentare tutta l’attività svolta da questo eccezionale ufficiale della GdiF. Perché non ci metti in contatto diretto con lui? Personaggi così importanti per la loro dedizione alla missione delicatissima che hanno segnato la loro vita e quella del Corpo della GdiF meritano assolutamente essere ricordati per tutta una serie di cose che si possono capire, soprattutto perché possano essere presi ad esempio dai futuri finazieri che hanno intrapreso la carriera nella sezione Operativa Navale del Corpo.
Restiamo in attesa di un tuo gentile riscontro.
Un caro saluto,
Giacomo Vitale
Qualcuno di voi ricorda o ha conosciuto Luigi Mamone, il pirata della GdF che negli anni settanta catturò più di 650 motoscafi e circa 60 navi, sequestrando centinaia di migliaia di tonnellate di bionde? Era capitano a quei tempi e comandava la stazione di Mergellina. Forte, onesto e pieno di coraggio quel ragazzo.
Si occupò delle prove e degli acquisti anche dei bestioni più veloci del Mediterraneo, come la classe 5000 e ovviamente il Levriero da 70 nodi. Nei primi anni ’90 comandava la centrale operativa del Comando Generale (Piave).
Caro Massimo,
siamo onorati per averci consentito di pubblicare le immagini, le foto e gli articoli sulla Guardia di Finanza inerenti alla sezione di mare, che sono stati pubblicati su Altomareblu, per far capire quanto difficili sono stai quegli anni in cui lottavate con grande passione contro un fenomeno che si è andato man mano incattivendo e degenerando, passando dalle bionde, alle armi, fino ad arrivare la traffico orribile di esseri umani… dando il meglio di voi stessi, con grande sacrificio ed attaccamento al lavoro…
Non aggiungo altro…
Grazie!
Giacomo Vitale
Grazie per aver messo nero su bianco tutto cio’ che abbiamo vissuto in quei momenti.
Un onore aver fatto parte di una grande squadra!!!
Massimo
Caro Peppino,
parlare con te che hai un’esperienza al timone di tutte le unità con varie soluzioni tecniche che hai citato mi fa veramente piacere e condivido totalmente quello che dici. Sappiamo bene che le prima barche con trasmissini step drive ed eliche di superficie erano velocissime per i loro tempi, anni 70′, purtroppo in virata e nelle manovre erano difficoltose da gestire e se non c’era la bravura del timoniere…
Le soluzioni evolutive proposte da Buzzi sono certamente validissime e proprio pochi giorni fa ho provato un Cigala & Bertinetti da 42′ circa, con trasmissioni step drive Trimax e devo dire che navigava molto bene, anche se in manovra presenta qualche difficoltà, specialmente in retromarcia, ma con un po’ di esperienza si riesce a governare discretamente. Se c’è vento laterale e non hai esperienza nelle manovre, diventa comunque difficoltoso gestire una barca di queste dimensioni che, con una spinta limitata delle eliche in manovra, diventa come una bandiera al vento…
Circa le trasmissioni Arneson sono certamente valide ed a questo proposito, anni fa vidi sul web una foto di una poppa di una barca, da competizione immagino, che aveva due gruppi poppieri Arneson, con i timoni semi intubati, tipo quelli che istallò anche sui Drago della GdiF per risolvere i problemi di manovrabilità in retromarcia.. Appena vidi quella foto, battezzai quella trasmissione come una Arneson – Levi e si deduce che anche l’Arneson ha qualche problema di manovrabilità, ma ancora oggi sarei curiosissimo di provare quella barca..
Circa la conclusione di quello che sostieni sull’efficienza dei gruppi poppieri bravo one ecc.. sono d’accordo con te e le eliche sono insuperabili per il rapporto potenza applicata e velocità prodotta sulle imbarcazioni di minore stazza.
Non ho esperienze dirette di grandi catamarani, ma è indubbio che senza idrogetto, le velocità e la manovrabilità che sono in grado di raggiungere, con le eliche sarebbero certamente non ottenibili.
Grazie per averci scritto.
Salutissimi,
Giacomo Vitale
Le carene LEVI unitamente ai gruppi poppieri LDU sono state da me impiegate lungamente, nel senso che ho condotto barche progettata dall’Ing. Levi.
Bene benissimo. Le tecniche e le tecnologie pero’ sono andate avanti. Certamente è vero che le prestazioni, riferite all’epoca della progettazione di tali soluzioni erano eccellenti. Oggi pero’ la manovrabilità di un LDU è stata largamente suparata cosi’ come anche le carene. Cosa ne pensa lei Sig. Vitale delle carene sviluppate da un altro appassionato di mare e barche come lei di nome BUZZI e dele trasmissoni TRIMAX… e gli ARNESON???
Anche se la manovrabilità di un gruppo poppiero bravo one è ad oggi insuperabile se non col l’impiego dei gruppi ad idrogetto, ma qui abbandoniamo le eliche che a mio parere restano insuperabili per rapporto potenza applicata velocità prodotta ,sulle imbarcazioni di minore stazza (e dislocamento)… sui grandi catamarani è altra storia, senza idrogetto quelle velocità e manovrabilità che si riescono ad ottenenre oggi sono difficili da garantire con le eliche.
Mi piacerebbe conoscere la sua opinione.
Saluti,
Peppino
Gentile Pietro,
come detto precedentemente, ti ho fornito informazioni generiche che costituiscono un buon punto di partenza per valutare i criteri con cui scegliere una barca da acquistare e ti ringraziamo per la manifesta fiducia.
Per i gommoni di cui mi chiedi informazioni, purtroppo non posso dirti nulla, poiché per mia scelta mi interesso principalmente di “Carene Levi” che considero vere ed irripetibili opere d’arte in lamellare di legno. Mi piacciono anche altre barche in compensato marino degli anni 60′, 70′ ed oltre.
La mia smisurata passione per questo tipo di unità ed a giusta ragione, mi fanno letteralmente non guardare le barche di oggi, tranne il Mochi Craft Dolphin 44, ispirata alle aragostiere americane, sogno per me irraggiungibile…
Ma questa è un’altra cosa.
Quando hai domande da porci, inoltracele sempre, siamo sempre disponibili a risponderti dove possibile.
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Gentilissimo sig Giacomo Vitale,
ti ringrazio delle informazioni che mi hai dato sugli scafi Gari. Il mio punto di riferimento prima di acquistare un mezzo nautico e Altomareblu!!
Che notizie hai sui Gommoni prodotti a Napoli di marca DOVIBOAT?
Pietro
Gentile Pietro,
nel ringraziarti per la fiducia ed il quesito richiesto, mi dispiace comunicarti che non ho avuto mai l’opportunità di provare i due modelli Gari Action che citi e su cui hai riposto la tua attenzione per sceglierne uno da acquistare.
Da una ricerca fatta sul web, ho avuto modo di osservare il disegno della carena che a lume di naso sembrerebbe interessante, visto anche l’angolo di diedro allo specchio di poppa dovrebbe essere minimo di una ventina di gradi, quindi, con una buona spinta di due motori questa barca se ben progettata come carena, che sembra avere una angolo di diedro abbastanza costante passata la quarta ordinata di calcolo e non essendovi un divario eccessivo tra angolo di diedro delle prime tre ordinate di calcolo e quello dello specchio di poppa, sempre in linea teorica e salvo prova in mare, questa unità potrebbe navigare bene anche con mare formato.
Scegli sempre la doppia motorizzazione perché offre i migliori risultati in termini di prestazioni, manovrabilità e sicurezza.
Scusami tanto, per la risposta assolutamente generica, purtroppo come detto, non ho mai provato questa barca in mare e le considerazioni statiche sono una cosa, mentre quelle dinamiche tengono ben presente, il bilanciamento dell’unità, la distribuzione dei pesi, la tenuta con mare formato ecc…
Cordiali saluti,
Giacomo Vitale
Salve sig. Giacomo Vitale,
sono un giovane amante degli scafi da corsa e vorrei un piccolo aiuto, gentilmente come sempre è ben informato sulla nautica. Sono in trattativa per l’acquisto tra due scafi della stessa marca, ma due modelli diversi. Vorrei sapere i loro anni di produzione, prezzi e se sono degli ottimi scafi per correre.
Gli scafi in questione sono un GARI 25 ACTION con un motore Mercruiser entro fuoribordo, l’altro e un GARI 29 raider con due motori entro fuoribordo. Signor Vitale, lei che è molto disponibile, mi può dare le indicazioni sopra elencate?
Cordiali saluti!!
Pietro
Ho letto questo articolo per caso, dopo aver sfogliato le foto, ovviamente in rigoroso “bianco e nero”, di mio padre, sottufficiale della G.d.F. di mare, purtroppo venuto a mancare da qualche anno.
Ovviamente l’emozione che ho provato nel leggere questi momenti di vita vissuti è indescrivibile, considerando che quanto descritto mi riporta ai racconti di mio padre e dei suoi tanti inseguimenti in mare, considerato che è stato imbarcato sulle unita navali della G.d.F. dell’allora 10^ Legione Napoli, nel periodo che va dalla fine degli anni settanta e fino ai primi anni novanta.
Il racconto è curato nei minimi particolari, cosa che mi ha soddisfatto in pieno poiché mio padre, da rigoroso militare, considerava tutto ciò molto riservato e quindi di vietata divulgazione. Io sono invece un sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri e, a mio padre, a voi tutti suoi colleghi e a quanti come voi hanno rischiato la vita in mare per una giusta causa, voglio esprimere la mia massima gratitudine per i valori che siete riusciti a trasmettere e che ancora trasmettere alle generazioni future.
Sarei molto contento di sapere se qualcuno di voi ha fatto servizio con mio padre (Cozzolino Nicola) e raccontarmi qualche altra esperienza in mare.
Giulio
Carissimi colleghi,
sono un po’ troppo piccolo per poter capire cosa sia stato il periodo del contrabbando in Puglia, ma sono assolutamente convinto che quanto avete fatto, è stato il massimo che si potesse anche solo immaginare! Siete stati grandi e anche se cercano di “chiuderci”… Quello che è successo in Adriatico resterà per sempre!
Saluti.
Simone
Egregi colleghi,
leggendo il tutto, ho cercato d’immaginare ma non ci sono riuscito. La verità è che v’invidio di cio’ che avete vissuto e nonostante quello che sta passando il navale, tutto questo nessuno potrà mai portarlo via.
Buon vento! Un pinguino.
Peppino sono Bonnie,
bellissima descrizione di quanto abbiamo vissuto in prima persona. Penso sarà difficilissimo che i colleghi che non hanno operato nel contesto da te descritto possano anche solamente immaginare ciò che provavamo durante quelle notti in mare.
Ogni inseguimento era un esperienza unica, l’adrenalina che saliva a mille, l’equipaggio che agiva all’unisono con noi Comandanti. E quanto era bella la sintonia a bordo, l’affiatamento, non c’era neanche bisogno di parlare o di ordinare ciò che dovevano fare.
Sicuramente sarà qualcosa che nessuno di Noi, che abbiamo avuto l’onore di combattere in Puglia, potrà dimenticare.
Bonnie.
Carissimo Signor Comandante,
come posso non lasciare un pensiero. Quante volte mi sono chiesto cosa pensasse un Comandante sotto inseguimento… non ho mai fatto questa domanda un po’ per correttezza, un po’ per educazione, un po’ per imbarazzo… sarebbe stato come chiedere una tattica di gioco, una tecnica personale imparata con l’ esperienza, la bravura, …il manico!
Fin dal primo inseguimento ho ammirato quella Persona che con unica freddezza muoveva le mani tra le manette e la ruota del timone. Sapevo bene cosa provavo quando sentivo dire la parola: “ ILLUMINA” ! Certe volte mi andava l’ occhio sul viso, del Comandante…il Suo sguardo che girava a trecentosessanta gradi, le Sue espressioni, i suoi movimenti, le sue decisioni di fare determinate azioni, scegliendo fra tante opzioni, in una frazione di tempo piccolissima!
Sapendo bene che aveva la responsabilita’ del proprio equipaggio, del mezzo dell’ Amministrazione, dei contrabbandieri al suo lato, della vedetta amica dal lato opposto, mentre tutt’ intorno il buio totale, il mare, il fragore dei motori, facevano da teatro… Quante volte mi sono chiesto come facevano ad essere cosi’ freddi e allo stesso tempo, saper insegnarti la lealta’, la professionalita’, ad infonderti sicurezza, a fare capire con pochi gesti cio’ che qualcun altro impiegherebbe… molto piu’ tempo…
Ecco perche’ io continuo a chiamarLi Comandanti, anche se abbiamo mangiato insieme, dormito insieme, sofferto insieme, riso insieme, gioito insieme.
Gentilissimi lettori ecco perche’ continuero’ a chiamare Peppino… Signor Comandante… semplicemente perche’ ho avuto l’onore di essere il Suo motorista!
Con affetto,
Maurizio
Egregio Comandante,
il suo intervento è motivo di orgoglio per me. La ringrazio vivamente per l’apprezzamento espresso. Sono lieto di apprendere di essere riuscito a trasmettere, un po’ delle emozioni vissute durante gli inseguimenti agli scafi contrabbandieri.
Condivido l’auspicio da lei formulato a che possa affermarsi sempre piu’ una coscienza marinara che permetta una visione del mare che vada oltre l’aspetto economico o turistico e in particolare, una coscienza marinara nei confronti del mare nostro, il mediterraneo, che faccia si che torni ad essere quella culla di cività che tanti popoli unisce.
Peppino
Carissimo Peppino,
il tuo avvincente racconto mi ha riportato indietro negli anni…
Ricordo, che durante i normali pattugliamenti in mare con l’unità di cui ero al comando, a volte incontravo qualche vostra unità e dopo lo scambio dei rituali saluti, il vostro mezzo si allontanava da noi accelerando ed è il caso di dirlo… mi lasciava letteralmente “al palo”.
I miei ragazzi a bordo cominciavano allora a chiedermi di accelerare ma, a nulla serviva premere sulle manette….
Poi la domanda che mi veniva rivolta era sempre la stessa: perché anche noi non avevamo delle unità così veloci?
Anche la mia spiegazione “ufficiale” era sempre la stessa… noi avevamo altri compiti, non dovevamo inseguire contrabbandieri. Infatti, se li incontravamo per mare, noi non potevamo fare altro che comunicare via radio la loro posizione, rotta e velocità… al massimo potevamo seguirli sino a che non scomparivano all’orizzonte.
Oggi posso ammetterlo, quella Vostra superiorità per me era disarmante, il non poter competere tecnicamente era deludente…
Per questo comprendo benissimo cosa abbia significato dover operare con mezzi inferiori agli scafi che inseguivate. Eppure, applicando la “cinematica navale”, supplivate ottimamente alle deficienze tecniche ed a quanto mi risulta, conseguivate ugualmente brillanti risultati.
Trovo veramente magistrale il sintetico racconto della tecnica relativa all’ inseguimento… così scarno ed efficace, s’intuisce l’adrenalina alle stelle… una sostanza che non mancava mai in situazioni di emergenza fisica ed emotiva.
E’ un vero piacere leggere di questi articoli e le immagini inserite a corredo, rendono efficacemente l’idea di cosa significhi quel tipo di attività in mare.
Senza una “vera” passione, non sarebbe stato possibile superare tutte le difficoltà e sopportare tutti i sacrifici che l’anomalia del tipo di lavoro comportavano e forse comportano tutt’ora.
Credo di poterlo affermare tranquillamente, appartenendo anagraficamente, ad un periodo in cui non esistevano “straordinari” o “recuperi”.
Mi auguro vivamente che questi articoli servano a creare in chi legge, una reale conoscenza del “silente” lavoro da voi svolto e che si possa alla lunga, creare una “coscienza” marinara anche in coloro che considerano il mare, come un elemento da utilizzare d’estate per la semplice balneazione.
Tito